Al PALLIDI LE STANZE DEL POTERE di Guido Ceronetti

Al PALLIDI LE STANZE DEL POTERE Al PALLIDI LE STANZE DEL POTERE E, una sfortuna, avere una capitale dove il caldo umido ebbe sempre un ruolo nel renderla viziosa, o nell'esprimerne la viziosità: è a Roma, d'estate, che si gusta di più il piacere di un'identità e di una natura nordica, che con quella città incontrollata rifiutano di confondersi, non riconoscendole che un primato di finzione, occasionale è per niente imperituro. Meglio esserne vittime, con qualsiasi temperatura, che incensarne i busti. Nell'afa romana (anche questa profondamente cambiata: non ci sono più le paludi e gli insetti, ci sono i miasmi e le violenze del traffico, l'aggressione selvaggia dei decibel, la canicola è tecnologica) ci si rende conto che è insensato il pretendere qualcosa di ragionevole, di giusto, di possibile dentro a quel sortilegio maligno. La frontiera meteorologica - così profonda e spirituale da contrassegnare qualunque mese dell'anno - obbliga le illusioni a tornare indietro, come il misterioso segnale angelico che vietò agli apostoli di penetrare da evangelizzatori in Cilicia. Spiegazione non morale <\e\\'artibm honestis milita in /irbe locns («a Roma non c'è posto per un mestiere onesto») di Giovenale. Di freddo e caldo come fattori di abissi inconfutabili tra Nord e Sud, Pierre Mac Orlan dava una definizione eccellente: «Un uomo sotto la neve conserva ancora una dignità umana, mentre sotto il sole è già putrefazione». E' significativo che dove «fa caldo», diciamo genericamente in tutti i paesi con balcone sul Mediterraneo, sia bassissima, anche oggi, con tutta l'infelicità da sviluppo industriale e da prevalenza del brutto, la frequenza dei suicidi. Non è un segno di minore infelicità, ma di minore lucidità nel senso della vita, di morale individuale torpida o assente. L'essenziale paura di morire (leti metus) tocca meno i popoli del Nord e li rende più atti alla guerra (Lucano, Bellum civile, 1,458). Gli scrittori fiutarono sempre nel sole qualcosa di perfido. 1 più bei paesaggi di tragico sotto il sole della nostra poesia, li ha messi Verga nel capitolo IV della prima parte del Gesualdo, sono Guido Ceronetti CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA La Cassazione: cont

Persone citate: Lucano, Pierre Mac Orlan, Verga

Luoghi citati: Roma