Cella d'isolamento per il transessuale di Lodovico Poletto

Imbarazzo a Ivrea per un detenuto che ha cambiato sesso, non si sa dove metterlo Imbarazzo a Ivrea per un detenuto che ha cambiato sesso, non si sa dove metterlo Cella desolamento per il transessuale ferry è donna, ma la burocrazia: resta un uomo La burocrazia penitenziaria è cieca. Quei capelli lunghi e biondi, quelle unghie curate e laccate di rosso, quel corpo da donna non contano. All'ufficio matricola del carcere di Ivrea il suo nome risulta sempre lo stesso: Cocciolo Vincenzo, classe 1945. Nonostante l'operazione che gli ha permesso di cambiare sesso, continua ad essere registrato con i dati anagrafici di vent'anni fa quando, alla fine degli Anni 70 venne trasferito in Canavese dopo una rocambolesca evasione da Lecce. Per il carcere di Ivrea Terry Cocciolo, come già anni prima dell'intervento chirurgico Vincenzo si faceva chiamare, non esiste. Prima che lo stato anagrafico del detenuto possa essere cambiato deve arrivare un documento ufficiale di modifica: e occorre almeno un anno. Da tre mesi ormai Terry-Vincenzo, da quando l'hanno dimessa dall'ospedale Mauriziano di Torino, è costretta a vivere in una cella d'isolamento della casa circondariale eporediese. Ufficialmente è un uomo con trascorsi da malvivente e due condanne, una a 14 anni per sequestro di persona e violenza carnale, un'altra a 6 per tentato omicidio. Ma lasciare Terry in cella con gli altri detenuti maschi non è opportuno. E non può nemmeno essere trasferita in un carcere dove c'è la sezione femminile: sulle carte c'è scritto Vincenzo. L'unica soluzione possibile, dunque, è l'isolamento. Per quanto ancora non si sa: Terry Cocciolo deve scontare 4 anni di reclusione. Il suo legale, l'avvocato Patrizia Mussano, dice che è soltanto questione di tempo. «C'è un iter tecnico da rispettare - spiega -. Abbiamo già avviato tutte le procedure; se abbiamo fortuna la situazione si sbloccherà tra breve. Quando sarà donna anche sui documenti potrà, finalmente, tornare in una cella normale». Fino ad allora, però, il suo destino è segnato: in qualunque carcere il ministero di Grazia e Giustizia vorrà spostarla, la sua casa sarà una stanzetta di tre per due, lontano dagli uomini e dalle donne. «Lei, comunque, non fa storie racconta l'avvocato Mussano -; le basta aver raggiunto il suo scopo: essersi fatta operare». La vita in una cella d'isolamento non la preoccupa. Fino a gennaio, almeno, aveva un'occupazione: era il sarto del carcere. Poi il giudice di sorveglianza di Ivrea, Fabio Lambertucci, gli ha concesso il permesso per la seconda l'operazione, la ricostruzione dell'apparato genitale femminile. Quel mese di ricovero nel reparto detenuti del Mauriziano gli ha fatto perdere il lavoro. «Adesso legge, scrive lettere, pensa al suo futuro», spiega il legale. E aggiunge: «Non si sente discriminata; vorrebbe solo aver più rapporti sociali con gli altri reclusi». Aveva solo 24 anni, quando rapì e seviziò, in una vecchia soffitta di piazza Vittorio a Torino, una ragazza appena diciottenne. I suoi modi bruschi, la sua virilità erano, però, già minati. In quella soffitta, dopo il suo arresto, gli agenti trovarano anche un baule pieno di riviste pornografiche e di biancheria femminile. Pensarano: «L'atrezzatura di un deviato; di uno squilibrato». Il carcere, le fughe mai riuscite lo hanno trasformato. «Voglio diventare donna; adesso mi sento pronto», ha detto un giorno ad Enzo Testa, direttore del carcere di Ivrea. Lui ne ha parlato con i giudici che l'hanno accontetato. Con l'operazione ha vinto la sua prima battaglia. Adesso sta combattendo quella più difficile: essere trattata come si sente da anni. Come una donna. Lodovico Poletto Il carcere di Ivrea, dove è rinchiusa Terry-Vincenzo Cocciolo, in una foto prima dell'operazione, quando fu arrestata per violenza carnale

Persone citate: Cocciolo Vincenzo, Enzo Testa, Fabio Lambertucci, Patrizia Mussano, Terry Cocciolo, Vincenzo Cocciolo

Luoghi citati: Ivrea, Lecce, Torino