Il «grande condominio» tra polemiche e manette di Gianni Bisio

r 11 ^^Sj.^x Il «grande condominio» tra polemiche e manette UN'AZIENDA NELLA BUFERA PER l'Istituto autonomo case popolari, oggi Agenzia territoriale per la casa, tensioni e bufere sono la normalità da sempre. Con 34 mila alloggi, in parte di proprietà e in parte amministrati, ha un deficit che nel '93, all'arrivo del commissario Paolo Corradini, aveva già raggiunto i 526 miliardi, di cui oltre 60 per morosità. Allora solo il mancato pagamento delle rate in scadenza per i mutui comportava un onere di 100 milioni al giorno, tre miliardi al mese. Un anno fa un lungo documento firmato da Corradini e dai tre subcommissari (Pennarola, Dentamaro e Massara) denunciava alla Regione che l'Istituto era vicino al fallimento. Parlava di «gravi carenze» nella gestione manutentiva, nei rapporti con l'inquilinato, nell'organizzazione del personale, nelle spese per le consulenze. La magistratura peraltro è stata più volte inondata di denunce più o meno anonime - sui misfatti del palazzo di cristallo di corso Dante 14. La prima indagine della Procura della Repubblica risale al 1985. Un'inchiesta sulle manutenzioni allegre portò ad una raffica di mandati di cattura tra gli addetti al servizio tecnico tanto che per il funzionamento dell'Istituto il Comune dovette distaccare alcuni geometri. L'indagine si trascinò a lungo e finì parzialmente in una bolla di sapone per scadenza dei termini. Ma proprio in questi giorni sono state aperte all'interno dell'Isti¬ tuto alcune inchieste amministrative su dipendenti che allora vennero sospesi per aver confessato rapporti privilegiati con alcune imprese e poi riammessi nei medesimi servizi. Allora vennero arrostati anche il presidente, Carlo Bosco, socialista (poi assolto), e il vicepresidente, Carlo Costanzo, comunista poi espulso dal partito, deceduto lo scorso anno dopo aver imboccato la via della droga. Dopo la prima inchiesta lo lacp venne commissariato dalla Regione ed ebbe un breve periodo di rilancio con la gestione di Flavio Rosso, di area de, che durò 18 mesi e fu caratterizzata da un primo tentativo di recupero delle morosità e dalla razionalizzazione delle manutenzioni. A Flavio Rosso seguì, nell'88, prima come commissario straordinario e poi come presidente, il democristiano avvocato Mario Fiminani. Alla vicepresidenza andò Domenico Russo. Ma la situazione dell'Istituto non cambiò. Anzi ci fu un peggioramento dei conti e un ritorno dei vecchi sistemi con le imprese. Presidente e vicepresidente finirono in carcere nel '93 per un appalto di case a Pianezza, Pinerolo e Rivoli. Al loro posto, nel gennaio '93, arrivò l'architetto Paolo Corradini con il compito di risanare l'Iacp. Di recente è iniziata una ristrutturazione all'interno del settore tecnico che ha provocato molti malumori. Gianni Bisio

Luoghi citati: Pianezza, Pinerolo, Rivoli