Cade anche la testa di BaggioDue
Contro la Nigeria il et esclude Casiraghi e Apolloni, schiera Massaro, Donadoni e Mussi Contro la Nigeria il et esclude Casiraghi e Apolloni, schiera Massaro, Donadoni e Mussi Cade anche la testa di BaggioDue Sacchi spiega, ma Dino non ci sta BOSTON DAL NOSTRO INVIATO Tutti in bianco, e Mussi in squadra. Non siamo allo stupore che suscitò in Scopigno il Niccolai via satellite delle notti messicane, ma quasi. L'Arrigo marcia verso la Nigeria con il cuore in tumulto. Da oggi, ogni partita può essere l'ultima. Il dopo diventa un concetto vago, sfuggevole, dolciastro. Si cambia ancora. Escono Apolloni, Dino Baggio, Casiraghi. Entrano Mussi, Donadoni e Massaro. Ventotto gare, ventotto formazioni. Ale. Nulla viene lasciato al caso. Nemmeno i pantaloncini: bianchi anch'essi, e non azzurri, come all'esordio, con l'Eire. A parole, non ci sono dubbi. In realtà, ce ne sono sin troppi. Sacchi si barcamena. Non si fida più. Li ha confessati uno per uno, ma teme che qualcuno che non ha recuperato gli abbia bisbigliato il contrario. Cominciamo dal Dino Baggio punito: «Sta benino ma non bene. Non posso, e non voglio rischiare. L'ho già fatto una volta, con il Messico. Un altro poco, e si stirava. Viene in panchina: se serve, entrerà; se non serve, meglio». RijkaarDino non ha gradito. Era furibondo: non sto né benino né bene, sto benissimo, sibilava. Epilogo negli spogliatoi: confronto, tiratina d'orecchie, spiegazione, sottomissione. La difesa, adesso: «Mussi a destra, Costacurta vice Baresi, Maldini al suo fianco, Benarrivo a sinistra. Nel costruirla, ho fatto questo ragionamento: io, la partita, voglio giocarmela. A testa alta. Senza sotterfugi. Non discuto il valore della Nigeria, ma resto della mia idea: se giochiamo bene, vinciamo; se giochiamo male, perdiamo». Perché Mussi: «Mi aspetto che "vada" senza palla. Che si alterni con Berti. Che mi tenga d'occhio Amunike, uno dei più pericolosi. Gli chiedo dinamismo, per questo l'ho preferito a Tassotti, più esperto ma anche più statico». Bontà sua, l'Arrigo ammette che Mussi ha un solo problema: qualche volta, se la fa sotto. Mitico. Perché Maldini centrale: «Apolloni ha rispettato le consegne, ma voglio più qualità, più agilità. E voglio, soprattutto, che il gioco sgorghi (anche) dal cuore della difesa». Perché Donadoni: «Col Messico, quando entrò, non mi con¬ vinse. Ora, invece, trovo che sia fra i più tonici. Giocherà al centro, dove preferisce, spalla a spalla con Albertini. Se mi fa le cose con semplicità, se non si avventura in dribbling presuntuosi, potrà essermi di un'utilità estrema. I nigeriani non pressano, i suoi inserimenti potrebbero diventare letali». Perché Massaro: «Semplice, è più brillante di Casiraghi. Mi aspetto molto dai suoi cambi di posizione, dai suoi incroci con Roberto Baggio». L'Arrigo non raccoglie il «mafioso» buttato lì dai nigeriani: che fantasia, non saranno i primi, e tanto meno gli ultimi. In compenso, vellica il contropiede. Una volta lo detestava, adesso lo corteggia: purché sia breve, purché sia «alto». Spiega come Berti e Signori l'abbiano tranquillizzato sulla tenuta, e come anche Roberto Baggio sia stato arruolato in quanto «abile». Lo spiega però in maniera sibillina: «Se il problema è solo psicologico, si sblocca. Se viceversa è anche fisico, allora l'affare s'ingrossa». Troppi se, non le pare? «Sono ventidue anni che faccio l'allenatore e devo ancora trovare un giocatore che alla vigilia di una partita si chiami fuori per un acciacco. Stanno tutti bene, prima». Per l'ultima volta, il Codino non si tocca: e se ci sarà da battere un rigore, lo batterà lui, specialista sommo. Strano, fa uno: coloro che non recuperano (Berti, Casiraghi, Signori, i due Baggio) giocano tutti in «certe» squadre. Troppo intelligente, il vate, per rispondere a un'allusione così sciocchina, come se Inter, Lazio e Juve ne avessero abusato. Sacchi non ha che un chiodo fisso, la Nigeria. «Non ho pensato a nessun dopo. Innanzitutto, spero che ci sia. Dopodiché, posso immaginarmelo. Soprattutto se va male. Mi scorticherete, fa parte del gioco. Vorrei tanto fare felici gli italiani e il presidente federale. Se lo meritano». Non bada ai proclami che rimbalzano dall'accampamento nemico. Prima della Norvegia, recitò i brani più bellicosi di un'intervista del et Olsen, così come ad Atene, prima di Milan-Barcellona, Capello aveva idealmente inondato lo spogliatoio di volantini riproducenti le spocchiose esternazioni di Cruyff. «Voglio sperare che i miei non abbiano bisogno di additivi psicologici di bassa lega». Il Mondiale lo diverte. La Nazionale, non ancora. Gli arbitri, precisa, danno una mano a chi attacca. Ma l'Italia, 2 gol in 3 partite, è il fanalino di coda. Zero gol Roberto Baggio, e zero pure Signori. Se non ora, quando? Roberto Beccantini Ultima lezione del et prima di affrontare la Nigeria: solo Donadoni e Casiraghi (primo e terzo da sinistra) fissano Sacchi; Mussi Marchegiani Evani, Baggio I Apolloni e Albertini hanno la testa altrove oppure si preoccupano degli africani da affrontare oggi a Boston? [pubuifoto]
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