Un bossolo inchioda Pacciani

Firenze, la cartuccia fu trovata nel giardino del presunto mostro Firenze, la cartuccia fu trovata nel giardino del presunto mostro Un bossolo inchioda Pacciani L'esperto: «E' dell'arma del delitto» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO L'unica certezza è che non ci sono cortezze, in questo processo a Pietro Pacciani, mostro presunto di Firenze. Dai dati emersi dall'inchiesta, perlomeno, mancano sicurezze e ieri vin'udienza interminabile è stata dedicata agli esami balistici, i quali esami sono una cosa dannatamente seria perché dal loro esito dipende la valutazione della cartuccia trovata nell'orto di Pacciani, a Mercatale. Davvero è saltata fuori dalla Beretta 22 dell'assassino? 0 è semplicemente una «gemella»? Per ore Pietro Benedetti, perito balistico al banco di prova nazionale di Gardone Val Trompia, ha spiegato che tipo di segni lascino su un bossolo l'estrattore, il percussore e l'espulsore. «Rilievi, depressioni, micro-strie che corrispondono ad impronte digitali». Sui bossoli dei 63 colpi sparati dal maniaco nei suoi 8 duplici omicidi, quelle «impronte» sono nitide perché l'arma, ha chiarito Benedetti, «è stata conservata bene e ha mantenuto fino al 1985 certi segni caratteristici». Occorreva aver la prova che i bossoli fra loro presentassero quelle tali tracce particolari, inoltre che le rigature microscopiche sulla cartuccia fossero a loro volta riconducibili alla Beretta assassina. E naturalmente c'è stata battaglia perché la difesa ben sapeva che se non fosse stato possibile provare che la cartuccia era uscita da «quella» pistola, sarebbe sfumato come neve al sole un indizio sul quale l'accusa poggia molti dei suoi argomenti. E a dare una mano alla difesa è arrivato, da Venezia, il perito Marco Morin, ritenuto fra i più capaci della Penisola. Una volta Morin si è scontrato con il codice penale e con il viver civile, tanto da essere stato condannato a tre anni e quattro mesi, due anni dei quali condonati, ed al risarcimento di 50 milioni per aver depistato le indagini sulla bomba di Peteano, quella che ammazzò tre carabinieri. L'accusa sostenne che il perito aveva sottratto alcuni corpi di reato. Inoltre, Morin era stato indicalo dal giudice Felice Casson come militante di Gladio, quando l'organizzazione era considerata per quello che era e non una consorteria di patrioti gentiluomini come si tende ad accreditare oggi. Il perito Benedetti ha detto la sua, ha parlato della «buona identità» di certi fasci di segni presenti sulla cartuccia e sui bossoli ed ha aggiunto come «non ci siano differenze decisivo, marcate diversità». Ha spiegato com'è possibile l'inceppamento di un'arma, anche se durante le prove, ha lamentato, un incidente di quel tipo non si è mai verificato. L'avvocato Rosario Bevacqua, difensore di Pacciani, ribatteva e tamponava e il presidente della Corte, Enrico Ognibene, si esibiva nel smontaggio e rimontaggio di una Beretta 22. Poi era intervenuto anche il generale Ignazio Spampinato, perito del giudice dolio indagini preliminari: Spampinato è un esperto fra i più apprezzati, benché fra lui e la giustizia ci sia stata qualche, diciamo, incomprensione durante l'inchiesta por l'attentato alla stazione di Bologna. L'udienza, la 25a, si era aperta con l'arrivo di tre medici legali: Rinaldo Cagliosi Cingolar.i, Franco Marini e Francesco Bartoloni Saint Omer. Era toccato a loro esaminare il brandello di carne inviato dall'assassino all'indomani dell'ultimo duplice omicidio al sostituto procuratore Silvio Della Monica. Un francobollo di centimetri 2,8 por 2, dello spessore di 2-3 millimetri e del peso di grammi 1,3. Sì, hanno detto, «è tessuto adiposo e della ghiandola mammaria». Sangue gruppo «A», come quello di Nadine Mauriot. Il mostro ha imbucato la busta a San Piero a Sieve, all'alba successiva al delitto. Sulla busta l'indirizzo era composto da caratteri ritagliati da periodici, per sigillare aveva usato colla Uhu. Insomma non aveva lasciato una traccia utile per risalire a lui. Sì, hanno aggiunto i medici legali, forse è possibile l'esame del Dna. Mentre venivano ascoltati, il professor Bartoloni Saint Omer teneva in mano una scatoletta gialla, dentro i vetrini su cui avevano lavorato i medici. E Pacciani? Attento, silenzioso, l'immancabile stuzzicadenti all'angolo sinistro della bocca. Forse pensava a oggi, quando dovrebbe deporre Heidemarie Margherete Gisela Meyer, la sorella di Horst, che con l'amico Uwe Rusch fu freddata al Galluzzo il 9 settembre 1983. Dovrebbe dire, la ragazza, se il blocco da disegno trovato in casa Pacciani era davvero di suo fratello. Vincenzo lessandoti X Il presidente della Corte Enrico Ognibene mostra una Beretta del tipo di quella usata dal mostro di Firenze

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Gardone Val Trompia, San Piero A Sieve, Venezia