La Francia sotto choc, Suard in manette di Enrico Benedetto

Il manager numero uno delle telecomunicazioni coinvolto in un caso di sovrafatturazioni Il manager numero uno delle telecomunicazioni coinvolto in un caso di sovrafatturazioni La Francia sotto choc, Suard in manette Inchiesta sul capo dell'impero Alcatel PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un ministro - Alain Madellin - lo difende con foga («voglio parlare al giudice, ne dimostrerò l'innocenza»), Alcatcl-Alsthom gli fa quadrato attorno («scandaloso, una vergogna!) accusando la magistratura di grossolani abbagli. Ma per Pierre Suard il colpo è certamente duro. La Francia ammirava in lui il taciturno, combattivo «primo industriale» transalpino. L'«uomo del tgv», capace di trasformare in pochi anni - ne ha 59 - la vecchia Cge facendone il gruppo mondiale n. 1 per la componentistica da telecomunicazioni, dopo aver acquistato, sfoderando grande coraggio e lungimiranza, le attività europee dell'americana Itt. Ma Jean Marie d'Hui, come del resto la sua collega togata Eva Joly giorni fa per Bernard Tapie, non si è fermata di fronte al personaggio-chiave per le ambizioni tecnologiche transalpine, dal nucleare ai cavi, alla grande sfida delle telecomunicazioni. E ieri mattina ha arrestato - un classico «fermo» prorogabile - il pdg, ovvero l'amministratore delegato, di AlcatelAlsthom. E non è andata sul leggero: monsieur Suard è stato interrogato per oltre 10 ore mentre gli investigatori della brigata finanziaria calavano in massa su casa sua per un'attenta perquisizione. A mano a mano che le notizie arrivavano sui monitor delle banche scattavano, intanto, gli ordini di vendita in Borsa. L'Alcatel, una delle aziende guida del mercato subiva l'onta di una perdita secca: -8,3%. Pierre Suard, del resto, è qualcosa di più di un semplice manager di un gruppo complesso. E' un personaggio-simbolo, un simbolo vincente di sfide tra America e Giappone che di rado altri francesi hanno accettato. E così, grazie a Suard, Parigi ha realizzato (e venduto all'estero) il Tgv prima degli altri. Può aspirare a un ruolo decisivo nelle grandi alleanze nelle comunicazioni. L'immagine dell'industria, in¬ somma, del saper fare in silenzio. Quasi l'opposto di Bernard Tapie, gran maestro di relazioni pubbliche e delle costruzioni finanziarie. Eppure, ironia della sorte, l'accusa - se dovesse confermarsi, divenendo «incriminazione» è la stessa che attanaglia Tapie: «abuso di beni sociali». Due gli episodi in causa. Anzitutto i costosi lavori di sicurezza (oltre un miliardo complessivo) per rendere «inespugnabile» casa Suard a Neuilly, nella banlieue bene parigina. Li pagò Alcatel, ma la Giustizia desidera vederci chiaro. Regalia indebita o vera necessità? Madellin spiega come all'epoca - 1986 - le minacce terroristiche rendessero inevitabile proteggere con sofisticatissime apparecchiature i grandi «patron». Erano oneri legati alla funzione: logico se ne facesse carico l'impresa, osserva la dirigenza Alcatel-Alsthom. Più insidiosa la seconda accusa: sovrafatturazioni miliardarie con «France Télécom», la Sip locale, per vittima (o complice). Una vicenda complessa, le cui hregolarità nessuno tuttavia osa più mettere in dubbio anche se per ora sono stati individuati solo due colpevoli: Il responsabile Alcatel-Cit e un vicedirettore (Jacques Imbert) sono già incriminati per truffa. A varie riprese Suard era sceso in campo per ribadire la propria irreprensibilità e denunciare, insieme, «le campagne denigratorie», la calunnia sistematica, le voci tendenziose di cui era vittima la ditta. Mai, dicono i collaboratori, lo sfiorò l'ipotesi che un magistrato volesse misurarsi con lui. Invece accade. E senza configurare vera e propria corruzione, la «colpa» che intriga monsieur d'Hui appartiene in definitiva alla stessa famiglia. Favoritismi, interessi privati, bustarelle. Che poi le malversazioni riguardino la filiale Cit e non le polimorfe attività, euroamericane Alcatel-Alsthom alleggerisce non poco le eventuali responsabilità di Suard. Ma dare per sicuro uno sbocco favorevole in tempi brevi sarebbe for¬ se prematuro. La classe politica, per ora, non reagisce. E' comprensibile, almeno fra i ranghi governativi. Pierre Suard (anche editore, tra l'altro, perchè Alcatel possiede «L'Express» e «Le Point») ha il neogollismo nel sangue e Jacques Chirac per amico. Ma il rapporto più solido, probabilmente, è quello con Edouard Balladur, il premier difeso e sostenuto anche quando sulla Francia soffiava solo il vento socialista. Oggi, forse, Suard è vittima proprio di questi legami. Enrico Benedetto La notizia fa crollare il titolo in Borsa Il governo lo difende, polemica contro i giudici: state esagerando A fianco il premier Balladur Più a sinistra il leader gollista Chirac Suard è considerato un fedelissimo di entrambi i leader

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