Funari, compagno e camerata

Funari, compagno e camerata Funari, compagno e camerata Le mille svolte politiche del «giornalaio» IL GURU DELLA TV ROMA RAVO, compagno Funari. Che trionfo, in quella Festa dell'Unità di Reggio Emilia. I militanti pidiessini si sentivano vellicati, poi galvanizzati, poi trascinati da quel volto famoso della tv che con la sigaretta in mano e l'eloquio romanesco, in piedi sulla sedia, con un pennarello tracciava su una lavagnetta il suo grafico facile facile per spiegare il deficit dello Stato: «In fondo al sacco c'è un buco, porcaccia puttana, che si chiama tangenti, spreco, ruberie». La platea pidiessina, acchiappata con la sparata demagogica, si spellava le mani e andava in delirio per Gianfranco Funari. Al tempo, estate del 1992, «compagno Funari». Perché aveva rotto con Berlusconi, perché brutalizzava Craxi e i socialisti. Perché crocifiggere i ladroni di Tangentopoli sembrava portasse acqua al mulino della sinistra. E dunque, evviva Funari. Evviva, anche se prima si diceva abbasso e si sarebbe tornati a dirlo non appena Funari tornerà come il figliol prodigo in casa Fininvest. Anche se è impossibile star dietro alle vertiginose contorsioni politico-ideologiche del più sfuggente, più proteiforme, più mobile, più sfrontatamente inafferrabile dei guru televisivi d'Italia. Funari faceva Aboccaperta ed era considerato «di destra». Nel senso di greve, sguaiato, inelegante, pesantemente inanellato, ossessivamente legato agli stilemi del personaggio trucibaldo. Un incubo per la snobberia di sinistra, una manna per la sinistra-spazzatura di Blob. Poi Funari se lo prende Berlusconi. I due formano una coppia affiatata, i critici impallinano l'uno per sferrare un colpo all'altro, la sinistra detesta tutti e due. Si spiana per Funari una comoda carriera di «destra». Senonché scoppia Tangentopoli. Il Palazzo sembra andare in pezzi. Il «popolo», la «gente», reclama una Piazzale Loreto per i «politici». Funari fiuta il vento, «er popolo» lo chiama. E lui diventa il «gior nalaio». Di destra o di sinistra? Alberto Abruzzese, che è di sinistra ma che dal cuore antico-giurassico della sinistra vorrebbe raschiar via ogni traccia di sussiego nei confronti dei media, considera Funari un fenomeno che va oltre le a tegorie suddette: un esempio di «modernizzazione caotica», di «destrutturazione della televisione tradizionale». Fatto sta che nell'arena tv di Funari - vera e propria fabbrica di giustizialismo vendicativo e di populismo ruspante-i politici fanno la fila. E offrono agli italiani le più ghiotte (e imbarazzanti) esibizioni di sé. Claudio Martelli si mostra come un «leprottino» in fuga dalla madre e il giornalaio gli riserva la sorpresa di una telefonata in diretta della mamma. E che gioia puerile sul baffo di Occhetto quando Funari decide di festeggiare il suo compleanno davanti a milioni di telespettatori. Giorgio La Malfa, per collegarsi in orario con Funari in diretta, blocca ad arte una convention repubblicana. Destra o sinistra? Dipende dai gusti. Bossi adora Funari e quasi quasi è tentato di lanciarlo come candidato sindaco di Roma. Dunque Funari è di destra? Forse, ma intanto il giornalaio fa atto di presenza quando Mario Segni presenta le sue truppe (esili, ma allora non si sapeva) all'Eur. Dunque Funari è di centro? Forse, ma intanto si dichiara elettore di «Rifondazzione» e addirittura esecutore testamentario del povero Lucio Libertini, le cui ultime parole sarebbero state queste: «Funari, per carità, non può lasciare la tv, lei che è la nostra ultima trincea». Vero o falso? E ancora: di destra o di sinistra? Veloce, imprevedibile, astutissimo, Funari cambia con impressionante rapidità casacca e ber¬ sagli. Qualche giorno fa Bobo Craxi è stato assolto dall'accusa di aver diffamato Funari definendolo un «voltagabbana». Ma il cambiamento per Funari sembra coincidere con un assillo esistenziale, come capita a Zelig. Quando torna da Berlusconi per la sinistra Funari ridiventa di destra. Eppure è proprio dal giornalaio che si reca Massimo D'Alema in pellegrinaggio quando i boatos parlano di avvisi di garanzia in arrivo per d'allora) numero due del pds. E' proprio da Funari che Martinazzoli decide di dare di sé l'immagine, figurarsi, di un politico affabile e spiritoso. E' da lui che il severo, l'austero Luigi Spaventa, avversario nel collegio di Berlusconi, si mette inopinatamente a recitare il personaggio del nipotino del Belli. E Antonio Guidi? La creatura di Funari non nasce forse come un esponente della sinistra che finisce nei ranghi della destra? Per ZeligFunari è il capolavoro. Nella sua edicola destra e sinistra si scambiano le parti. Il resto è reclame. Pierluigi Battista Piace a Bossi, va alle convention di Segni lo osannano ai festival dell'Unità si dichiara elettore di Rifondazione Ma i politici corrono quando lui chiama «Lucio Libertini mi disse tu sei l'ultima trincea» A sinistra: Gianfranco Funari A destra: Claudio Martelli Antonio Guidi e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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