«Craxi è in fuga, arrestatelo» di Giovanni Bianconi

Il pubblico ministero del processo Intermetro chiede le manette per l'ex leader socialista Il pubblico ministero del processo Intermetro chiede le manette per l'ex leader socialista «Craxi è in fugo, arrestatelo» Il giudice: va trattato come tutti i cittadini ROMA. Mezzogiorno è passato da pochi minuti, nell'aula del giudice dell'udienza preliminare si discute il rinvio a giudizio di 62 imputati nel processo Intermetro, una storia di tangenti per la metropolitana di Roma in cui è coinvolto pure Bettino Craxi. Parla il pubblico ministero Francesco Misiani, che deve dire la sua su un'istanza di nullità presentata dagli avvocati dell'ex-segretario socialista. «Chiedo - dice all'improvviso, quasi al termine del suo intervento - che nei confronti dell'imputato Craxi Benedetto venga emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere». Di colpo in aula si interrompe ogni brusio: hanno capito bene? Il giudice ha chiesto le manette per Craxi? Sì, le ha chieste. «Credo prosegue il magistrato - che l'imputato Craxi Benedetto vada considerato alla stregua di tutti gli altri cittadini italiani, e che non debba essere ritenuto più uguale degli altri. Se fossimo stati di fronte ad uno spacciatore di eroina non ci sarebbe stato dubbio circa l'opportunità di quello che una volta si chiamava il mandato di cattura». E' mezzogiorno e dieci del 4 luglio 1994, l'ultima barriera di Tangentopoli è ormai caduta, un pubblico ministero ha chiesto l'arresto dell'ex-capo del governo, dell'uomo politico simbolo degli anni Ottanta. «Oggi - continua il pm Misiani - abbiamo la prova che Craxi è fuggito. Non c'è più il pericolo di fuga, ma la fuga vera e propria. Craxi si è dato alla fuga, e non ha alcuna intenzione di tornare». Tra gii avvocati si rialza il bru- sio, Misiani si gira verso di loro e ripete: «Craxi si è dato, si è dato...». S'è portato anche le «pezze d'appoggio», il magistrato: i discorsi dell'ex-leader socialista alla Camera del 3 luglio '92 e del 4 agosto '93 - una sorta di «confessione», dice Misiani, dei reati che gli si contestano, la corruzione e la violazione della legge sul finanziamento ai partiti - e una sua intervista a La Repubblica del 1° giugno, intitolata «E ora Bettino si prepara all'esilio», da cui si evince, spiega il pm, l'intenzione dell'expresidente di «non far ritorno in Italia e sottrarsi ad un'eventuale sanzione al termine del processo che lo vede imputato». Passano un paio d'ore e dalla Tunisia, dove si trova, l'«imputato Craxi Benedetto» manda un lungo comunicato in cui lancia il sospetto di «malafede del magistrato». E ribadisce che la richiesta nei suoi confronti sarebbe nulla perché nessuno dei suoi legali ha ricevuto il regolare avviso per l'udienza di ieri. Si tratta di una questione tecnico-giuridica ancora irrisolta, ma che è alla base della richiesta d'arresto per Craxi. In realtà né al pm né al gip Adele Rando è mai arrivata la nomina degli avvocati d'ufficio da parte di Craxi, e per questo il 20 giugno scorso, il gip ha emesso un «decreto di irreperibilità» nei confronti dell'ex-segretario del psi, notificato ad un avvocato d'ufficio. Da quella data non è stata fatta alcuna nomina, e non è arrivata nemmeno ieri mattina, all'apertura dell'udienza prelimnare. E' per questo che è scattata la richiesta d'arresto. E a nulla vale il fatto di sapere che Craxi si trova nella sua villa di Hammamet, di molti latitanti si sa dove sono: per andarlo a prendere ci vorrebbe un mandato di cattura internazionale. Nell'aula dell'udienza preliminare l'avvocato Mangiabene, rappresentante degli studi legali Lo Giudice e Amato (i difensori di Craxi) porta una lettera inviata dall'ex-segretario socialista in cui nomina i due avvocati suoi difensori nei procedimenti pendenti e futuri presso la Procura di Roma. Ma è un pezzo di carta che vale poco, a detta del pm e anche di altri avvocati, perché il codice vuole una nomina specifica per ogni procedimento. Dopo aver respinto l'istanza di nullità, il gip Adele Rando acquisisce la lettera agli atti del processo, vedrà cnsn farne; per adesso s'è riservata di decidere, sia sull'arresto che sul rinvio a giudizio, dello stesso Craxi e degli altri 61 imputati del processo Intermetro, tra cui figurano i nomi di altri politici come Vittorio Sbardella, Giorgio Moschetti, Clelio Darida, Severino Citaristi, Paris Dell'Unto, dell'ex-presidente dell'In Franco Nobili, dell'amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti. E' la storia delle tangenti pagate per costruzione della metropolitana di Roma. A Craxi vengono contestati svariati miliardi che il psi avrebbe incassato per favorire le imprese Cogefar-Impresit, Ansaldo Trasporti, Breda Costruzioni Ferroviarie e Ercole Marelli Trazione nella concessione degli appalti. Giovanni Bianconi

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