Processo alla Prima Repubblica

Processo alla Prima Repubblica Processo alla Prima Repubblica Alla sbarra i segretari del Pentapartito L'ENIMONT E I POLITICI IMILANO L «loto presenze», per ora, dà per certo solo... un'assenza. Quella di Bettino Craxi, sempre in Tunisia, e adesso ufficialmente colpito da «richiesta d'arresto». Per il resto, oggi, tutto è possibile su quel banco degli imputati: comincia il processo Enimont. Teoricamente potrebbero ritrovarsi insieme i protagonisti di quelli che un tempo si chiamavano «vertici del pentapartito»: Arnaldo Forlani e Paolo Cirino Pomicino, Claudio Martelli e Gianni De Michelis, Giorgio La Malfa, Renato Altissimo, Carlo Vizzini. Assieme a loro due rappresentanti del «nuovo»: Umberto Bossi con il tesoriere della Lega Alessandro Patelli. E poi managers un tempo potenti come Alberto Grotti (Eni) e Giuseppe Garofano (Montedison). E poi faccendieri come Luigi Bisignani. E poi ancora un contorno di politici di minor rango, i cui nomi dicono ormai poco o nulla (Buffoni, D'Addario, Del Pennino, Fiandrotti, Pellegrino, Senaldi, Sterpa, Viscardi). L'elenco continua con l'ex segretario amministrativo de Severino Citaristi, l'ex segretario particolare di Craxi Mauro Giallombardo, l'ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri, gli ex collaboratori di De Michelis Giorgio Casadei e Barbara Ceolin. Con loro altri ex che, sempre un tempo, in Montedison contavano: Emilio Binda, Marcello Portesi, Romano Venturi. Chiude l'elenco Carlo Sama, rappresentante di una famiglia, i Ferruzzi, fino u un anno fa ai vertici dell'economia italiana. Un anno fa, appunto, quando le inchieste della magistratura milanese arrivano «nel cuore» della chimica. Ed è un precipitare di avvenimenti. Si costituisce Giuseppe Garofano, depositario dei segreti di quella tangente pagata ai partiti per «risolvere» la vicenda Enimont. Poi, a catena, si uccidono l'ex presidente dell'Eni Gabriele Cagliari e Raul Cardini; arrivano gli arresti del vertice Ferruzzi e di Cusani. E' lui, il giovane finanziere notoriamente ben inserito nell'entourage socialista, il protagonista del processo prodromo di quello che oggi comincia. Perché la storia è proprio la stessa: quei 150 miliardi messi insieme con un'operazione finanziaria di compravendita immobilia¬ re e mai entrati nelle casse della Montedison (e da qui l'accusa, per Garofano e Sama, di falso in bilancio) e poi utilizzati per pagare i politici, ma non solo. Quanti (e sono milioni di persone: un successo di audience degno di una telenovela che la Rai è pronta a ripetere) hanno seguito passo per passo il processo Cusani sanno che ai politici, di quei miliardi ne sono arrivati una trentina. O almeno: questa è la cifra ufficiale, dimostrata. Il resto, che strada ha preso? Man mano il pubblico ministero Antonio Di Pietro è riuscito a dar loro una destinazione, ma si fermano, per cosi dire, a una stazione intermedia: i conti esteri gestiti da Cusani. La destinazione finale rimane ancora ignota. Per quanto? Di Pietro ha deci¬ so di mettercela tutta: rogatorie in mezzo mondo, nuovi interrogatori, nuovi conti. Ci vuole arrivare, con questo processo, a incasellare ciascuno di quei miliardi mancanti. E di nuovo promette giochi informatici in grado di stupire. Ancora con il rischio (lo sa, ma poco gli importa) di «irritare» il tribunale, stavolta presieduto da Romeo Si mi De Burgis, anziano signore che comunque, nella sua lunga carriera, ne ha già viste di tutti i tipi. Compreso l'essere protagonista di una disavventura: il bandito (poi pentito) Angelo Epaminonda, che lo accusava di aver protetto bische clandestine mentre era procuratore capo a Pavia; accuse da cui è poi stato totalmente scagionato. Il rischio vero, per Di Pietro e l'intera procura di Milano, i- seinmai un altro: che si vengano a saldare le «eccezioni procedurali» che gli avvocati già preannunciàno numerose con la politica di indagine di altre due procure, Brescia e Ravenna. A Brescia, non è un mistero, i magistrati (indagano sul giudice Diego Curtò che ordinò il fermo delle azioni Enimont ed ebbe anche lui la sua tangente) sono convinti che Cardini e i Ferruzzi siano rimasti vittima di una concussione da parte del potere politico; a Ravenna si prosegue con la teoria del «complotto antiFerruzzi» ordito, in questo caso, da Mediobanca. Musica per le orecchie degli avvocati difensori, che cercheranno in tutti i modi di sottrarre Enimont a Milano. Susanna Marzolla A giudizio anche Umberto Bossi e Patelli per la bustarella di 200 milioni Grande assente l'ex segretario psi Sui suoi conti darà battaglia Di Pietro LA MAXITANOENTE LE ACCUSE AB POLITECI rvr>s-.r Llf <o r - j- .„:a:v,f,j,i.;„-?;,.,:., ... E Al MANAGER PSI BETTINO CRAXI E IO MILIARDI 929 MILIONI MAURO GIALLOMBARDO ; fcftSSftEIIE CLAUDIO MARTELLI 500 MILIÓNI GIUSEPPE GAROFANO E CARLO SAMA PAOLO PILLITTERI GIANNI DE MfCHELIS 100 milioni 100 milioni' 23 MILIARDI 737 MILIONI FINANZI AMENTO"Al PARTITI 117 MILIARDI 922 MILIONI .^APPROPRIAZIONE INDEBITA" DC ARNALDO FORLAND 10 MILIARDI 250 MILIONI E SEVERINO CITARISTI PAOLO CIRINO POMICINO 5 MILIARDI 500 MILIONI . - i PSDI CARLO VIZZINI 300 MILIONI PRI GIORGIO LA MALFA 300 MILIONI PLI RENATO ALTISSIMO 200 MILIONI : -a- GIUSEPPE GAROFANO/ "PROVVISTA" DI 15 MILIARDI CARLO SAMA, ; , E 200 MILIONI EMILIO BINDA „, E ROMANO VENTURI LUIGI BISIGNAN1' 5,5 MILIARDI A CIRINO POMICINO 2,5 MILIARDI ALLA DC ROMANA «9 MILIARDI E 903 MILIONI IN CCT CAMBIATI ALLO IORE FlNm A CUSANI 19 MILIARDI 126 MILIONI .., ., "APPROPRIAZIONE INDEBITA» LEGA UMBERTO BOSS3 éj M ALESSANDRO PATELLI 200 MILIONI""-- 741 MÌLìÓNi djsmbuiti a vari politici Qui sotto, il pm Antonio Di Pietro In basso, l'ex amministratore delegato dell'Enimont Carlo Sama

Luoghi citati: Brescia, Milano, Pavia, Ravenna, Tunisia