Crudele è la notte metropolitana

Si gira a Torino «Portami via», la sceneggiatura che ha vinto il Premio Solinas Si gira a Torino «Portami via», la sceneggiatura che ha vinto il Premio Solinas Crudele è la notte metropolitana Due uomini, due prostitute dell'Est, un omicidio e la fuga Regista Tavarelli, con Sergio Troiano e Michele Di Mauro TORINO. Ciak, si gira «Portami via». Alla discoteca Charleston la musica suona ritmi caldi, calda è anche la notte, attori, tecnici e comparse sudano e bevono, l'ora è improba - le due di notte - e la voglia di andare a casa a dormire, comune. Già perché la «casa», per quasi tutti, è qui: Torino. Torinese è il regista Gianluca Maria Tavarelli, che è anche autore della storia, scritta a quattro mani con il romano Leonardo Fasoli, torinese la maggior parte del cast e dei tecnici. La sceneggiatura del film ha vinto il Premio Solinas 1994, ma, ci tengono a dire gli autori, già prima la pellicola aveva trovato la sua produzione in Gianluca Arcopinto, con la Tea Film. Le riprese, durate cinque settimane, si chiudono in questi giorni. Se tutto andrà bene con la distribuzione, il film uscirà a settembre. La storia è quella di Luigi (l'attore Michele Di Mauro) e Alberto (Sergio Troiano). 35 anni, uno lavora come assistente sociale in una comunità per handicappati, l'altro sbarca il lunario come rappresentante di elettrodomestici. La loro vita gira a vuoto in una città piena di gente che si sfiora senza guardarsi: l'unico riparo è l'amicizia. La sera i due si incontrano e incominciano un pellegrinaggio notturno tra locali, bische e vialoni periferici pieni di prostitute; si sfogano parlando di donne e di avventure impossibili. Nel loro girovagare, una notte incontrano Cinzia (l'attrice Stefania Garello) e Cristina (la belga France De Moulin), due bellissime ragazze dell'Est europeo. Irraggiungibili perché troppo care, le due diventano il nuovo sogno di Luigi e di Alberto. In realtà la vita delle giovani è ben diversa da ciò che si immaginano i due amici. Un'organizzazione criminale le sfrutta, le deruba, le costringe a prostituirsi. Un giorno Luigi e Alberto riescono a trovare abbastanza soldi per concedersi una notte «da protagonisti» invece che da spettatori, e con la macchina tirata a lucido vanno all'hotel dell'appuntamento. Arrivano proprio nel momento in cui Cinzia e Cristina, dopo l'ennesimo litigio con il protettore, lo uccidono. Due donne armate e disperate in mezzo alla strada: è la realtà stessa che piomba con la sua forza nella vita dei due amici. Lo smarrimento dura un attimo, poi Luigi e Alberto decidono di aiutarle. E' notte e la macchina sfreccia verso il mare, lasciandosi alla spalle Torino. Meta la Francia, la vita vera e, forse, un nuovo futuro. ((Autobiografico? Più o meno dice Gianluca Tavarelli -, è un film sui disagi della città, che sembra che ti offra duemila locali, ragazze, compagnia e in realtà non ti dà niente, ti costringe a guardare la gente, non riesci a conoscere nessuno. E aspetti sempre qualcosa di diverso». La solitudine, l'ansia di avere di più, la timidezza, non sono necessariamente prerogative «ma¬ schili» dei due protagonisti. «Casomai il problema è generazionale - spiega Michele Di Mauro -. Loro fanno e dicono cose proprie di questa età». «A livello profondo, i bisogni di Luigi e Alberto non sono tipici degli uomini conferma Troiano - Sono due un po' sfigati, un po' disperati, un po' divertenti. E diversi. La loro unione, di amici da sempre, è per caso della vita. Niente abbracci, niente contatti fisici, niente sproloqui. Non è un'amicizia alla Salvatores, per intenderci: i due non giocherebbero mai a calcio insieme». «Alla Salvatores» è invece il cast, composto quasi tutto da amici. «La storia è nata tra di noi, e l'abbiamo girata divertendoci», spiega il coautore Leonardo Fasoli. «A me piace lavorare con una squadra di persone che conosco, gente con cui cresci - dice Tavarelli -. Un po' come la scelta di girare qui. E' la città che conosco, la mia. Allora, perché no?». Torino nel film - diretto per la fotografia da Pietro Sciortino - è quasi tutta notturna. I pellegrinaggi dei due amici toccano locali, birrerie, sale corse, biliardi. Per chi conosce la città, qualche nome: Azimut, Da Giancarlo ai Murazzi, Il Paparazzo. Si è girato anche all'ospedale delle Molinette, in piazza Gran Madre e al cimitero di Pino Torinese. «Le storie di due coppie di giovani avanzano svagate; s'incrociano in modo elegante, e alla fine scartano decise verso un appuntamento drammatico che coglie di sorpresa ma convince e coinvolge - dice la motivazione del Premio Solinas -. E sullo sfondo una Torino originale, poco vista, lontana dall'orrore dei quartieri operai così come dal fascino austero del centro, eppure viva e dolente» Cristina Caccia il regista e coautore Gianluigi Tavarelli

Luoghi citati: Francia, Meta, Pino Torinese, Torino