Bambini divisi tra Fiorello e il «Cuore»

h LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Bambini divisi tra Fiorello e il «Cuore» Notizie dal fronte Gentile signor Del Buono, mi consenta per cortesia di riprendere con lei il discorso sulle famigerate pensioni statali di annata (p. s. a.) dei cosiddetti non dirigenti (tutta gente ormai sugli 80-90 che, da oltre 4 lustri attende di veder «perequare» le focomeliche pensioni di cui - secondo la Stato - «gode»). Com'è noto, nel 1991 la Corte Costituzionale decise che le p. s. a. dovevano venire «perequate» limitatamente, peraltro, a quelle dei di1 'ti (sentenza di «casta»?). Per tutti i «non perequati», la Corte evitò di pronunciarsi, e, più tardi, quando venne fornalmente investita della «questione», se la cavò, stabilendo che sarebbero stati Parlamento e governo a dover decidere della «perequazione» delle p. s. a. dei non dirigenti. Sembrerebbe che l'aulica Corte - informata dal governo che per ('«operazione» sarebbero stati necessari 5 o 6 mila miliardi - abbia voluto con o?ni evidenza non creare difficoltà al Parlamento e al governo in carica... Ora, se confrontiamo i «modesti» 5/6 mila miliardi di cui sopra con i 30 mila miliardi che la Corte Costituzionale sta ob- bligando l'erario a reperire, a favore delle pensioni Inps, non vi è dubbio che ci troviamo in presenza, ancora una volta, del classico sistema dei 2 pesi e delle 2 misure. A meno che la superbomba targata Inps da 30 mila miliardi «sganciata» sulle nostre teste, non sia altro che un tentativo di travolgere tutto e tutti, e... «buona notte al secchio». Bruno Giacalone, Torino Gentile signor Giacalone, lei è stato uno dei miei primi corrispondenti quando ho cominciato a tenere questa rubrica. Ne è passato di tempo: con l'occhio sinistro non ci vedo più bene e il ginocchio sinistro mi fa zoppicare mica male, altri guai notevoli sono in arrivo almeno a tener conto delle spese in analisi ed altre ispezioni. Ma lei mi ricorda che il caso della «perequazione» delle p. s. a. è ancora in corso. Insomma da caso sta diventando per così dire una tradizione. (o.d.b.J I fasti delle maestrine Leggo su La Stampo dei molti insegnanti che lasciano le scuole prima del tempo. Fa notizia per tanti motivi e, prima di tutto, perché la categoria è, senza dubbio, considerata molto privilegiata: non importa nulla a nessuno che, a parità di studi di un avvocato, il nostro stipendio sia molto più basso. Noi non abbiamo nel nostro stato alcun valore perché non otteniamo alcun potere contrattuale né sosteniamo il potere se non creando manovalanza per le industrie, noi stessi considerati manovali e, quindi, schiavi. Infine la presenza, fra noi, di tante signore che non hanno bisogno di lavorare per vivere ma che hanno scelto la scuola per sfuggire alla noia casalinga, ha contribuito a mantenere bassi i salari di una categoria che manca spesso di coscienza di classe. Oggi, di fronte all'orribile orizzonte che si profila, con la scuola pubblica sempre più bistrattata e offesa dalle nuove forze di governo, anche a coloro che, come me, amano i ragazzi e il proprio lavoro, non rimane che la fuga. Se il nuovo che avanza è proprio quello che si intravede, che valore avrà ancora il nostro lavoro? Forse non riusciremo neppure a continuare a insegnare le cose nelle quali credi.imo, gli ideali nei quali siamo cresciuti né a diffondere il nostro concetto di giu¬ stizia e di libertà. Già oggi siamo ampiamente strumento del potere, con classi numerose, pochi mezzi a disposizione per sorreggere i meno capaci, molte ore passate per scrivere a mano le schede degli alunni e altre scartoffie, dobbiamo solo cercare manovalanza per l'industria e, possibilmente, insegnare che il padrone ha sempre ragione. Chi può, intanto, manda i propri figli alla scuola privata perché facciano parte del mondo che comanda, e divengano militi del nuovo esercito di Berlusconi e Fini. Personalmente, pur avendone i titoli, non ho voluto passare alle superiori per non dover affrontare già dal primo anno del biennio, la dura selezione che viene operata. Ma la mia scelta è strettamente personale, dettata dai miei ideali, così come, forse, farò parte del gruppo dei poco accorti, di quelli, cioè, che non hanno capito subito di doversene andare a casa e alla svelta: pazienza! Rinverdirò i fasti della maestrina dalla penna rossa e morirò sulla cattedra, fedele al mio lavoro fino alla morte, trafitta dalle palline di carta lanciate dalle nuove orde di barbari, sempre più prepotenti e ottusi, secondo il modello che i vari Fiorello, Castagna e Funa- ri promuoveranno dalle loro televisioni. Però, intanto, sarà molto duro vedere, giorno per giorno, che il potere cambia le regole, distrugge il passato, offende la dignità dei singoli, sostiene l'arroganza e la violenza, condanna i diversi, calpesta i diritti, mentre i più... si adeguano! Anna Caria Vardaro, Torino Gentile signora Vardaro, la sua è una bella lettera, ma contiene a mio parere un errore finale; la sua convinzione che i più si adeguino. I più vogliono, desiderano, bramano quanto sta accadendo. E' questo il punto saliente della situazione. Stanno vivendo il loro sogno e gli auguro che il risveglio non sia troppo traumatico. Avranno bisogno di molta comprensione. Ma l'esperienza dell'ottimismo è necessaria come le malattie infantili. [o.d.b.] Di questo passo Egregio signor Del Buono, la trasmissione radiofonica Onda Verde a me ricorda molto le tecniche di condizionamento descritte da Huxley nel Mondo Nuovo. Per gli automobilisti che l'ascoltano le probabilità che essa fornisca delle informazioni utili sono, statisticamente, piuttosto scarse. Tuttavia nella speranza che ciò accada una volta, si finisce per sentirla un'infinità di volte al giorno, assimilando attraverso il subconscio (perché l'attenzione vigile è rivolta alla guida) il messaggio pubblicitario-propagandistico contenuto negli annunci iniziali e in quel grottesco elenco di enti, ministeri, organi dello Stato, parastato e multinazionali declamato con grande calore nella sigla, di impegno evidentemente sproporzionato rispetto alla brevità del resto. La cosa più insopportabile sono poi gli squilli all'inizio e alla fine della trasmissione sopravvissuti a tutti i cambiamenti di sigla succedutisi negli anni. Non sono messi a caso, si tratta di una tecnica di aggressione psicologica. Domenico Laura, Sanremo Gentile signor Laura, lei ha scritto a me, lamentandosi di non avere avuto risposta da «Lettere al giornale». Ma è lei stesso a dichiarare di non avere l'automobile, e quindi a rivelare di protestare per l'esistenza di una rubrica che non la riguarda. Lei dimostra di seguirla con passione maggiore di quella dei diretti interessati. A me, che pure non ho l'automobile, pare abbastanza anomalo che Onda Verde abbia una tale importanza nella sua vita da suggerirle un paragone con la Messa a causa degli squilli. Di questo passo, lei dice, ci faranno recitare il breviario con le lodi della polizia stradale, eccetera. Non credo proprio che questa minaccia riguardi lei o me, ma, se le piace preoccuparsi per Onda Verde, faccia, ovviamente pure. [o.d.b.]

Luoghi citati: Sanremo, Torino