C'è chi fa i conti e chi «tesse» per le poltrone di Valeria SacchiGiuliano Ferrara

Ce chi fa i conti e chi «tesse» per le poltrone I NOMI E GLI AFFARI Ce chi fa i conti e chi «tesse» per le poltrone Scivola la Borsa, scivola la lira. I mercati aspettano un segnale di rigore che non arriva. Si sa, a nessuno piace dover promettere «lacrime e sangue». Logico che non piaccia nemmeno a Silvio Berlusconi. Ma il G7 incalza, l'Ocse pungola. Il ministro delle Finanze Giulio Tremonti tira le somme e scopre che il gettito cala. Il ministro del Bilancio Giancarlo Pagliarini rallenta la presenza a convegni e seminari, deve rifare i conti dell'Inps. La faccenda è seria, bisogna rassegnarsi a varare una manovra. Intanto Intanto, però, altre cose si possono fare, più semplici: occupare le poltrone strategiche, compresa quella del direttore generale di Bankitalia, la sciata libera da Lamberto Di¬ ni, trasmigrato al Tesoro. Un modo anche questo per mettere le mani avanti, ammortizzare il colpo. Evitare che la doverosa «manovra», eredità del «lassista» governo presie pduto da Carlo Azeglio Ciampi, si tramuti in «stangata». Cosicché sia più semplice per il portavoce Giuliano Ferrara soffocare gli allarmismi, e spiegare in contemporanea su sei canali che non c'è di che spaventarsi. E per fortuna che l'italiano che lavora è un tipo tranquillo, e a nessuno viene in mente di copiare la marcia su Roma dei minatori del Sulcis che, nonostante le perplessità del ministro dell'Industria Vito Gnutti, sembrano aver ottenuto quello che volevano. Intanto, man mano che i mesi passano, i veri poteri si consolidano. Chi avrebbe mai detto che il zitto-zitto Gianni Letta, un baciamano e un soave sorriso per tutti, fosse destinato a ricalcare le orme gloriose del cardinal Mazzarino? Eppure è proprio lui che ha riconfermato Biagio Agnes alla Stet, e ha trovato un posto alla Sasa per Gianni Pasquarelli. Sollevando l'indignazione di Gianmaria Galimberti, responsabile economico della Lega. E c'è da scommettere che, pure nel prossimo organigramma Rai, almeno un paio di nomi usciran dl ilid no dal cilindro del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il quale siede ora nella poltrona già occupata da Antonio Maccanico. Sulla Rai si esercitano piccole e grandi opposizioni, a diquisire di diritti e di rovesci. Un modo elegante per eludere il Problema Numero Uno, quello dell'Antitrust e della legge firmata da Oscar Mammì. Problema da mal di testa. Molto più semplice sfilare sotto il vessillo dei luoghi comuni. Sul palcoscenico della finanza italiana si affacciano due nuovi protagonisti, dai'poli opposti del mondo: lo stato di Singapore e la Chase Nomenees, fiduciaria internazionale del gruppo che fa capo a David Rockefeller. Alla assemblea di Generali, spunta Singapore nei primi dieci azionisti della compagnia presieduta da Eugenio Coppola di Canzano. Passano due giorni, ed ecco il medesimo «profumo d'Oriente» far capolino tra i partner di Ras. Idem per Chase Nomenees, che compare in Generali, poi subito dopo nel gruppo guidato da Alberto Falck e nella Montedison di Guido Rossi con quote che superano il 2%. Federico Imbert, che rappresenta in Italia la Chase Manhattan, spiega che la fiduciaria è presente in 40 società quotate a piazza Affari, con un investimento che oscilla tra i 5000 e gli 8000 miliardi. Niente di strano, quindi. Tutto vero. Ma curioso che balzi tra i «primi dieci azionisti». E poiché Montedison, Generali, Flk t Falck, sono tra le «protette» di don Enrico Cuccia, e Ras fa parte del ristretto gruppo di «amici», il dubbio sorge che Singapore e Chase siano lì per dare una mano. Un altro ha deciso di dare una mano: Aldo Ravelli, indomito protagonista della Borsa Anni Sessanta e Settanta. Il quale ha comprato il 2% di Ferfin. E siccome non sembra facile abbinare Ravelli, vecchio amico di Serafino Ferruzzi, a Mediobanca, chissà che il destino non ci riservi la sorpresa di una lotta tra ottuagenari. Ultimo capitolo di quella storia infinita iniziata con la nazionalizzazione dell'energia elettrica, e l'uscita di Guido Valerio. Viene invece abbandonato da tutti Sergio Cragnotti. Lasciano la Cragnotti&Partners il gruppo Montedison e la Paf di Gianni Varasi. Ma Cragnotti non sembra per nulla impensierito. Paga e guarda avanti, alle fatiche e all'O- pa che lo attendono in Cirio. Gran movimento nel settore editoriale. Sulle orme delle Messaggerie Italiane di Luciano Mauri, ecco Lorenzo Nicolini, padrone della Marco, comperare dalla vedova di Cirio Del Duca la casa editrice omonima. A Mauri, distributore di libri, il tempo ha portato, insieme al sodalizio con Mario Spagnol, case editrici come Longanesi, Salani, Guanda. A Nicolini, distributore di giornali, vanno ora le redditizie testate dell'emigrante di successo, che in Italia era tornato per fondare «Il Giorno». Non basta. Da una costola di Baldini e Castoldi, rilanciata da Alessandro Dalai, ecco prender vita Zelig. Mentre Mondadori, sotto la spinta personale di Fran o ril co Tato, rilancia le Edizioni di Comunità. Non male per un settore, quello editoriale, che fino a ieri piangeva sul crollo delle vendite. Valeria Sacchi Gili Giulio Tremonti Lamberto Dini Giuliano Ferrara Oscar Mammì Coppola di Canzano

Luoghi citati: Canzano, Cirio Del Duca, Italia, Roma, Singapore