« E io vi rivolterò l'lce»
« « E io vi rivolterò Klee» Bernini: non è più tempo di burocrati «RIVOLUZIONE» AL COMMERCIO CON L'ESTERO IL suo motto è: «Non voglio fare l'ambulante, ma vendere bene nel mondo l'immagine del made in Italy». E da quando è stato nominato ministro del Commercio estero, Giorgio Bernini ha un chiodo fisso: «Ripensare, riorganizzare, rivoluzionare l'Ice». Ma non c'è solo questo nei sogni nel cassetto del ministro. Bernini sogna una riforma molto più complessa: «Il ministero dovrà cambiare faccia e pelle», spiega Bernini. Aggiungendo: «Dovrà essere sempre più un ministero trasversale a supporto della politica industriale, estera, agricola, commerciale dell'Italia. Non è più tempo di aiuti a pioggia, di sostegno a questo o a quel prodotto, la struttura del commercio mondiale è cambiata, servono programmi, coordinamento: bisogna far partire prima i marines e solo dopo la fanteria». E per cambiare tutto sta preparando un disegno di legge («Nessun golpe», scriva) che presenterà dopo le ferie. Bernini la sua filosofia l'ha spiegata una decina di giorni fa a Cernobbio, nel corso di un seminario sui rapporti tra l'Italia e gli Usa aperto da Giovanni Agnelli. Ma poi sono accadute alcune cose. Ministro, se non vuole fare golpe, perché è partito dal commissariamento dell'Ice, facendo saltare non poche teste? «Guardi, io non ho fatto saltare nessuna testa. Lìce era senza presidente dal '93, da quando si era dimesso Inghilesi, poi c'era un consiglio d'amministrazione pletorico - 37 membri - scaduto anch'esso nel giugno del '94. E io non avevo alcuna intenzione di rinno¬ varli a vuoto». E che cosa vuole fare? Liquidare l'Ice? «Macché liquidare, io voglio riformare l'Istituto, e farlo in fretta». Ma in che modo? «Nell'Ice, a mio avviso, vanno separate le funzioni pubbliche da quelle private. All'ente pubblico deve restare il ruolo di promozione per fornire aiuti e sostegni generali. Ma i servizi alle imprese, quelli devono essere privatizzati: devono essere gestiti da chi meglio li sa fare, da più concorrenti e soprattutto lo Stato non ci deve rimettere una lira. Poi c'è il problema di sostenere piccole e medie imprese: qui si deve pensare a progetti organici, precisi, aiuti per la formazione di personale, informazioni a getto continuo sulle opportunità offerte dai diversi mercati». Sulla carta, una rivoluzione... «Il problema è che la rivoluzione è già avvenuta sui mercati. Ormai il commercio internazionale non è più fatto solo da flussi commerciali da questo a quel Paese, non è più così semplice. Adesso occorre ragionare diversamente. Si tratta di coordinare politica estera, politica economica, politica industriale, politica commerciale: chi l'ha fatto, altrove, ha ottenuto risultati importanti. Non è il caso di fare i dilettanti proprio in Italia». Lei ha promesso la pubblicazione di un libro bianco. «Vero, per spiegare come sia necessario coordinare le inziative nel commercio estero per evitare sprechi: è indispensabile razionalizzare le leggi in materia e trasformare il ministero in centro propulsore». Più export, appunto, ma come si muoverà il ministero? «Servono grandi e piccoli passi. Per esempio, trovo incredibile non usare le comunità italiane all'estero. Una pazzia. Guai a non pensare anche alle cose più semplici. L'Europa è ormai un mercato domestico e in Europa giochiamo in casa. Quindi bisogna puntare fuori dall'Europa, in Asia, in Giappone, in America Latina e Medio Oriente». Non ha nominato gli Usa. «Per me, gli Stati uniti sono il Paese ideale nel quale andare a cercare capitali. Ho in mente di illustrare ai grandi investitori americani le potenzialità dell'industria italiana, soprattutto della piccola e media industria italiana che spesso soffre della carenza di mezzi propri». Cesare (toccati «1 servizi alle imprese finiranno ai privati» IGBsac B Il ministro Giorgio Bernini si prepara a rivoluzionare I Commercio con l'estero
Persone citate: Bernini, Giorgio Bernini, Giovanni Agnelli, Inghilesi, Klee
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