OSSERVATORIO di Aldo Rizzo

r OSSERVATORIO E Vora dei panzer per la timida Europa A venerdì 10 luglio, fino al 31 dicembre, l'Unione europea è sotto la presidenza tedesca. Questi avvicendamenti sono "routine», ma non sempre. Questa è la «prima volta» della Germania unita: e certo fa differenza dalla presidenza greca, conclusasi a Corfù. Si aggiunga che al semestre tedesco seguirà quello francese, e dunque, nel giro di un anno, Bonn e Parigi, con la loro strategia congiunta, lasceranno un'impronta netta sulla costruzione dell'Europa. Prima di tutto, il cancelliere Kohl dovrà sbarazzarsi del problema della presidenza della Commissione, ricevuto in eredità dalla Grecia: non per colpa di quest'ultima, in verità, ma del primo ministro inglese John Major, il cui veto nei confronti del belga Dehaene ha fatto fallire il vertice di Corfù. Non sarà cosa facile, perché bisognerà evitare il muro contro muro, ma anche la -vittoria» di chi, per le sue difficoltò interne di leadership, ha bloccato il resto dell'Unione;. Ma non sarà neppure una cosa troppo diffìcile. 0 almeno non dovrèbbe essere. Superato questo problema, la Germania si dedicherà a due temi di fondo. Il primo è l'occupazione, o meglio la disoccupazione, che ha l'aggiunto, su scala comunitaria, quasi 18 milioni di unità: più o meno l'I] per cento della popolazione attiva, il 10 nella stessa Germania. Bonn incoraggerà gli sforzi dei singoli Paesi di rimuovere gli ostacoli interni alla crescita dei posti di lavoro (sgravi fiscali, regole più flessibili, ecc.), ma non per questo butterà in mare il Libro Bianco di Delors, con i suoi progetti di grandi infrastnitture comunitarie e di investimenti nelle tecnologie del futuro. Non è un tema di tutto riposo: ci sono Paesi come l'Italia, che sono d'accordo sul primo punto, ma sono assai scettici, per non dire contrari, sul secondo. L'altra «priorità» della presidenza tedesca sarà l'allargamento ulteriore dell'Unione europea. Dopo l'ingresso di Austria, Finlandia, Norvegia e Svezia (sperando o immaginando che, dopo quello austriaco, anche; i referendum scandinavi saranno positivi), la Germania guarda alla Polonia e all'Ungheria, e in prospettiva anche alla Repubblica ceca, come membri pieni, e ai Paesi baltici come Stati associati. I tedeschi temono l'instabilità economica e poli¬ tica ai loro confini orientali, cercano di stendere una rete di protezione, che non esclude la Russia, anzi, ma nello stesso tempo non ne dimentica la ••specificità» (per la sua storia, per le sue dimensioni). E tuttavia la Germania si preoccupa, come la Francia, che l'allargamento non significhi •diluizione» o annacquamento delle capacitò decisionali dell'Unione, insomma la sua trasformazione in una grande area di libero scambio senza reali contenuti politici. E quindi il rilancio degli obiettivi di Maastricht, non senza progetti ulteriori, coine quello, ufficioso, di nuovi e determinanti poteri al Parlamento europeo. Ancora più ufficiosamente (ma non abbastanza da non farlo sapere), nel loro incontro a Mulhouse, prima di Corfù, Kohl e Mitterrand sono tornati sull'idea di un «nocciolo duro» della Ue, a tendenza federale. Naturalmente, sia Bonn che Parigi guardano al 1996, cioè alla conferenza per la verifica e l'aggiornamento di Maastricht, ma i loro semestri di presidenza saranno un'adeguata preparazione; Problemi, ovviamente, per la Gran Bretagna, e sarebbe ora. Problemi anche per l'Italia, che curiosamente oscilla, saltando la Francia, tra Londra e Bonn. Calorosi incontri, mercoledì scorso, tra Martino e Hurd e lo stesso Major, mentre Berlusconi non vuole perdere il contatto con Kohl, sia pure a suo modo. Ma il punto è che c'è una Germania che, meritoriamente, e fortunatamente, vuole coniugare la sua forza con quella di un'Europa unita. E la Francia, nonostante qualche dissapore, le sta strettamente dietro, o a fianco. L'Italia non ha alternative realistiche all'affiancarsi a sua volta a Bonn e a Parigi. Certo, dicendo la sua, magari meglio o più decisamente che in passate. Aldo Rizzo zzo

Persone citate: Berlusconi, Dehaene, Delors, Hurd, John Major, Kohl, Mitterrand