Fini-Usa, tempo di disgelo

Crociera interrotta, per la prima volta un segretario msi invitato al ricevimento dell'Indipendenza americana Crociera interrotta, per la prima volta un segretario msi invitato al ricevimento dell'Indipendenza americana fini-Usa, tempo di disgelo Oggi andrà al party dell'ambasciata ROMA DALLA REDAZIONE Non ha perso un minuto. Quasi avesse paura che i suoi nuovi amici ci ripensassero. Così, detto fatto, Gianfranco Fini ha lasciato a Limassol la crociera organizzata dai suoi 700 «aficionados» sull'Achille Lauro e si ò imbarcato su un aereo privato per tornare immediatamente a Roma. Meta: l'ambasciata degli Stati Uniti d'America nella capitale, dove oggi si svolgerà il ricevimento per la festa dell'indipendenza americana, il fatidico 4 luglio. Per Gianfranco Fini è un futio storico. Nel «dopoguerra» nessun segretario del msi è stato mai ammesso ai «cocktail» o agli incontri ufficiali organizzati dalla diplomazia americana. E questo invito, almeno per l'interessato, è una manna dal cielo se si tiene conto dei tanti incidenti che hanno costellato le uscite internazionali dei ministri di Alleanza nazionale: dal ministro belga che si è rifiutato di stringere la mano a Giuseppe Tatarella, all'atteggiamento di alcuni esponenti dei governi francese e greco. Prima di partire da Cipro il segretario di Alleanza nazionale ha compiuto un altro gesto simbolico per essere ben accetto questa sera nel palaz- zo di via Veneto. La notte scorsa, infatti, insieme a tutti gli ospiti dell'Achille Lauro ha lanciato in mare una corona di fiori per ricordare Leon Klinghofer, il cittadino americano paralitico e di religione ebraica che fu scaraventato in acqua con la sua sedia a rotelle dai terroristi palestinesi nell'ottobre del 1985. E' stato l'ultimo dei passi, più o meno grandi, compiuti da Fini e dal suo partito per legittimarsi davanti agli occhi della comunità internazionale. Una vera offensiva diplomatica dispiegata in questi due mesi dagli uomini di Alleanza Nazionale che ha avu¬ to come obiettivo principale soprattutto gli Usa. E non a caso. «Gli americani - ha sempre spiegato Giuseppe Tatarella, braccio destro di Fini e vicepresidente del Consiglio oltre ad essere dei partners fondamentali per il nostro Paese, hanno sempre avuto un atteggiamento in politica estera votato al più convinto pragmatismo». Proprio l'invito all'ambasciata americana è un ulteriore segno di avvicinamento, dopo quelli che hanno costellato la visita di Bill Clinton in Italia. Già, basta tornare con la memoria ad un mese fa per scoprire che le premesse di un nuovo rapporto tra l'amministrazione Usa e i post-fascisti italiani furono poste in quei tre giorni. A cominciare da quel brindisi a villa Madama, che vide Gianfranco Fini e Giuseppe Tatarella alzare il calice alla «liberazione dal fascismo» insieme a Bill Clinton e a Silvio Berlusconi. E' chiaro che sull'argomento Usa, come su tanti altri, il segretario di An continua ad usare dei distinguo rispetto a quello che dicono gli altri partners della maggioranza. Ad esempio, sull'anniversario del D-day, proprio un mese fa Fini dichiarò: «Mi chiedo se il Dday, con lo sbarco degli americani, non sia anche il giorno in cui l'Europa ha perso la sua identità culturale. Non credo di fare apologia di fascismo se avanzo il dubbio che con quel fatto l'Europa perse anche una parte della sua identità culturale». Queste «riserve» servono al coordinatore di Alleanza Nazionale per tenere calmi i suoi. A cominciare da quel Teodoro Buontempo - l'ormai famoso Er Pecora - che quando elenca i mali del nostro secolo mette sullo stesso piano la «società americana, la civiltà della Coca-Cola» e l'«imperialismo sovietico» di passata memoria. Gianfranco Fini coordinatore di Alleanza nazionale A sinistra il presidente americano Bill Clinton

Luoghi citati: Cipro, Europa, Italia, Meta, Roma, Stati Uniti D'america, Usa