La «lunga marcia» del formaggio fresco

«Copiamo la Florida Vietato parlar male della frutta locale» Nel 1993 fatturati 2239 miliardi. Gli operatori preoccupati per le «quote latte» Cee. Cresce la concorrenza La «lunga marcia» del formaggio fresco In cinque anni i consumi sono aumentati del trenta per cento ROMA. Tra i prodotti che hanno più beneficiato dei nuovi modelli di consumo ci sono sicuramente i formaggi freschi. La linea di crescita di questo settore è inequivocabile: il consumo per persona è passato da 4,49 chili nel 1987 a 5,92 nel 1992, con un aumento di oltre il 30 per cento e un trend che sembra inarrestabile, anche se il comparto ha risentito, come tutti, della crisi economica che stiamo attraversando. Lo conferma uno studio del gruppo di ricerca dell'Osservatorio sul mercato dei prodotti lattiero-caseari, che si è avvalso della collaborazione di importanti e qualificate organizzazioni del settore, come l'Aia, l'Ismea, il Crpa e l'Unalat. Anche dagli esperti del settore pronosticano un futuro di successi per i formaggi freschi e freschileggeri. Secondo Dario Osella, titolare dell'omonimo caseificio, «per avere successo bisogna puntare su due elementi semplici, ma fondamentali: la qualità e la bontà». Oggi però la competizione è molto forte. Secondo Piercarlo Bocchio, direttore del Centro Cooperativo Raccolta Latte di Alessandria, scontata la tendenza alla crescita dei formaggi freschi, c'è tuttavia, al momento, un leggero calo, «dovuto alla recessione sui consumi e all'ingresso sui mercati italiani di prodotti esteri a basso prezzo». Bocchio si riferisce all'apertura «a macchia d'olio in tutta Italia dei punti di vendita cosiddetti discount, che hanno indotto i trasformatori a politiche devastanti sui prezzi, anche per poter controbilanciare l'ingresso dei formaggi esteri». E' certo che l'affare fa gola a molti: la spesa in formaggi freschi è stata l'anno scorso di 2239 miliardi, quasi un quarto di tutta la spesa per formaggi in Italia. La «regina dei freschi» - la I mozzarella - ha fatturato oltre il 36% del totale, cioè 1644 miliardi, mentre la ricotta ha avuto un giro d'affari di 463 miliardi, di 103 il mascarpone e di 28,2 i caprini. Una certa preoccupazione per i formaggi freschi viene dalle quote latte. Secondo Maria Grazia Calzoni, direttore Confagricoltura Piemonte «l'applicazione delle quote potrà incidere positivamente per quanto riguarda la qualità dei prodotti, poiché i formaggi freschi necessitano sempre più di latte fresco nazionale e non di latte estero pastorizzato». «Ma - aggiunge Bocchio - attenzione ai costi: le quote incideranno negativamente sui prezzi di vendita poiché la quantità di latte nazionale prodotta rimane ferma o diminuisce: quindi chi vorrà utilizzare soltanto latte locale dovrà pagarlo per ciò che vale. A noi, che siamo una cooperativa, tutto questo va bene». Ma forse non tutti la pensano così. Gianni Stornello A sinistra un momento della lavorazione del latte in un caseificio

Persone citate: Bocchio, Dario Osella, Gianni Stornello, Maria Grazia Calzoni, Piercarlo Bocchio

Luoghi citati: Aia, Alessandria, Italia, Piemonte, Roma