La Savignano fra angeli operai di Luigi Rossi
La Savignano fra angeli operai A Faenza per Ravenna Festival il nuovo balletto di Micha van Hoecke La Savignano fra angeli operai Una struggente «mater dolorosa» perMahler FAENZA. Luciana Savignano struggente e commovente «mater dolorosa» nell'annuale spettacolo di danza che Micha van Hoecke ha prodotto per Ravenna Festival, stavolta nella sede distaccata del Teatro Masini di Faenza. Una delicatissima elegia intitolata «Alla memoria...», basata sui desolati «Kindertotenlieder» di Mahler e sul «Concerto alla memoria di un angelo» di Alban Bcrg. Bimbi e angeli proiettati in un mondo quotidiano, con poveri e semplici abiti di operai o di ragazzi di periferia. E lei, la Madre, in abito lungo violaceo che sussurra alcuni versi di Friedrich Rùckert sull'assenza dei bambini: «... ci hanno solamente preceduto / e non desiderano più tornare a casa!». Il Lied finale raggiunge il momento più alto e patetico della composizione mahleriana e il coreografo lo illustra con un pudore quasi religioso, una preghiera di questi poveri angeli operai che piegano le loro braccia e congiungono le loro ma¬ ni come nel riposo da una immane fatica di vivere che essi hanno abbandonato senza ritorno. E in mezzo a loro la Madre, ieratica e accorata come una figura del «Butoh», la danza nipponica della morte. Van Hoecke sembra accogliere nella sua ispirazione molteplici suggerimenti, oltre a quelli, abbastanza scontati, dell'espressionismo che gli derivano già dalla base musicale, soprattutto nel «Concerto» di Berg, con il suo doloro spigoloso e il suo romanticismo aspro e contenuto. In taluni momenti questo allievo prediletto di Béjart sembra volgerei persino a Pina Bausch e non soltanto per la fila di sùnboliche sedie allineate sul fondo della scena. Il personaggio femminile che sta al centro della creazione, anche per merito della straordinaria Luciana Savignano, raggiunge le valenze del maggiore teatro-danza contemporaneo, senza mai abbandonare peraltro l'impronta co¬ reografica. Eloquenti e mirabili le braccia della nostra grande danzatrice, di drammaticità senza pari il suo viso nella espressività del personaggio. La Savignano si è spinta persino a recitare alcuni versi, mentre la registrazione di quelli in originale tedesco era affidata ad Andrea Jonasson. L'Ensemble di Van Hoecke ha costituito la degna cornice ad un così illustre ospite ed ha diviso con lei il successo clamoroso della creazione nel prezioso teatrino neoclassico dedicato normalmente all'opera lirica. Ora anche la Romagna melomane inizia ad apprezzare la sorella gemella del melodramma che è appunto la danza. In apertura di serata è stata riproposta la versione, sempre di Van Hoecke, de «Il combattimento di Tancredi e Clorinda» su testo del Tasso e musica di Monteverdi. Il famoso duetto ha già registrato molte realizzazioni sceniche sia in forma mimica che ballettistica. Van Hoecke si è ispirato da una parte al teatrino dei pupi siciliani e dall'altra ad una sfida schermistica, con i due contendenti celati da una maschera da sfida di fioretto. Marzia Falcon (Clorinda) e John Christian Chalon (Tancredi) hanno dato il meglio di sé nel duello finale, con l'agnizione della donna sul grido monteverdiano «La vide, la vide, la conobbe». Anche per loro i consensi dell'elegante pubblico in parte giunto espressamente da Ravenna. Luigi Rossi
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