Al ballo della comare secca di Carlo Grande

La danza macabra, incubo medievale La morte, dalla peste del '300 all'orrore dei giorni nostri Al ballo della comare secca La danza macabra, incubo medievale ICHELETRI gesticolanti e L ' cadaveri viventi, che afferm rano preti, soldati e belle 1 | dame, trascinandoli verso hsL I il nulla. Antiche larve che fermano i viandanti, intimando loro: «Noi fummo ciò che voi siete, e voi sarete ciò che noi siamo». La «comare secca» ritorna, dalle convulsioni del Medioevo e dai bestiari fiamminghi, con tutti i suoi arredi: la peste, la falce, sepolcri e mantelli neri. A ballare con i teschi, grazie a un convegno dal 19 al 21 agosto, sarà elusone, paesino bergamasco che ospita, unico in Italia, un centro internazionale di studi sulla «danza macabra». E un bellissimo, drammatico affresco su questo tema. Scoprirlo, tra le montagne verdissime della valle Seriana, dà un tuffo al cuore. Si sale al sagrato della Basilica e si guarda in alto, verso l'antica chiesetta dei Disciplini: su tutta la facciata campeggia, da oltre cinque secoli, un'enorme, variopinta rappresentazione del Trionfo della morte. La grande falciatrice è una Regina che emerge da un grande sarcofago. Ai suoi piedi, annientati, i corpi senza vita di due simboli del potere terreno: il Papa e l'Imperatore. Di fianco due scheletri mietono vittime: uno con l'arco, l'altro con uno strano archibugio. La «comare secca» ha una corona in testa e un manto regale sulle spalle, domina una processione di popolani, re, nobili, religiosi, che sfilano in ginocchio, in attesa della loro esecuzione. Più sotto, una «danza macabra»: gli scheletri prendono sotto braccio cittadini di ogni ceto e ballano goffamente con loro; la grottesca processione si dirige verso una porticina, dove termina la breve strada della vita. Tra soldati, contadini e filosofi c'è anche una donna: «Non ti giova pompe e beleze - si legge - che morte te farà puzar e perder treze». L'affresco risale al '400, è uno dei più belli d'Europa. In Italia è un genere raro: uno, splendido, è a Pinzolo, in provincia di Trento, un altro nel Camposanto di Pisa, e poi a Subiaco e Palermo. Quello di elusone è di autore ignoto. Forse è di un artista colto, forse di un pittore-contadino, ansioso di dar voce ai fremiti di giustizia e uguaglianza delle classi subalterne. Al convegno sulla «danza macabra», accorreranno studiosi, parroci, studenti e appassionati da tutta Europa. Lo storico Franco Cardini, «patron» dell'iniziativa, sottolinea l'interesse addirittura dilagante sull'argomento: «Ci saranno esperti universitari, parroci, studiosi locali, amatori. Abbiamo ricevuto decine di richieste per interventi e relazioni». Magari non conoscerà gli studi fondamentali di Ariès, Vovelle, Huizinga, o dei nostri Tenenti o Frugoni (quest'ultimo aveva una casa vicino a elusone), ma un popolo di eruditi e amatori attra- versa l'Europa, batte chiese e chiesette per cercare esemplari nascosti dei «terribili» affreschi: dalla Francia al Belgio, dal Portogallo alla Boemia, all'Ungheria. Punto di riferimento, la «Société internationale de danse macabre», con sede in Francia. Il convegno sarà occasione per inventariare, promuovere restauri, segnalare nuove scoperte: Svizzera, Olanda e Spagna sono le nazioni in cui sono avvenuti gli ultimi importanti ritrovamenti (dell'ultima scoperta in Italia riferiamo a parte). A elusone è attesa anche la figlia di Frugoni, Chiara. Cardini, c'è chi dice che l'ar- gomento porti sfortuna. «E argomento scabroso per eccellenza, un po' perseguitato dai fati: il più celebre affresco di Francia, nel chiostro dei Celestini a Parigi, fu distrutto durante la rivoluzione. Un altro sul ponte di Lucerna è andato in fumo durante il terribile incendio di qualche anno fa. Comunque è uno dei grandi temi dell'Europa, che attraverso il barocco e il romanticismo giunge fino a noi. Si pensi a tante espressioni dell'arte, al Settimo sigillo di Bergman, fino alle ballate di De André e Branduardi, che riprendono proprio il tema della danza macabra con riferimenti filologici molto precisi. E pensi al revival dell'horror contemporaneo. Non è un caso che il tema della morte riemerga oggi». Perché? «Anche se si preferisce non parlarne o lo si fa solo eufemisticamente e in termini scientifici, sociologici, è legato all'angoscia di vivere, alla necessità di dare un senso all'esistere. Ma la morte in fondo è un tema legato soprattutto al mutamento: nei tarocchi quella carta significa cambiamento di status. Il fatto è che prima del muro di Berlino c'era voglia di cambiare. Ma dopo l'euforia, ora viviamo il mutamento con angoscia». E' vero che davanti alla morte siamo tutti uguali? «Il messaggio della danza macabra è apocalittico, utopistico, potentemente egualitario. Ma è anche molto ambiguo. La morte danza con tutti, ma non è la stessa per i diversi ceti sociali: più alto il ceto, più benigna e rispettosa è la morte; ma d'altro canto è anche più acerba per chi ha vissuto meglio. Per il povero può essere una consolazione, un sollievo; per il ricco, che conduce una vita abbastanza dolce, è una condanna. Come direbbe Orwell, siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». La chiesa di elusone risale a metà Trecento, fu costruita da gruppi di fedeli dediti all'assistenza e alla carità. Alla fine del secolo un'epidemia di peste devastò la vallata. «Il tema della morte - spiega Cardini - sboccia a metà '300 quando la peste nera flagella l'Europa. Fu un trauma collettivo, perché la morte colpiva ovunque, improvvisamente e senza spiegazione. Ma attenzione, si trattava di angoscia del morire, cosa diversa dalla paura della morte: prima del '300 si temevano naturalmente le malattie, la sofferenza, ma non c'erano dubbi sull'aldilà. Non esisteva la paura dell'annientamento ih sé». La danza macabra, però, arriva da ancora più lontano. E' di origine orientale. Il soggetto è buddista, richiama l'episodio di Siddharta che esce dal castello del padre, dove viveva preservato dagli affanni. Fuggendo si imbatte nel dolore e nella sofferenza: prima in un mendicante, quindi in un ammalato. Infine in un cadavere, che gli rivela la nullità del mondo. La vista del cadavere lo sconvolge, lo assilla tanto da farlo rinunciare ai piaceri della vita. La versione cristiana di questa leggenda è il Romanzo di Barlaam e Josaphat, molto popolare nel Medioevo. Così, come nel Tibet, Paese di stregoni, il gusto per il melodramma e per l'allegoria dell'Età di Mezzo resuscitano il culto per l'Apocalisse, per l'Inferno, la Passione. E per le rappresentazioni sconvolgenti che gridano a tutti, poveri e ricchi, memento mori, «ricordati che morirai». «La fine del Medioevo - scrive Baltrusaitis nel Medioevo fantastico (Adelphi) - è accompagnata da visioni di carni decomposte e di scheletri; i ghigni dei teschi e il battere delle ossa lo riempiono del loro rumore». Carlo Grande elusone, a convegno esperti da tutto il mondo Qui a destra, due immagini tratte dalla «Danza macabra» affrescata a elusone