«Isoliamoli prima che sia tardi»
«Per loro Berlusconi non è più una persona ma un simbolo contro cui usare la forza» «Isoliamoli prima (he sia tardi» Biondi: ma sono ancora «pesci piccoli» IL MINISTRO DILLA GIUSTIZIA INISTRO Biondi, questa catena di attentati alla Standa suscita due interpretazioni: c'è chi dice, come fa Violante, che sono diretti contro il personaggio Berlusconi, e c'è chi sostiene che sono piuttosto un attacco al governo, al «nuovo», nella persona di chi lo guida... «E' una versione minimalista, quella di Violante, che pure è un amico per il quale ho grande rispetto da molti anni. Noi, intendo dire noi membri del governo, siamo oggetto dall'I 1 maggio, da quando entrammo in carica, di una "concentrazione" di critica, anche quando non c'era alcun motivo per farla». Per esempio? «Lei sa che sono avvocato. Bene, vado a Palermo a fare un discorso, entro nel Palazzo di giustizia e qualche collega che conosco da trent'anni viene a farmi un saluto. Il giorno dopo si scrive: il ministro Biondi abbraccia i difensori dei mafiosi. Dopo soli cinquanta giorni già si criminalizza l'operato del governo. C'è un alone minatorio, una psicosi dalla quale poi può nascere anche il microterrorismo». In che modo? «Uno si alza alla mattina e decide: adesso rompiamo le scatole a Berlusconi, gli facciamo vedere che non sopportiamo il sopruso della vittoria, se mi consente il termine. E quel signore mette un piccolo ordigno alla Standa, cosa facile e con pochi rischi. E' la sua protesta, la sua "resistenza al regime". Perché Berlusconi è anche capo del governo, oltre che padrone della bottega, e la logica dell'attentatore è questa: facciamogli vedere che non è anche il nostro padrone». E non c'è il rischio di un'«escalation»? «Questo è il punto. Si ricorda Sossi?». Mario Sossi, il giudice genovese rapito nell'aprile '74 dalle Brigate Rosse? «Proprio lui. Io sono un vecchio avvocato genovese, quei fatti li ho vissuti in prima persona, e mi rammento bene come cominciò. Prima si divisero i magistrati in buoni e cattivi, poi partì una campagna di stampa (di sinistra) e di opinione contro alcuni di loro, un tam-tam, un rumore di fondo che saliva, e infine il cerchio si strinse. E quando le Br decisero l'azione dimostrativa, il bersaglio fu na- turale: Sossi. Ecco, a Berlusconi stanno applicando, a un altro livello, la medesima tecnica, vent'anni dopo». Ha un nome questa tecnica? «Certo, è la tecnica che usano anche i terroristi, è l'oggettivizzazione dell'avversario: creare una causa per cui non è più una persona, è un fantoccio, è un simbolo, è il "male" contro il quale è giusto che il "bene", sia pure dolorosamente, usi le armi dure della reazione». Quindi a Berlusconi viene applicata la tecnica Sossi... «Più o meno. O se preferisce un'altra immagine, accade come nella giostra del Saracino». E l'«escalation»? «Per ora l'acqua è bassissima e i pesci sono piccoli, ma è meglio stare in guardia perché in questi attentati in contemporanea una base organizzativa c'è, e se c'è vuol dire che esiste qualcuno che la dirige, e che vuole ottenere certi risultati». Che cosa pensa di fare, lei che è ministro della Giustizia? «lì 15 luglio avrò un incontro con l'amico Maroni, in sede di Comitato per la sicurezza, e valuteremo che cosa si può fare per evitare che questo microterrorismo, che per ora si autoalimenta per imitazione, si trasformi in macroterrorismo. Ne ho viste troppe in passato, di situazioni all'inizio sottostimate, per non essere un pochettino preoccupato: si ricorda "i compagni che sbagliano"? Oggi sappiamo che cosa ne è seguito. La violenza è sempre un male pericoloso, non ci si può abituare ad accettare anche una piccola quota di violenza. Vediamo di levare subito l'acqua a questi pesci piccoli, perché il terrorismo vive soprattutto di propaganda». E per questo servirebbero leggi speciali, come ai tempi del terrorismo politico di Br e neofascisti? «Assolutamente no. Tutti sanno che io sono da sempre un garantista. Uno dei problemi di questo Paese è che ogni volta che non si è riusciti a rispettare la legge ordinaria, si è ricorsi a quella straordinaria. E non sempre era indispensabile». Paolo Potetti «Per loro Berlusconi non è più una persona ma un simbolo contro cui usare la forza» Il ministro della Giustizia Alfredo Biondi e accanto il giudice Mario Sossi rapito nel 74 a Genova dalle Brigate Rosse
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