In fuga 300 mila renitenti

In fuga 300 mila renitenti In fuga 300 mila renitenti Un appello all'Europa: nascondeteli ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Il Consiglio d'Europa ha lanciato un appello ai governi dei Paesi occidentali affinché offrano protezione e asilo ai disertori della ex Jugoslavia sino alla fine della guerra. Si tratterebbe di 300 mila uomini che hanno rifiutato di portare le armi. In gran parte hanno cercato rifugio in Occidente, soprattutto in Austria, Germania e Scandinavia; molti rischiano di essere individuati e rimandati a casa dove li aspettano anni di carcere o, nel migliore dei casi, la mobilitazione forzata. Per questo l'Assemblea, riunita a Strasburgo, chiede alle autorità di ospitarli e proteggerli finché non cesserà il conflitto: «Sono gli uomini che costruiranno il futuro democratico dei loro Paesi». In realtà è difficile una stima precisa del numero di disertori dell'ex Jugoslavia. Dai 100 mila ai 300 mila uomini avrebbero rifiu¬ tato di partecipare alla guerra; la maggioranza è fuggita dalla Serbia e dal Montenegro. Per la legge di Belgrado sono punibili con 20 anni di prigione; nella Repubblica serbo-montenegrina sono in corso 20 mila processi contro i disertori. Ma anche la Bosnia ha decine di migliaia di disertori. «Si tratta di un grave problema», dice Neven Kulenovic, dell'ambasciata bosniaca di Zagabria. In Bosnia è in vigore l'arruolamento obbligatorio per tutti gli uomini dai 16 ai 60 anni; nessuno può uscire dal Paese senza il permesso delle autorità militari. «In realtà non esiste un controllo specifico per via dell'enorme massa di profughi che hanno lasciato la Bosnia», spiega Kulenovic: un milione e mezzo di persone, tra le quali decine di migliaia di uomini in età di mobilitazione. Ci sono inoltre gli ex detenuti dei campi di concentramento serbi come Manjaca e Omarska che tramite la Croce Rossa sono stati sgomberati in Paesi occidentali. Certo è che quasi nessuno di loro è rientrato in Bosnia per combattere. Una brigata costituita dai profughi della Posavina, regione settentrionale occupata dai serbi, è stazionata nella zona di Orasje, e un'altra della Krajina bosniaca si batte nei pressi di Travnik. Ma si tratta di casi isolati. Una volta usciti dall'inferno della guerra, non ci si torna più se non con la forza. Ci sono stati moltissimi casi di giovani «rimpatriati» controvoglia, o perché non avevano le carte in regola o perché hanno perso lo status di profughi. «Non abbiamo bisogno di uomini solo per completare le unità militari, ma anche per i lavori di ricostruzione del Paese - dice Kulenovic - se i nostri disertori otterranno veramente l'asilo sarà difficile che possano costruire una futura democrazia in Bosnia: nessuno di loro tornerà a casa». Ingrid Badurina Leader è un fochista di trentadue anni L'inno ufficiale il Bolero di Ravel

Persone citate: Ingrid Badurina Leader, Neven Kulenovic, Ravel