Mitterrand: il mio patto con i reietti del mondo di Foto Afp

Mitterrand: il mio patto con i reietti del mondo Mitterrand: il mio patto con i reietti del mondo PROPOSTA ALG-7 CPARIGI OME possiamo accettare che milioni di uomini, donne e bambini dei Paesi poveri del Sud del mondo continuino a morire di fronte alle nostre telecamere? Che queste terribili immagini ci suscitino compassione è un bene. Ma le nostre reazioni sono troppo incostanti. Temo che fra noi, nei Paesi ricchi del Nord, negli anni recenti si sia passati da un'indifferenza imbarazzata a un'indifferenza senza rimorsi. Ogni Stato sembra preoccuparsi solo del cortile di casa. Ogni interesse per lo sviluppo è svanito. Certi governi affermano che se i Paesi poveri non riescono a uscire dalla crisi è un loro problema e presumibilmente una loro colpa, perché non si sforzano abbastanza. Questa è una tragedia. Se creiamo una sorta di sottoproletariato globale escludendo dalla crescita economica intere regioni del mondo, malattie come l'Aids, i flussi di droga e le distruzioni ambientali generati dalla povertà di massa ci faranno pagare a tempo debito il prezzo della nostra indifferenza. Per queste ragioni non dobbiamo emarginare i Paesi poveri. L'ineguaglianza continua a crescere, a dispetto della pretesa che il mercato globale sia la panacea di tutti i mali. Far assegnamento soltanto sugli aiuti umanitari e sulle regole del mercato è insufficiente in una situazione in cui un quinto dell'umanità vive al di sotto della linea della povertà. Quello che invece servirebbe è un «contratto per lo sviluppo» fra il Nord e il Sud. Abbiamo bisogno di un'unica visione globale dello sviluppo, analoga alla visione globale dell'ambiente che è emersa dal vertice di Rio. Un tale contratto dovrebbe basarsi su un nuovo codice etico internazionale. So che questo è già stato detto, e accolto da alcuni con spirito denigratorio. Ma se non partiamo da qui, non andremo lontano. L'aiuto allo sviluppo deve diventare qualcosa di più di un contributo al fabbisogno finanziario dei Paesi poveri; deve diventare un mezzo per rafforzare il rispetto dei contratti sociali e morali entro le società ed entro la comunità mondiale. Tutto è collegato. Nei Paesi in cui lo sviluppo non ha luogo, non ci sarà pace durevole ma conflitti a catena. Dove c'è povertà e conflitti non è possibile edificare lo Stato di diritto e garantire il rispetto dei diritti umani. Se lo sviluppo è visto solo nella sua dimensione finanziaria, cosicché un Paese possa partecipare a un mondo in cui le regole del mercato regnano supreme, l'equilibrio sociale e l'eguaglianza continueranno a spezzarsi e nuovi conflitti ad erompere. Da parte del Sud si deve capire che è impossibile avere prosperità economica senza efficienza democratica. Solo in democrazia è possibile comporre i conflitti senza violenza. Solo laddove esiste lo Stato democratico i cittadini possono assicurare continuità alla gestione della cosa pubblica. Per queste ragioni, i Paesi sviluppati devono preoccuparsi della legalità nel Sud. La tutela delle minoranze da parte della legge deve essere un punto focale. Il caso del nuovo Sud Africa è un ottimo esempio da seguire su questa via. Tre sono gli elementi del contratto per lo sviluppo che propongo: Aiuto allo sviluppo. Se tutti i Paesi industrializzati che si incontreranno la settimana prossima a Napoli si impegnassero a destinare agli aiuti lo 0,7 per cen¬ to del loro prodotto interno lordo, saranno resi disponibili 130 miliardi di dollari per investimenti in infrastrutture, istruzione e salute nei Paesi poveri. Non dico che il mio Paese sia stato perfetto in questo settore, ma la Francia ha aumentato gli aiuti del 40 per cento in termini reali, portandoci vicini all'obiettivo. Abbiamo inoltre cancellato o dilazionato i debiti di 39 Paesi poveri. Stiamo quanto meno cercando di eliminare le obbligazioni che drenano le loro risorse. Il Fondo monetario internazionale dovrebbe inoltre rendere disponibili diritti speciali di prelievo per le necessità dei Paesi membri. Per il momento l'Fmi serve solo a tutelare gli interessi dei Paesi ricchi che ne erano già membri nel 1981, e non quelli dei 36 nuovi membri, i più bisognosi. Se questa ingiustizia del sistema finanziario internazionale fosse corretta, si renderebbero disponibili per lo sviluppo 50 maliardi di dollari. I Paesi poveri potrebbero usare questi fondi così da non ridurre, per mancanza di valuta forte, le loro importazioni di beni e apparecchiature, col rischio di deprimere la loro capacità produttiva. Rispetto reciproco. I leader dei Paesi in via di sviluppo hanno detto chiaramente di non voler essere sacrificati al liberalismo intollerante del mercato globale. In cambio, a questi Paesi va chiesto di rispettare i diritti dei lavoratori. L'assenza di sindacati in così tanti Paesi e lo sfruttamento dei bambini e dei detenuti sono insopportabili. E' deplorevole che Paesi che hanno giustamente lottato per l'indipendenza dal colonialismo violino a loro volta i diritti fondamentali dei loro popoli. Ci serve una base comune di comprensione fra Nord e Sud su questa materia. Soluzioni innovative. Quando i Paesi del Sud si organizzano per ottenere prezzi di mercato più giusti per le loro materie prime dal legno al caffè - sul mercato mondiale, sono sulla strada giusta. Quando Paesi del Sud cooperano con altri Paesi del Sud, contribuiscono al proprio successo. Questi sforzi che aiutano il Sud a svilupparsi da sé vanno incoraggiati. Non possiamo, semplicemente, continuare ad affidare lo sviluppo del mondo alle sole regole monetarie. Dobbiamo resistere al trend attuale, per cui l'aiuto allo sviluppo è tenuto fuori dall'agenda politica dei Paesi ricchi. La sicurezza economica su scala globale deve essere parte della riforma di tutte le istituzioni internazionali, dall'Organizzazione mondiale per il commercio che nascerà dalle ceneri del Gatt dopo la chiusura dell'Uruguay Round, fino alle stesse Nazioni Unite. Cercherò di promuovere ognuno di questi punti all'imminente meeting del G-7 a Napoli. Chiederò ai miei colleghi di trovare il coraggio di affrontare questa pressantissima sfida della fine del Ventesimo secolo. Francois Mitterrand Copyright «NPQ Los Angeles Times Syndicate» e per l'Italia «La Stampa» «Ai Paesi del Sud dobbiamo dare molti più soldi Loro in cambio devono rispettare i diritti umani» Pulizia etnica in famiglia Seppellisce viva la moglie Era dell'altra tribù Il presidente francese Mitterrand [FOTO AFP]

Persone citate: Francois Mitterrand, Gatt, Mitterrand

Luoghi citati: Francia, Italia, Los Angeles, Napoli, Ome, Sud Africa, Uruguay