Musi lunghi sotto la Quercia

Sorpresa nel pds dopo lo stop a Veltroni, il candidato preferito dalla federazione torinese Sorpresa nel pds dopo lo stop a Veltroni, il candidato preferito dalla federazione torinese Musi lunghi sotto la Quercia «D'Alema segretario? Volevamo il Congresso» pidiessine, al di là dell' «embrassons nous» a risultato acquisito, emerge un'altra verità: la delusione per il doppio voto. Una delusione che viene a galla soltanto garantendo l'anonimato di chi la esprime: «Giglia Tedesco, il presidente del partito, aveva chiesto a tutti i dirigenti di esprimere una preferenza. Era primo Veltroni. Adesso ci ritroviamo con il ribaltone romano. Allora nuova giunta, Turigliatto: «Mi hanno eletto in 15 mila, resto al mio posto» chi deve far fede, i comitati federali sparsi dalle Alpi alle isole, oppure il "parlamentino" dei 400 consiglieri nazionali?». Per ora, tuttavia, la parola d'ordine pidiessina rimane una sola: impegno senza polemiche. C'è il segretario? Avanti tutta, dunque. Bisogna risalire la china, preparare la «battaglia» delle elezioni di primavera, quando gran parte delle Regioni e dei Consigli comunali eletti nel '90 arriveranno a scadenza. «D'Alema è uno di noi. L'abbiamo visto il 10 giugno, in campagna elettorale. Prima del comizio di Grugliasco ha trascorso qui alcune ore», insiste Mario Barbonese, presidente del «Garibaldi» mostrando con orgoglio le fotografie scattate in quel «giorno di festa». Aggiunge l'amministratore Antonio Guarnieri, 62 anni, ex operaio Fiat: «Faremo ingrandire le immagini migliori e le incorniceremo a fianco di quelle con Occhetto. D'Alema è il naturale erede della politica pidiessina. Sia chiaro è un buon compagno anche Veltroni, ma Massimo è meglio. Offre più garanzie, è un ottimo organizzatore. Condividiamo l'analisi fatta da Violante: il segretario deve essere D'Alema, mentre Veltroni potrà avere l'incarico di responsabile del polo progressista». Nel circolo c'è anche chi interpreta lo scontro tra i due «eredi» con humor. «Quando ho visto D'Alema in tv, tutto compunto, mi è venuto da ridere. Ho pensato a "Tunnel", a Sabina Guzzanti che annunciava: "E adesso Tin D'Aleeema". Non so dare giudizi, non conosco né D'Alema, né Veltroni». Personaggi al contrario, e ovviamente, notissimi nel «santuario» pidiessino di piazza della Repubblica. Assente il segretario Chiamparino, a Roma per il Consiglio nazionale, i dirigenti rimasti si dividono equamente tra i due «cavalli di razza» del nuovo corso progressista, anche se al Centro civico di via Stradella, lunedi scorso aveva vinto Valter Veltroni. Valerio Soldani, responsabile dell'organizzazione del partito non nasconde le sue simpatie per D'Alema. «A parte il tifo - afferma - è positivo che la vicenda si sia chiusa senza traumi e che i due antagonisti confermino di voler collaborare». La federazione di Torino - al 90 per cento - rimane però convinta che sia necessario al più presto il congresso. Così Chiamparino s'era espresso a Roma, alla direzione di martedì, in sintonia con Piero Fassino, Domenico Carpanini, Massimo Negarville e Giorgio Ardito. Controtendenza Luciano Violante che, al comitato federale di via Stradella, aveva optato per l'elezione immediata del successore di Achille Occhetto, per poi preparare con calma il terreno del confronto congressuale. Il vice presidente della giunta regionale, Luciano Marengo, è convinto che, con D'Alema, si potrà avviare un lavoro egregio: «Massimo è l'uomo adatto in questa fase. Perché è in grado di tenere buoni rapporti con tutto l'arco progressista, aprendo al centro, ossia a quel Ppi, che a livello nazionale fino a ieri ci ha voltato le spalle». Giuseppe Sangiorgio Alle europee Rinaldo Bontempi ha ricevuto 67 mila preferenze Un accordo prevedeva che il capolista Occhetto gli lasciasse il posto

Luoghi citati: Grugliasco, Roma, Torino