E' il Mondiale della nuova frontiera

In attesa delie grandi stelle, la prima fase del torneo Usa incorona protagonisti inattesi In attesa delie grandi stelle, la prima fase del torneo Usa incorona protagonisti inattesi E' il Mondiale della nuova frontiera Owairan e Salenko gli uomini da gol r M ART! NS VILLE DAL NOSTRO INVIATO sa e il passo greve di Valderrama, valico obbligato - ed esclusivo - di tutte le azioni. I norvegesi, loro non sono riusciti a batterci in undici contro dieci. Equilibrio. Le schermaglie della prima fase confermano che è il Mondiale del tutti in gruppo. L'Italia terza con gli stessi punti e la stessa differenza reti delle prime due, ma anche della quarta. L'Argentina prima fino all'ultimo minuto dell'ultima partita e poi, dopo il gol di Sirakov, improvvisamente terza. Lo stesso dicasi del Belgio, precipitato - nel corso della kermesse conclusiva - dal primo al terzo piano. Non c'è una squadra che si stacchi. Nemmeno il Brasile, che pure ha fornito gli scampoli più apprezzati. Romario sta confermando di essere un asso: uno dei pochi scampati alle purghe del tatticismo esasperato, uno dei pochissimi in grado, almeno finora, di tenere fede alla parola data. La Germania procede a velocità di crociera, risparmiando su tutto, a partire dal carburante. L'Argentina deve ancora riaversi dallo choc maradoniano. Se il buon giorno si vede dal mattino, auguri: con la Bulgaria, nella prima partita di Coppa del Mondo senza Diego dal 1978, è stato un disastro. La zona. Ormai la applicano tutti. Sporca, pura, adattata, mista. Ognuno la piega al suo pudore, al suo vezzo, alla sua spocchia. Dei grandi, soltanto i tedeschi fanno di testa loro, fedeli, nei secoli, alla marcatura a uomo. Schema di riferimento, il 5-3-2, oscillabile fra il 4-5-1, il 4-4-2 e il 3-4-3 (dell'Olanda e, a tratti, della stessa Nigeria). Merita un cenno il ritorno in voga del contropiede, manovrato o folgorante, l'arma che tutti si contendono. Ma non è questione di moduli. E' questione di giocatori, e di allenatori: sempre e comunque. La penuria di talenti contribuisce a rendere più soffuso e modesto l'equilibro. Le smiadre si assomigliano: è chiaro che, a questi livelli, in assenza di elementi capaci di fare la differenza e rapire la fantasia, diventa fondamentale l'assetto, l'organizzazione, la sorte. Prova ne sia la marcia spedita, o abbastanza sciolta, di formazioni di modesta levatura come la Svizzera, l'Eire e il Messico. Gli Stati Uniti hanno sfruttato l'effetto ambiente e il mestieraccio di Bora Milutinovic, tre Mondiali con tre squadre diverse (Messico, Costa Rica, Stati Uniti). Gli arbitri. A noi non sono dispiaciuti. Rispettosi del mandato blatteriano, e sufficientemente uniformi. C'è chi ha sbagliato (Quiniou contro la Russia), e chi è stato di manica larga (Karlsson in Argentina-Nigeria). Il rendimento medio, però, ci sembra largamente dignitoso. Un caso? Sentite questa, riguarda l'ex Unione Sovietica. Primo indizio: nel 1986, a Leon, uscì negli ottavi per mano del Belgio e per bandiera di un guardalinee. Secondo: nel 1990, a Napoli, venne eliminata dall'Argentina, e da Fredriksson, che non colse una manata di Maradona sulla linea di porta. Terzo: anno di grazia 1994, partita Russia-Svezia, Quiniou espelle misteriosamente Gorlukovich, e dall'1-1 si scivola al 3-1 per gli scandinavi. Tre indizi, una prova. La Fifa si metta una mano sulla coscienza. Sul serio. Da oggi si fa sul serio. Il tabellone sembra concepito per favorire una finale fra Europa e Sud America. Da una parte, Germania o Italia. Dall'altra, Brasile o Argentina. Sempre che l'Africa o l'Asia non ci mettano lo zampino. Sarebbe singolare ma, visto l'andazzo, non clamoroso. Che Mondiale è? Facile: dell'afa, ma anche dell'Afa, intesa come Federazione argentina, destinataria del caso Maradona. E' il Mondiale dei cori, dei peones, delle sorprese. Divertente e palpitante, ma mediocre. Più ricco di cose che di gioco. Senza novità tattiche da sballo. Nessuna squadra a punteggio pieno (nel '90 erano due: Italia e Brasile), due 0-0 (contro tre). Il migliore attacco e il migliore cannoniere (Oleg Salenko, 6 reti) appartengono a una nazionale già eliminai . la Russia. Di travolgente, per adesso, c'è soltanto il pubblico. Stadi pieni zeppi, tifo civile, disordini zero. Più poveri. Mancano i tenori. Baggio non ingrana, Gullit e Van Basten sono rimasti a casa. Bergkamp dorme. Maradona si è escluso. Matthaeus è stato spedito in difesa. La Romania fende la calca grazie a una riserva del Milan (Raducioiu) e a uno straniero della nostra serie B, anche se non di serie B (Hagi, Brescia). Il rigore arbitrale, l'incentivo dei tre punti e la revisione del fuorigioco non hanno portato i frutti auspicati, appena 11 gol in più rispetto all'ultima edizione (93 a 82). Un consiglio: teniamoci stretti Romario e Stoichkov. Sorprese. In positivo, l'Arabia e la Nigeria. In negativo, la Colombia e la Norvegia. Gli arabi sono allenati da un argentino, Solari, precettato in extremis, dopo il licenziamento della «spia» Beenhakker. Praticano un calcio ruspante, aperto a galoppate travolgenti. E poi segnano gol splendidi. Quello di Saeed Owairan al Belgio (da area a area, di dribbling in dribbling) resta, per noi, il più bello in assoluto. La Nigeria ha raccolto il testimone del Camerun. Pilotata da un olandese (Westerhof), è composta da fior di atleti. Così, a occhio, ci sembra più squadra, e più agguerrita in attacco, della banda Milla. Se ha spazio, tracima; se non lo ha, gira in folle. La Colombia paga l'allegria della dife- A l Condizkme p&sibilite di r Valwedibase Rendimento ' [1] • quolifkaiione RADIOGRAFIA DEGLI OTTAVA ■ 1; ; il r [E [1 ] Per condizione, intendiamo anche l'incidenza degli infortuni e delle squalifiche. Nel dettaglio: l'Italia dovrà fare a meno di Baresi, Evani [infortunati] e Pagliuca [squalificato]; la Spagna di Caminero [squalificato]; la Romania di Raducioiu [squalificato]; L'Argentina ha perso Maradona; agli Stati Uniti mancherà Harlces [squalificato]; Iolanda deve rinunciare a Wouters [squalificato]; la Bulgaria sarà priva di Jankov, Ivanov o Tzvetanov [squalificati]; il Messico di Del Olmo [squalificato]; la Germania ha rispedito a casa Effertberg.