UNA MINA SUL NOSTRO CAMMINO di Roberto Beccantini

UNA MINA SUL NOSTRO CAMMINO UNA MINA SUL NOSTRO CAMMINO FMARTINSVILLE INO a un minuto dal termine, era Argentina. Poi, per un attimo, è stata Bulgaria. Quindi Nigeria. Se la rete di Stoichkov aveva allontanato gli spiragli californiani della Romania, i gol di Sirakov e Amokachi hanno addirittura strappato la mappa della nostra America. La Nigeria è la locomotiva del calcio africano. Dispone di un serbatoio prodigioso: non a caso, si è laureata due volte campione del Mondo, con gli Under ) 6 nel 1985 e con gli Under 17 l'anno scorso in Giappone. Non solo. Ad aprile, ha regolato lo Zambia e conquistato la Coppa d'Africa. Nella scala gerarchica, ha detronizzato il Camerun, già nostro affezionato cliente nel 1982, e protagonista di un epico quarto di finale - otto anni dopo a Napoli - contro l'Inghilterra di Gazza e Platt. Il fatto che si giochi a Boston, e non nel New Jersey, costituisce un dettaglio illuminante e curioso, sul quale vale la pena di meditare: sono loro, e non noi, ad aver requisito la testa del gruppo. La tribù dell'Arrigo avrebbe preferito la Romania: la squalifica di Raducioiu garantiva un solido piedistallo. Viceversa, la squadra di Clemens Westerhof, olandese di cappa e spada, appartiene alla categoria delle mine vaganti. Poderosa fisicamente, dispone di splendidi atleti. Sono pantere, i nigeriani: modellati sul calco di Desailly. Favoriti siamo noi, anche se di poco. La Nigeria è di casa, in America. Un suo ambasciatore, Hakeem Olawujon, ha appena regalato lo «scudetto» del basket agli Houston Rockets. L'Africa è la risposta creativa al nuovo ordine del calcio mondiale, grigio, uniforme, banale. La Nigeria è organizzazione, ma anche trasgressione. Ha spolpato la Bulgaria e sgretolato la Grecia. Ha ceduto, di misura, soltanto all'Argentina. Quella di Maradona, però: quella che nessuno troverà più di fronte. Ha subito due gol (come noi), realizzandone sei (il triplo di noi). Le sue perle si chiamano Yekini, Finidi, Amokachi, Oliseh (proviene dal Liegi, giocherà nella Reggiana), Ikpeba. Il limite è l'irruenza che ne scandisce l'ostruzione difensiva. Sorpresa nel sonno, l'Argentina tornò a galla, e mise fuori la freccia, grazie a un paio di punizioni pennellate da Diego e rifinite da Caniggia. Farà caldo, martedì a Boston. In tutti i sensi. Con la variante di Westerhof, viene a sfumare uno dei più prodigiosi agganci con la sindrome vighiana. L'Argentina ci avrebbe legato - indissolubilmente, forse - alla leggendaria cornice del Sarrià catalano. Il nostro Mondiale si stacca, così, dal ventre spagnolo. Le truppe di Bearzot poterono confidare sull'ausilio del pronostico contrario, giustificato dal carisma di argentini e brasiliani. Gli arrighisti dovranno viceversa resistere alle infide brezze del vento a favore. Se superano la Nigeria, avranno Spagna o Svizzera. Se non la superano, meglio non pensarci. Roberto Beccantini