Walesa:o me o l'aborto

Nuovo braccio di ferro tra il presidente polacco e la maggioranza guidata dagli ex comunisti Nuovo braccio di ferro tra il presidente polacco e la maggioranza guidata dagli ex comunisti Walesa:o me o l'aborto «Se passa questa legge, me ne vado» COME BALDOVINO Tragedia in mare Haiti, fuoco sui profughi 40 morti VARSAVIA. Lech Walesa sull'orlo delle dimissioni? L'ipotesi della clamorosa rinuncia alla presidenza ha ripreso improvvisamente quota dopo l'ennesima levata di scudi del Capo dello Stato in conflitto ormai quasi quotidiano con il parlamento polacco dominato dalle sinistre. E questa volta a far saltare i nervi all'ex elettricista di Danzica sono stati i quattro voti con cui il Senato ha approvato la scorsa notte gli emendamenti al codice penalo che liberalizzeranno l'aborto, finora consentito in casi eccezionali dalla legge del marzo 1993. «Mi mangerò la penna piuttosto che firmare il decreto», ha tuonato Walesa da Palazzo Belweder. «Anzi, mi dimetterò immediatamente in quanto non posso consentire che si uccidano degli innocenti». Una durissima presa di posizione dunque che ripropone in modi ultimativi la difficoltà di ricucire il dialogo con l'esecutivo varsaviano sul controverso tema dei rapporti con la Chiesa cattolica. Ma perché tanto livore proprio nell'attuale fase dell'economia nazionale tutta in risalita dopo anni di mortificanti delusioni? Una spiegazione c'è e va letta negli ostacoli che il governo di Waldernar Pawlak, leader del partito agrario al potere dallo scorso autunno in precaria coalizione con gli ex comunisti dell'Alleanza della sinistra democratica, continua a sfornare nel campo della politica religiosa. Da mesi infatti lo schieramento progressista boicotta la ratifica del Concordato con la Santa Sede, firmato un anno fa, premendo per la revisione di alcuni paragrafi giudicati insoddisfacenti: troppi privilegi al clero, dicono all'ala più oltranzista (verrebbe esentato dal pagamento delle tasse), troppa autorità concessa ai sacerdoti che celebrano matrimoni (non avrebbero l'obbligo di registrarli allo stato civile), troppa liberalità nell'insegnamento della fede (il catechismo diventerebbe materia obbliga¬ GERMANIA Il Parlamento: «Il bam toria di studio anche nella scuole materne). Ed adesso la grana dell'aborto. Il 10 giugno ci ha pensato il Sejm, la Camera bassa, ad autorizzare la pratica dell'interruzione della gravidanza presso cliniche private in presenza di «grave situazione familiare» della madre mentre in precedenza essa poteva venire seguita negli ospedali pubblici solo quando sussisteva il pericolo di vita della gestante e se la maternità fosse la conseguenza di stupro od incesto. Ieri infine la luce verde al testo da parte del Senato con 40 sì, 36 contro e quattro astensioni che ha fatto propria l'appassionato appello del gruppo femminista capitanato da Barbara Labuda. Basta cioè con i viaggi verso la morte nei nosocomi delle ex repubbliche sovietiche dove le donne polacche rischiano la pelle per abortire «in sale operatorie prive di qualsiasi igiene». Cosa succederà? Walesa, barricato con i suoi consiglieri, i pochi rimastigli con la scomparsa di Solidarnosc, ha adesso tre settimane di tempo per vistare o respingere il decreto ma con a disposizione una preziosa scappatoia costituzionale. Può infatti rimandare la legge all'Assemblea nazionale ed imporle l'obbligo di approvarla in seconda lettura a patto però di spuntare la maggioranza dei due terzi. Cosa oltremodo precaria in un parlamento che sulla carta supera di poco la maggioranza relativa. Di certo la gerarchia si è già mossa per bocca del Primate cardinale Jozef Glemp che senza mezzi termini ha accusato la sinistra di «proporre antichi ed inammissibili stili di governo di tipo comunista». E di sicuro sulla sortita di Walesa ha pesato il forte calo di popolarità nei confronti di Alexander Kwasniewski, il giovane capo carismatico dei marxisti riciclati dato per favorito nelle elezioni presidenziali del prossimo anno. bi Piero de Garzarolli no ha diritto ad essere Accolto da una selva di proteste a Vienna per la sua prima visita in Austria, il primo ministro cinese Li Peng ha ribadito la sua posizione su Tienanmen, affermando che la repressione fu «necessaria»: altrimenti gli eventi in Cina sarebbero finiti peggio di come siano andati nell'ex Unione Sovietica. Le sue dichiarazioni sono venute in un breve incontro con la stampa dopo un incontro col presidente del parlamento Heinz Fischer, svoltosi nell'albergo in cui alloggia. Il colloquio s'è svolto in albergo perché in Parlamento, per la stessa ora, i Verdi avevano polemicamente organizzato una conferenza sui diritti umani. Sulle polemiche che hanno segnato la sua visita, il premier Li Peng ha soavemente affermato disponibilità «a un dialogo sui diritti umani su base di equità». e allattato al seno» WASHINGTON. Una quarantina di «boat people» haitiani, in gran parte donne e bambini, sono morti affogati al largo di Nan l'Etat, sulla costa meridionale dell'isola, quando l'imbarcazione a vela lunga 18 metri sulla quale stavano tentando di raggiungere gli Stati Uniti è stata attaccata da una lancia della guardia costiera di Portau-Prince. Le vittime sono morte affogate nella ressa da panicoscatenatasi quando i militari hanno sparato tre colpi sopra la tolda dell'imbarcazione, sovraccarica di 400 profughi in fuga dal regime militare del generale Raoul Cedras, al potere dal rovesciamento il 30 settembre del 1991 del presidente Jean-Bertrand Aristide. Secondo il resoconto fornito dal giornalista Edward Barnes, inviato della rivista Time, la lancia della guardia costiera, con a bordo quattro militari, avrebbe poi lasciato il luogo dell'incidente senza raccogliere un solo profugo' Cedras ha ribadito la linea dura contro i boat people haitiani. A differenza dai suoi predecessori, ha annunciato che ogni profugo sorpreso mentre tenta la fuga dall'isola verrà punito con l'arresto, e finora sta tenendo fede alla promessa. Il numero di profughi però non è diminuito, anche per l'intensificarsi di sanzioni economiche contro Haiti, che ha spinto molti alla fuga. Mentre si verificava la tragedia di Nan l'Etat, a New York il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvava all'unanimità l'estensione fino al 31 luglio del mandato dei Caschi blu a Haiti, sottoposta dal 10 giugno scorso a embargo economico, militare e petrolifero. E l'Amministrazione democratica del presidente americano Bill Clinton ha chiesto al segretario generale dell'Orni, Butros Butros-Ghali, di preparare un piano per l'invio a Haiti di 10 mila Caschi blu, un intervento che si prevede possa avvenire solo dopo un'invasione Usa che costringa Cedras a dimettersi e consenta ad Aristide di riassumere il potere. [AdnKronos] Il presidente polacco Lech Walesa durante l'incontro con il Papa in Vaticano i, ora si giustifica: saremmo finiti peggio dell'Urss