Cacciari: quest'opera è da buttare

polemica. Il sindaco di Venezia contro la gestione degli enti lirici polemica. Il sindaco di Venezia contro la gestione degli enti lirici Cacciari: quest'opera è da buttare «Apriamo le porte ai privati» SROMA E c'è un'accusa che non può essere mossa al sindaco di Venezia Cacciari è I quella di non avere idee. Da bravo filosofo, Cacciari ha riflettuto più p meno su tutto lo scibile umano. Anche quello burocratico-amministrativo, apparentemente lontanissimo dalle speculazioni dello spirito. Niente di strano, quindi, che pure sul teatro dell'opera, annosa questione culturale italiana, Cacciari abbia la sua idea. Un'idea che ha raccontato nella sede della Stampa estera, luogo scelto proprio per rispondere alla doppia vocazione di Venezia, città italiana e città del mondo. Un'idea che il sindaco filosofo ha intenzione di sperimentare subito per la Fenice. «Così come sono gli enti lirici vanno smantellati», ha esordito Cacciari bello e altero come un guerriero antico. «Non ha alcun senso tenere in vita un teatro dell'opera il cui bilancio annuale viene assorbito per il 90% dal suo mantenimento e solo per il 10% dalla produzione di spettacoli. L'opera italiana è malata: lo vede chiunque. Nessuna istituzione può aver come fine l'autoriproduzione». I tagli, i risparmi, la caccia ai tangentisti, il contenimento dei prezzi, l'eliminazione delle star dai cartelloni, l'aumento del numero degli spettacoli sono palliativi. La Fenice li ha praticati e proprio per questo, quest'anno, può presentare un bilancio in sostanziale pareggio. Ma se dei suoi cinquantasette miliardi solo sei se ne vanno per gli spettacoli è evidente che c'è qualcosa, anzi molto più di qualcosa, che non funziona. E allora a che ha pensato Cacciari? Ha pensato a trasformare la Fenice in una Fondazione. Il modello, racconta, è quello della Scala di Milano. Se quella, però, somiglia di più a un gruppo di amici sostenitori del teatro, questa dovrebbe somigliare a una vera società a capitale misto, privato e pubblico. Enti, aziende, industrie, banche potrebbero partecipare come soci e sedere nel consiglio d'amministrazione della Fenice, arrivando per¬ fino a intervenire sulla scelte delle opere da rappresentare. «Basterebbe radunare una trentina di soci fondatori, poi il resto viene da sé». E che vantaggio avrebbero questi soci a mettere i loro soldi in un'operazione a rischio qual è la gestione di un teatro d'opera? Cacciari fa alcuni esempi. La pubblicità diretta e indiretta che può venire al loro marchio. L'uso del teatro per occasioni speciali come fu, l'anno scorso, una riunione di piccoli industriali svoltasi proprio alla Fenice. Un eventuale palco «aziendale» da utilizzare per ospiti stranieri o altro. Il piacere di vedere funzionare il teatro lirico della propria città, finalmente amministrato con criteri manageriali. E ci sono davvero aziende disposte a collaborare? Pare di sì. Una ventina si sono già fatte avanti, racconta il sovrintendente Pontel che, dopo un approccio tumultuoso, oggi sembra andare d'amore e d'accordo con Cacciari. «Perfino dall'estero», aggiunge. Chi per esempio? «La Bmw, e non lo diciamo per spingere la Fiat a starci». Naturalmente, tutto questo non può valere solo per la Fenice che sta a Venezia e i soldi li trova. «La riforma governativa de¬ gli enti lirici deve andare in questa direzione», dichiara il progressista e antistatalista Cacciari. «Solo se diventeranno produttivi gli enti lirici avranno diritto a sopravvivere. E io considererò produttivi l'orchestra, il balletto, il coro, i tecnici quando anche loro lavoreranno i famosi 260 giorni all'anno. Magari suonando in piazza, nelle chiese, in tournée. Ma lavoreranno. Adesso, con i ritmi attuali, mi è impossibile definirli forze produttive». ttassimo Cacciari, il sindaco di Venezia sostiene che occorre aprire ai privati la gestione degli enti lirici Simonetta Robiony no dedicato molta attenzione agli enti lirici italiani e YEconomist in particolare ha dedicato parole di lode per l'attività del Comunale di Bologna. Proprio perché non tutti gli enti lirici sono allo sfascio, occorre uscire dalla logica dell'autofustigazione, bisogna scegliere, guardare all'Europa e contemporaneamente mettere a frutto i nostri potenziali. Anche gli enti meglio gestiti tuttavia hanno bisogno di nuove regole e il Parlamento dovrà prendere provvedimenti che da an¬ Anche Elda Tessore, sovrintendente al Regio di Torino, non è stupita dalle affermazioni di Cacciari: «Da tempo abbiamo come primo obiettivo l'efficienza e lo spostamento delle risorse verso gli investimenti. Oggi il 23 per cento del nostro bilancio va alla produzione, facciamo cento spettacoli all'anno fra lirica, e balletto. Ben vengano i capitali privati purché non stravolgano le esigenze culturali degli enti lirici». [se. tr.] ni chiediamo».

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