Rapine e furti Condannati Negri e Scalzone
Rapine e furti Rapine e furti Condannati Negri e Scalzone MILANO. Gli Anni di piombo non sono ancora finiti. Per la giustizia, almeno. Ieri la prima corte d'assise di Milano ha distribuito una raffica di condanne. Di «supplementi» di condanne. La più pesante, 4 anni e 8 mesi, è toccata a Toni Negri. Il processo riguardava fatti avvenuti quasi vent'anni fa, attribuiti alle Brigate Comuniste, a Rosso, a Prima Linea, ad Autonomia Operaia, alle Brigate Rosse. I reati in questione andavano dalla banda armata, alla rapina, al furto, alla detenzione di armi. Nel capo d'imputazione erano elencati attentati e irruzioni in aziende, assalti alle carceri, incendi e rapine. E anche l'occupazione della stazione Centrale di Milano avvenuta il 6 febbraio 1976. Gli imputati del processo erano 48. La sentenza di ieri ha riguardato i 36 che avevano chiesto il rito alternativo. Il processo con rito ordinario riprenderà il 4 luglio. Per Toni Negri il pm, Grazia Pradella, aveva chiesto 12 anni di reclusione. Nel comminare la condanna, la corte ha considerato sussistente l'accusa di «concorso morale» dei capi storici di quelle organizzazioni. A suo carico Toni Negri aveva già una condanna per omicidio pronunciata nel 1987 dalla corte d'assise d'appello di Roma. Ieri, ovviamente, il professore padovano non era presente in aula. E' latitante da molti anni, ormai. Una latitanza «anomala». Toni Negri, infatti, vive a Parigi. Alla luce del sole. Insegna, pubblica libri, partecipa a dibattiti e convegni internazionali. Anche molti altri imputati di questo processo vivono in Francia. Si sono «ricostruiti una vita», svolgono attività normali. La giustizia italiana continua a processarli, a condannarli e a «perseguirli». Ma non fino al punto da ottenerne davvero l'estradizione. Di fatto, si consente loro di essere liberi cittadini. Purché non rientrino in Italia. Così, formalmente, gli «anni di piombo» possono continuare ad essere solo un fenomeno penale e giudiziario. Nella sentenza di ieri quasi tutti gli imputati hanno goduto della «continuazione», per cui hanno avuto pene relativamente basse, che andranno ad aggiungersi a quelle avute in precedenza per concorso in altri fatti terroristici. Gianfranco Pancino, il medico di Autonomia organizzata, ha avuto quattro anni in continuazione. Stesso trattamento per Raffaele Ventura e Pietro Mancini. Un'aggiunta di pena di un anno e due mesi è stata decisa per Oreste Scalzone, otto mesi per Massimo Domenichini, quattro mesi ciascuno per Roberto Ferrari e Laura Motta, e sei mesi per Giovanni Mainardi. Aggiunte di pena da uno a due mesi sono state decise per altre dodici persone. Per altre ancora, come Corrado Alunni, la condanna viene considerata assorbita nelle precedenti. Per altre sei persone i reati contestati sono stati dichiarati prescritti, mentre un gruppetto di imputati è stato assolto per non avere commesso il fatto. Pena nuova, infine, da non aggiungersi ad altre, per Luigi Catapano, che ha avuto un anno e due mesi con i benefici di legge, [si. COS.] vvis ato un vicino
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