Anche Caino attende l'ospite

Anche Caino attende l'espile Anche Caino attende l'espile La taglia dei coloni può finire a un arabo questo appuntamento con il destino del suo popolo. Certo, è un appuntamento ancora zoppo, nonostante le montagne di giornalisti e televisioni che lo faranno oggi l'avvenimento dell'anno: se si dimenticano infatti le barricate disperate di Tripoli nell'autunno dell'82, mai forse come in questi giorni la leadership dell'Olp è parsa tanto in crisi, incerta sulle prospettive di una scelta che andava fatta ma che è anche poco più di un passo sospeso sul baratro. La taglia di 30 mila dollari su Arafat dovrebbe premiare, presumibilmente, una mano sionista; è però più probabile - se mai questo dovesse verificarsi - che quella mano possa essere di un arabo. E passando a Rafah il Ma in Iran pochi la usano; dietro il proclama, la guerra dei costumi con il moderato Rafsanjani mm Un ebreo ortodosso davanti a un muro di poster anti-Arafat La scritta dice «L'assassino è in libertà» tradimento. Arafat ama spendere in questi giorni il titolo, che nessuno gli ha dato, di Presidente della Palestina. Ma è tanto poco presidente che ancora non gli è riuscito nemmeno bene di mettere assieme quel Consiglio Nazionale di 24 nomi dal quale si legittima ogni potere che sarà esercitato sul nuovo (quasi) Stato. Il suo primo avversario il vecchio capo guerrigliero ce l'ha proprio in casa, e a livello sociale, oltre che politico: sono i palestinesi «dell'interno», cioè quel mondo di gente qualunque - i disperati dei campi profughi, i lavoratori esiliati da Israele, i ragazzi dell'intifada, i medici, gli avvocati, i professori di una borghesia comunque in formazione - che in questi 27 anni di occupazione israeliana ha subito la mano dura della repressione militare. Non che tutti costoro siano contro Arafat (e Eeisal Al Husseini è l'espressione pia drammatica della contraddittorietà di sentimenti ed emozioni che oggi li

Persone citate: Al Husseini, Arafat, Rafsanjani

Luoghi citati: Iran, Israele, Palestina, Tripoli