Arriva Arafat, Israele è già in fiamme di Aldo Baquis

Il premier: c'è un complotto di destra per rovesciare il governo, la democrazia è in pericolo Il premier: c'è un complotto di destra per rovesciare il governo, la democrazia è in pericolo Arriva Arafat, Israele è già in fiamme La visita anticipata «per rispetto al sàbato ebraico» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO storica visita). I coloni hanno reagito con sarcasmo: «Il governo Rabin è proprio capace di tutto, perfino di trasformare un arciassassino in un pio ebreo rispettoso del sabato...» In base ai programmi, alle ore 13 italiane Arafat (proveniente in elicottero dall'Egitto) varcherà in macchina il valico di Rafah e percorrerà i rimanenti 25 km che lo separano da Gaza fra due ali di folla. Reparti dell'esercito israeliano assicureranno la sua incolu¬ Dopo 27 anni di esilio, il leader dell'Olp Yasser Arafat toma oggi trionfalmente nella Striscia di Gaza, divenuta ormai entità autonoma palestinese, accolto dal tripudio di circa un milione di abitanti. Ma in Israele si sta già creando un clima di emergenza: di fronte al montare della protesta organizzata dai movimenti di destra i leader laburisti hanno messo in guardia dal «tentativo di abbattere un governo legittimo con violenze di piazza». Il ministro degli esteri Shimon Peres ha avvertito che «la democrazia israeliana è in pericolo». E a Gaza Hamas è tornato a impugnare le armi: i suoi militanti hanno teso un'imboscata a una pattuglia israeliana, ferendo due militari: «Questo è il nostro benvenuto a Yasser Arafat». Ancora una volta i programmi di Arafat hanno subito un repentino cambiamento: il suo arrivo, annunciato per domani, sabato, è stato anticipato a venerdì «per non urtare - ha spiegato il suo consigliere Ahmed Tibi - la sensibilità degli ebrei religiosi». Questi ultimi, per bocca del rabbino capo sefardita Eliahu Bakshi Doron, avevano fatto sapere ad Arafat di essere preoccupati dall'evenienza che migliaia di soldati e agenti di polizia infrangessero il riposo sabbatico nel contesto dell'«Operazione Deserto Ardente» (il nome in codice del servizio d'ordine alla mità nel pericoloso tratto fra Kissufim e Kfar Darom, una manciata di chilometri stretti fra gli insediamenti israeliani: i coloni della zona minacciano già azioni di protesta. A Gaza Arafat farà ingresso dalla via Thalatin e terrà un comizio alla folla da un edificio che fino a due mesi ospitava una grande base israeliana. Migliaia di agenti palestinesi cercheranno di mantenere l'ordine: i responsabili palestinesi alla sicurezza hanno già disposto la chiusura al traffico di lunghi tratti di strada attraverso i quali transiterà il leader dell'Olp. Fonti palestinesi e israeliane ritengono che la visita durerà tre giorni. Secondo il premier Yitzhak Rabin, non è certo che essa includerà una puntata a Gerico, mentre «è escluso» che Arafat potrà recarsi a Gerusalemme, dove intenderebbe pregare alla moschea di alAqsa, terzo luogo sacro per l'Islam. «Se la visita servirà a far calare ulteriormente il terrorismo nei Territori e ad affievolire l'aureola creatasi attorno agli islamici di Hamas - ha detto ancora Rabin - si potrà parlare di un successo». Da parte palestinese, si ritiene che Arafat porterà con sé i primi aiuti economici stranieri all'Autorità palestinese (la cui prima seduta al gran completo avrà luogo domenica a Gaza): secondo alcune indiscrezioni, nella valigia del leader dell'Olp ci sono fra 30 e 50 milioni di dollari. Ma sulla sua testa c'è anche una GERUSALEMME: SARA' CHIUSA Al PALESTINESI DELLA CISGIORDANIA. ANNUNCIATE MEGAMANIFESTAZIONI DI COLONI E DELL' ESTREMA DESTRA, CHE INTENDE TRASFERIRE . L'ACCAMPAMENTO PERMANENTE DI COLONI, DAL SITO ATTUALE DAVANTI ALL'UFFICIO DEL PRIMO MINISTRO, ALLA PORTA DI DAMASCO (LUNGO LE MURA DELLA CITTA' VECCHIA A GERUSALEMME EST). taglia - più modesta, ma insidiosa - di 30 mila dollari: questo è quanto il movimento dei coloni e disposto a pagare a chi riuscirà, durante la visita a Gaza, a catturare Arafat, «vivo o morto, ma preferibilmente vivo per poterlo processare». «Canale 7», la radio pirata dei coloni, ha ieri annunciato che «la battaglia per la difesa di Gerusalemme» è iniziata <: ha dichiarato una mobilitazione generale di tutte le forze patriottiche. I primi disordini - violenti ma sporadici - sfruttarne il comprensibile risentimento, la rabbia, le frustrazioni, e gridare alla «vittoria tradita». Perché, poi, per molti, lo scarno potere che si può spremere dagli accordi di settembre a Washington e di aprile al Cairo è, nella realtà, una resa sostanziale al nemico. Basta andare a Gaza a sentire Haidar Abdel Shafi, il vecchio gentile medico che pilotò i primi negoziati di pace, o a Gerusalemme la signora Hanan Ashrawi che ne fu la viva voce, e che sono, entrambi, soltanto degli intellettuali ragionevoli e anche moderati; per trovare subito gli avversari di Arafat non c'è bisogno, insomma, di arrivare fino a leaders politici esplicitamente impegnati nell'opposizione alla sua «gestione dittatoriale», come il dottor Georges Habbash del Fplp, o Nayef Hawatmeh del Fdplp, né di pensare ai vecchi nemici giurati dell'ala militare come Ahmed Jibril o il superterrorista Abu Nidal. Attraverso Habbash, però, e Hawatmeh, e soprattutto Jibril e Nidal, si salda il cerchio che stringe pericolosamente attorno al collo di Arafat l'anello delle opposizioni, quelle interne all'Olp ma anche quelle esterne, dei leaders arabi che hanno sempre usato strumentalmente, per puri interessi di casa propria, i sogni e le speranze dei «fratelli palestinesi». Hafez Al Assad, il vecchio leone di Damasco, ne appare forse la caratterizzazione più ben riuscita, ma non c'è che ì'imabarazzo della scelta, se si prende là mappa del Medio Oriente: da Gheddafi a Saddam, dai khomeinisti iraniani allo stesso Hussein di Giordania, è tutta una lista di gentiluomini senza grandi pudori. Arafat sa bene tutte queste storie, ma ci si è sempre infilato in mezzo e ne è saputo uscire sempre vivo. E, a suo modo, vincitore. Un giorno, quand'era ancora a Beirut, gli chiesi in un'intervista se fosse vero quello che m'avevano raccontato di lui: che durante un pellegrinaggio alla Mecca, quando si lanciano le sette pietroline rituali contro il diavolo, lui se n'era tenute due, perché «non si deve rompere mai il ponte con nessuno». Arafat quella notte, nel rifugio sotterraneo, aveva riso divertito, e non aveva risposto. Però, intanto, oggi arriva a Gaza: nel fondo d'una tasca avrà due piccole pietre bianche consumate dagli anni. tormentano); ma certo molti di loro, e soprattutto i più attivi, i più impegnati, i più vivi e che più seguito hanno, sopportano ora a fatica che i «signorini di Tunisi» (così dicevano, alcune settimane fa, quando li intervistavo) vengano ora a prendersi tutte le poltrone lasciate libere da Israele. Ognuno dei 10 mila palestinesi che è finito in galera in questo tempo, ogni abitante di Gaza o Gerico che abbia avuto un parente ammazzato da Tzahal, ogni famiglia dunque di queste terre appena liberate, vanta titoli certi per avere un premio, un riconoscimento concreto; del sacrificio patito: e su tutti questi, e sui leaders locali formati in lunghi anni di lotta, fa leva la pressione di Hamas, per Ucciso un inglese si sono avuti ieri sera nel centro della città. Oggi Gerusalemme sarà in stato d'assedio: migliaia di dimostranti vi confluiranno da tutto il Paese e si sistemeranno in una tendopoli eretta ai piedi dell'ufficio del primo ministro. La polizia israeliana ha dichiarato lo stato d'emergenza: il timore è che gli oltranzisti israeliani cerchino un confronto con i musulmani nella Città Vecchia (probabilmente i valichi di ingresso dalla Cisgiordania verranno chiusi). Per domenica - ha detto Rabin - vi è perfino il rischio che i dimostranti tentino di prendere l'assalto il suo ufficio e i ministeri durante la consueta seduta del governo. «Prenderemo tutte le misure necessarie - ha assicurato - per impedire provocazioni a Gerusalemme». Intanto a Gaza stanno affluendo centinaia di giornalisti da tutto il mondo per seguire lo storico arrivo di Arafat: entro oggi il loro numero dovrebbe essere compreso fra mille e duemila. In mancanza di alberghi (i pochi esistenti sono stati messi a disposizione dei dirigenti dell'Olp che accompagnano Arafat) vanno a ruba le camere nelle case private. Sembra uno scherzo: trascorrere una notte in un letto di Gaza - una delle città più misere al mondo - costerà 500 dollari. E in queste ultime ore i prezzi stanno ancora salendo. Aldo Baquis