I FRATELLI NEMICI DIABUAMMAR
I FRATELLI NEMICI I FRATELLI NEMICI DIABUAMMAR 130 mila dollari che a Gerusalemme uno zelota ha promesso in premio a chi farà fuori «il diavolo terrorista» sono appena uno dei tanti segni dell'ordinaria follia che incrocia l'incerto futuro di Yasser Arafat, ora che il tempo del ritorno si è finalmente fatto reale e la Palestina ritrova sulle vecchie mappe del conte Balfour i colori stinti dagli anni. Il Medio Oriente è terra d'invasati, i confini tra ragione e fanatismo finiscono per perdersi spesso nell'ombra di odi antichi; dentro quell'ombra il nemico ha facce incerte, i fratelli della Mezzaluna poi si scannano abbracciandosi. Castro sapeva da dove gli toccava guardarsi, bastava badare al vento del Nord ed era fatta: per 61 volte la Cia ha tentato di strappargli la barba, ma lui è ancora lì vivo e (più o meno) vegeto a studiare come sopravvivere alla crisi finale della Revolution; per Arafat invece la faccenda è più complicata, lui deve muoversi in un terreno aperto dove l'ambiguità maschera a stento trappole mortali. E almeno per due volte, negli ultimi 6 mesi, il Mossad ha avvisato i servizi di sicurezza dell'Olp che qualche «fratello» stava per spedire nel Paradiso delle uri il vecchio Abu Animar. Sono ormai quarant'anni che la storia che s'è andata scrivendo del Medio Oriente è stata in realtà la storia del Grande Equivoco, un palcoscenico dove in primo piano si recitava la commedia della fratellanza araba: la Umma, il popolo di Dio, la società dei credenti, stava unita in un grande abbraccio a riportare verso le loro terre i palestinesi che nel '48, e poi ancora nel '67, gli eserciti di Tzahal avevano scacciato a forza di cannonante. Era una menzogna, per quello, almeno, che si riferisce ai governanti arabi più che ai loro popoli: il sogno illusorio del panarabismo, prima, ai tempi di Nasser e della sua rivoluzione anticolonialista, e poi l'emergere di interessi nazionali nei vari Paesi della Mezzaluna, legati al diverso ritmo di sviluppo delle borghesie locali, hanno sempre minato quando non contrastato - nella realtà il progetto di una «rivoluzione palestinese». E il merito storico di Arafat, la sua maggiore caratura nazionalista al di là dei tanti errori e dei molti fallimenti, è certamente la straordinaria abilità delle sue manovre dipluinaticht:. che gli hanno consolili to seiiipie di desueggiaisi tra nemici vei ì e amici finti per arrivare alia Ime «contro tutti/) a
Persone citate: Arafat, Balfour, Castro, Mezzaluna, Nasser, Yasser Arafat
Luoghi citati: Gerusalemme, Medio Oriente, Palestina
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