Pds «spaccato» nel giorno del D-Day di Maurizio Tropeano

Decideranno 50 indecisi. Napolitano appoggia l'ex capogruppo. Si abbassa il quorum Decideranno 50 indecisi. Napolitano appoggia l'ex capogruppo. Si abbassa il quorum Pds «spaccalo» nel giorno del D-Day Oggi la scelta del segretario, D'Alema e Veltroni in parità E pure l'altro duellante non sembra propenso a cedere le armi tanto facilmente. Dunque, si rischia la paralisi. Già, è questo l'incubo che grava sul consiglio nazionale: può il pds concedersi il lusso di spaccarsi a metà e di non riuscire ad eleggere il segretario? Di rinviare il tutto al congresso? Ma la «grande paura» del Cn non sembra opprimere gli animi dei quattro commensali, che continuano a pasteggiare. Ottolenghi ordina un'enorme coppa di gelato alla crema con i frutti di bosco, Pe¬ truccioli un caffè e un whisky e Colaianni paga il conto a tutti. Alla fiera di Roma, però, si respira tutt'altra aria. All'ingresso non c'è nessun segno visibile della presenza del parlamentino pidessino. Non un simbolo, non un'indicazione. Niente. Nel grande casermone dove è riunito il Cn, sulla platea, che riserva anche alla lettera inviata da Occhetto un applauso freddino, incombono stanchezza e rassegnazione. In compenso si avvertono gelide correnti di antipatia. «Lo sai perché Turci sta con D'Alema? Perché hanno fatto affari e ora si coprono a vicenda», racconta il migliorista Renato Grilli, fan di Veltroni. «Il Venerdì della Repubblica ha indetto due referendum. In quello politico è uscito vincente Cacciari, in quello "culturale" Ambra: ecco questo rischia di essere lo specchio del pds», ironizza amaro Gavino Angius, sostenitore dell'ex capogruppo della Quercia. Rancori, odi, recriminazioni. Ma i candidati continuano imperterriti a sorridersi. Eppure svolta». Bassolino, invece, come Tortorella, annuncia che voterà per l'ex capogruppo: «D'Alema è la scelta più solida: deve fare autocritica sulla sua immagine ma penso che politicamente potrebbe "tupire». I candidati ascoltano. Il direttore dell'Unità siede in prima fila. Ogni tanto si alza. E uno stuolo di gente lo segue: tre guardie del corpo, fotografi e i giornalisti del Tg3. D'Alema è in quarta fila. Il «compagno» che gli faceva da autista adesso lavora per quel Luigi Berlinguer che voterà Veltroni. «Non nego che l'immagine di Walter - ammette l'ex numero due di Botteghe oscure - faccia più presa della mia, sui giornali, ma mi chiedo se per eleggere il segretario del pds conta solo questo criterio. Eppoi, sapete che vi dico, vi ricordate quell'editoriale di Scalfari contro Bassolino, presentato come il candidato dell'apparato? Ebbene adesso si vede chi aveva ragione». Quindi, con ingenua civetteria aggiunge: «E comunque in tv vado bene, quando sono andato da Funari ho ricevuto 1800 lettere». Intanto sul palco si alternano gli oratori. Ma i giochi veri si tengono nelle salette riservate. Gli occhettiani si contano. Hanno con loro tutti i miglioristi, tranne cinque: Turci, Minopoli, Ranieri, Guerzoni e - forse - Na- qualche stoccatina se la danno. Dal palco della presidenza, D'Alema dice di apprezzare l'accento «autocritico» con cui il direttore dell'Unità ha parlato del rapporto tra partito e Rai. Un'allusione allo storico sodalizio tra Agnes e Veltroni. I due contendenti parlano in mattinata. Poi tocca agli altri. Petruccioli, che attacca D'Alema: «C'è chi la svolta l'ha subita come una dura necessità, chi come un'occasione». Fassino, che fa altrettanto: «E' Veltroni quello più in sintonia con la politano. D'Alema all'ora di pranzo tiene una riunione ristretta dei fedelissimi. E intanto si viene a scoprire che per abbassare il quorum gli assenti giustificati non verranno conteggiati. «Ma saranno una decina in tutto», premette Piero Fassino per evitare che qualcuno lo accusi di aver escogitato un marchingegno che permette l'elezione di Veltroni. «Sembra la de», commentano i giornalisti. Forse, più semplicemente, il pds ha subito un'altra svolta: le vecchie correnti si sono spaccate, il «centro», i «riformisti». Solo i comunisti democratici sono rimasti uniti. Nei corridoi si fanno i conti. Ma in sala c'è un oratore che può spostare voti: Giorgio Napolitano prende la parola. Dice che non si pronuncerà. Con voce piana esalta le doti dei due contendenti, poi il timbro si alza: «Nella scelta tra Veltroni e D'Alema c'è una discriminante inaccettabile. Respingo l'etichettatura di ex dirigente del pei come portatore di una tara indelebile. Se poi viene fatta dagli stessi ambienti che ieri hanno reso omaggio a Berlinguer mi suona insostenibile». Non doveva pronunciarsi, Napolitano, ma l'ha fatto. Difendendo Massimo D'Alema. Maria Teresa Meli LE VIP « » ALBA PANETTI «D'Alema è molto preparato, sicuramente è un personaggio di serie A, però sembra uno che va a pignorare gli alloggi. Non l'ho mai visto sorridere e questo mi preoccupa». E Veltroni? «E' simpatico, ha un aspetto rassicurante, è uno che vorresti avere come amico, una persona che ti porti in barca a vela sicuro che con lui non litigherai». «Sex appeal? Li boccio tutti e due». LELIA COSTA «Chi preferisco? A dire il vero avrei preferito che D'Alema e Veltroni fossero dalla stessa parte della barricata a combattere contro qualcun altro. Non mi piace questo duello». Costa critica poi la spettacolarizzazione della successione ad Occhetto: «Per me la politica si fa sui programmi e non sull'immagine. Karl Marx diceva che gli uomini si giudicano dalle cose che fanno e non da quello che sembrano». MARINA SA1AM0N imprenditrice, boccia D'Alema «Non mi piace sono nettamente contraria ad una sua candidatura. E' un "vecchio" politico cresciuto dentro il partito e che ha passato venti anni a coltivare i voti dell'apparato» - e promuove con un 7 il direttore dell'Unità: «Veltroni è un uomo della mia generazione. E' intelligente, aperto, curioso. Parla il mio stesso linguaggio, ha i miei stessi ideali kennediani». ADRIANA ASTI «D'Alema o Veltroni? Mmm... diciamo Walter Veltroni». L'attrice «vota» perii direttore dell'Unità. «Chissà - dice - forse farà cose nuove, riuscirà a portare avanti quell'idea di "progresso" di cui molti hanno parlato in campagna elettorale e che non si è vista. Penso che sia la persona più appropriata per portare a termine quest'obiettivo». A CURA DI Maurizio Tropeano

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