Scatta la grande corsa per una poltrona in tv di Francesco Grignetti

Scatta la grande corsa per una poltrona in tv Scatta la grande corsa per una poltrona in tv media. Agnese alle scorse elezioni è stato candidato (sfortunato) di Alleanza nazionale in un collegio senatoriale di Napoli. Si sussurra poi il nome di Vittorio Feltri, attuale direttore del Giornale, gradito alla Lega. Né manca chi ci vede bene il giornalista-scrittore Roberto Gervaso, che è bravo, all'epoca ha passato guai per le Uste della P2 ed è amico personale di Silvio Berlusconi. In questo schema, però, rimane vuota una casella tra le più importanti: la direzione generale. Il vero motore immobile che muove la Rai. E qui il gioco si fa più difficile che mai. Il direttore generale della Rai, in passato, è Per gli altri posti scoperti del cda - da decidere entro la fine di luglio - si fanno diversi nomi. Innanzitutto un manager di valore per mettere tutti d'accordo: si ipotizza la scelta di Innocenzo Cipolletta, direttore generale della Confindustria. In seconda battuta, non si sa quanto disinteressatamente, c'è chi lancia il nome di Franco Tato, che in questo momento è alla guida dell'impero Fininvest e conduce una sua personale battaglia contro gli sprechi. Indiscrezione credibile? Mah. Certo è che L'Espresso in edicola oggi rivela come proprio i dirigenti della Fininvest abbiano fatto da super-consulenti per il governo in tema di televisione e abbiano contribuito a bocciare il piano triennale dei professori. Tra l'altro - secondo il settimanale - quel piano sarebbe stato bocciato perché la Rai è risultata troppo poco servizio pubblico e troppo concorrente delle televisioni private. Restano da assegnare tre posti. Assodato che ognuna delle forze di maggioranza vorrà proporre un «suo» uomo, si riportano alcuni tra i boatos di Montecitorio più ricorrenti. E allora, si ipotizza che nel Consiglio d'amministrazione potrebbe andare il giornalista Gino Agnese, già caporedattore cultura al Tempo, poi direttore della rivista Mass o di nuovo bloccato lo sceneggiato che doveva andare in onda ieri su Raitre sempre stato un terminale del potere: Biagio Agnes quando in Italia comandava De Mita, Gianni Pasquarelli nell'epoca di Forlani, Gianni Locatelli con Martinazzoli. E oggi? C'è chi fa il nome di Bruno Vespa, ma prontamente Marco Taradash lo boccia: «Sarebbe come ammettere che il nuovo governo non è nient'altro che la prosecuzione del vecchio regime democristiano». Oppure di Gianfranco Funari. Proprio ieri, guarda caso, il «giornalaio» ha illustrato una sua idea per risolvere ogni problema politico ed economico della televisione di Stato: abolire il canone e dedicare un'intera rete alle televen¬ dite. Ma già altri nomi si avanzano: l'ex eurodeputato Enzo Bettiza, il manager Carlo Callieri. Qualcuno, a sorpresa, lancia in campo il superprogressista Michele Santoro: fiore all'occhiello di una maggioranza «nemica». Lo hanno chiesto a Santoro ieri, mentre aspettava di essere sentito dai commissari parlamentari. Andrebbe mai d'accordo con Funari? «Certo che potremmo stare nella stessa azienda, ma con funzioni diverse perché tra noi due può comandare uno solo», ha ridacchiato. Francesco Grignetti Il pretore di Venezia: falsi certificat i medici

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