CERCASI CONTROE SPERTI PER I DUBBI DELLA SCIENZA

CERCASI CONTROE SPERTI PER I DUBBI DELLA SCIENZA CERCASI CONTROE SPERTI PER I DUBBI DELLA SCIENZA Marcello Cini discute certezze e neutralità del sapere MARCELLO Cini appartiene a quella rara specie di scienziati che accanto ad una solida conoscenza specialistica posseggono la capacità di saper guardare alla scienza ed al proprio ruolo di attori sociali dall'esterno, con occhi non condizionati dal proprio sapere disciplinare. H suo libro Un paradiso perduto (un po' mal servito dal titolo, che non fa pensare al suo reale contenuto) è una sorta di viaggio orbitale attorno al pianeta scienza che su viaggiatori/lettori avvezzi alle limitate vedute terrestri della scienza può indurre (in piccolo!) una sorta di effetto «overview», l'esperienza inusitata che ebbero i primi astronauti al vedere dall'alto la Terra come un tutto. I primi giri orbitali portano il lettore ad esaminare con opportuno distanziamento prospettico e storico i linguaggi delle scienze. Son quasi dei continenti questi linguaggi, o anzi delle placche rigide al centro ma elastiche ai margini che si allontanano e si avvicinano, collidono generando tensioni profonde e poi si infilano le une sotto le altre per ricomparire più tardi. La placca continentale più antica è formata dal linguaggio della certezza, visitato e antropizzato da Aristotele e da Galileo, da Newton e perfino da Einstein. Qui s'incontrano le leggi intese come regolarità IL professor Paolo Sacchi, ordinario di «ebraico e aramaico» all'Università di Torino, specialista della letteratura apocalittica intertestamentaria, grande conoscitore dei testi di Qurnran, fondatore della rivista di studi storicofilologici sull'ebraismo Henoch, maestro di diversi validi ricercatori e «padre» di una scuola di studiosi che ha già prodotto pregevolissimi studi ed edizioni di testi in ambito biblico e, soprattutto, giudaistico, fornisce un'ulteriore testimonianza delle sue doti di onestà intellettuale e rigore metodologico con il volume Storia del secondo tempio (che amplia e rielabora in profondità la sua Storia del rnondo giudaico del 1976). Il sottotitolo dell'opera {Israele tra VI secolo a.C. e 1 secolo d.C.) specifica l'argomento trattato: una storia d'Israele nel periodo giudaico, limitata cioè a quella complessa e feconda fase che prende il via dalla svolta epocale dell'esilio e si spinge fino al I sec. d.C, quando, con la fine della prima guerra giudaica e la distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dei romani (70 d.C), il giudaismo si riorganizzò e si ricompattò grazie all'opera dei maestri farisei e attorno ad essi. Nasce allora il giudaismo rabbinico (o rabbinismo). Nasce in quel I secolo che aveva già visto il sorgere, all'interno del giudaismo (o forse, con J. Neusner, dei «giudaismi», data l'articolazione e la pluralità di atteggiamenti, correnti e prospettive in cui si esprimeva, al tempo di Gesù, la comune fede nel Dio dell'alleanza, in JHWH, Dio unico, creatore e redentore), di un altro movimento che, prendendo le mosse dalla predicazione e dalla vita di Gesù di Nazaret, diventerà il cristianesimo. Alla radice dei molteplici motivi d'interesse che il periodo giudaico offre di per sé allo studioso, sta il fatto che esso costituisce il fondale profondo e accidentato che è necessario scandagliare attentamente per meglio capire i differenti esiti a cui perverrà nel I sec. d.C. «Se ogni cosa si osserva nel suo evolveisi fin dall'origine, se ne potrà avere la visione migliore»: così Aristotele (Politica I, 1252a) citato nella Presentazione di R. Penna, autorevole neotestamentarista ed esperto delle origun cristiane. L'originalità del lavoro di Sacchi, che lo distingue dalle classi¬ sistemi teologi contrapposti, ma «due aspetti di uno stesso discorso su Dio» (p. 85) che ovviamente si intersecano e interagiscono tra di loro, «due atteggiamenti di fondo dell'anima ebraica» (p. 12). I due atteggiamenti sottolineano infatti rispettivamente, l'uno, la gratuità dall'elezione divina e l'attesa della salvezza da un intervento sovrano di Dio (teologia della Promessa), l'altro, la responsabilità dell'uomo, la sua libertà e la sua osservanza della Legge (teologia del Patto). Fatte emergere queste linee portanti, la IV parte del libro ripercorre i grandi temi che hanno travagliato il mondo giudaico soprattutto negli ultimi due secoli a.C. e che costituiscono il background culturale in cui si è trovato immerso Gesù stesso all'interno della società giudaica del I sec. d.C. Si tratta della concezione della salvezza e del messianismo, della giustizia e del giusto, del rapporto sacro-profano/puro-nnpuro, del problema della vita oltre la morte, del male e della libertà e interne della natura, il «governo» cui essa pare senza eccezioni obbedire. La realtà viene «scoperta», l'osservatore non può in alcun modo modificarne i caratteri che descrive, oggetti e forze si muovono secondo geometrie deterministiche che la matematica - il linguaggio del Libro della Natura, la definiva Galilei - fedelmente rappresenta. Se una farfalla batte le ali Nel primo trentennio del Novecento comincia a consolidarsi il continente linguistico dell'indeterminazione, sul quale si trasferiscono rapidamente parecchi scienziati, sebbene altri continuino a risiedere ancor oggi - sulle terre della certezza e del determinismo classico. Sul nuovo continente l'orizzonte è dominato dalla meccanica quantistica, con i suoi paradossi relativi allo stato ambiguo di particelle non osservate; paradossi che sfidano non soltanto il senso comune e la possibilità di ricondurre la teoria all'esperienza, ma anche le strutture profonde del ragionamento scientifico. Non è stato uno studente in crisi dinanzi alle equazioni di Bohr e di Heisenberg, di Schrodinger e di Dirac, bensì un gemo della fisica teorica di questo secolo, Richard Feynman, a confessare (come ricorda Cini): «Nessuno capisce la meccanica quantistica». I parlanti nativi dei continenti linguistici della certezza e dell'in¬ determinazione non riusciranno mai a prendere sul serio l'idea che un battito d'ali di farfalla in una foresta brasiliana possa provocare un uragano sulle coste della Florida. Eppure sono idee balzane di questo tipo che han fatto emergere le terre via via più ampie dei linguaggi intesi a descrivere i sistemi complessi. Insistano pure, i detenninisti, nell'affermare che fare scienza significa ridurre materialmente il complesso al semplice, controllando le condizioni all'intorno del sistema studiato in modo che milla possa turbare il funzionamento che lo sperimentatore gli prescrive. Ribattano gli mdeterministi, se così credono, che è l'osservatore che fa collassare nella propria coscienza, mediante l'atto stesso dell'osservazione, la complessità imperscrutabile della materia nella semplicità d'un singolo fenomeno. Agli uni come agli altri, i parlanti della complessità obbiettano che l'organizzazione dei sistemi viventi e non viventi non si può comprendere studiando le loro parti componenti, né separandoli dal loro ambiente, ma piuttosto cercando di ricostruire in qual modo essi trassero dalla loro storia evolutiva la capacità di difendere il loro piano organizzativo, la loro struttura profonda, mediante azioni intese a neutralizzare i disturbi che provengono dall'esterno. In questa luce gli stessi processi cognitivi, lungi dall'essere tentativi di produrre repliche interne di una sedicente realtà esterna, appaiono come una modificazione di stati in- terni al fine di produrre azioni efficaci. Sono molte e istruttive le orbite che Cini fa compiere al lettore attorno al pianeta scienza. Tra i territori che esse via via espongono alla sua vista, e alla sua sensibilità, non bisogna perdersi quelli che hanno a che fare col rapporto fra esperti, potere politico e opinione pubblica. In un modo o nell'altro, afferma con ragione Cini, qualcosa deve cambiare in tale rapporto. La scienza, e la sua figlia con cui ormai s'è fusa e confusa, la tecnologia, hanno acquisito un tale potere da richiedere necessariamente dei contrappesi. A tale fine occorre individuare una terza via tra coloro che continuano a riproporre come se nulla fosse una fede acritica nelle certezze e nella neutralità della scienza, ed i movimenti che inclinano per contro a demonizzarla. Cini propone una soluzione istituzionale certo complicata, e però praticabile, oltre ad essere sicuramente più vantaggiosa per il pubblico interesse che non l'attuale autocrazia, se non anzi la dichiarata a-responsabilità, dell'establishment scientifico: attribuire formalmente ai proponenti di nuovi sistemi tecno-scientifici l'onere di dimostrare l'assenza di possibili danni futuri; istituzionalizzare la figura del «controesper- Marcello Cini Un paradiso perduto Feltrinelli pp. 309. L. 32.000

Luoghi citati: Florida, Gerusalemme, Israele