Condannato si uccide il killer delle prostitute di Tito Sansa

Vienna, lo scrittore Jack Unterweger Vienna, lo scrittore Jack Unterweger Condannato, si uccide il killer delle prostitute La Corte gli aveva inflitto l'ergastolo per aver strangolato undici «lucciole» VIENNA. Jack Unterweger, lo scrittore e commediografo austriaco accusato di avere strangolato undici prostitute in tre Paesi diversi (una a Praga, sette in Austria, tre in California), si è ucciso ieri notte, all'età di 43 anni, nella sua cella nel carcere di Graz. Alle 3,40 l'hanno trovato impiccato a un'inferriata con la corda della sua tuta da jogging. Meno di sette ore prima, la Corte d'assise di Graz l'aveva condannato all'ergastolo. Sei degli otto giurati lo avevano dichiarato colpevole di nove degli undici omicidi attribuitigli, due giurati lo avevano assolto per mancanza di prove. E' finito così, tragicamente, il cosiddetto ((processo del secolo» che per più di due mesi aveva diviso l'opinione pubblica austriaca in colpevolisti e innocentisti. Per gli uni l'imputato era «Jack der Wuerger» (lo strangolatore), un mostro. Per gli altri un genialoide sregolato, un gaudente insaziabile che per la sua vita dissoluta e un precedente omicidio aveva fatto concentrare su di sé i sospetti «per tutti gli omicidi di prostitute avvenuti nelle vicinanze di luoghi in cui si era trovato». Prove certe della responsabilità di Jack non ne sono state portate dalle decine di testimoni sfilati dinanzi alla Corte durante 32 giorni di udienza. Solo indizi, una concatenazione impressionante di indizi, come tasselli di un enorme mosaico, rimasto per altro incompleto. Con 99,96 probabilità su cento - ha detto per esempio un superperito -, un capeDo trovato nell'auto di Jack appartenne a una prostituta uccisa a Praga. Il che significa ■ aveva replicato subito la difesa - che su diecimila persone ce ne sono quattro con gli stessi capelli dell'uccisa. «E' questa una prova?». E poi, secondo un altro perito, è «altamente probabile» che uno scialle rosso di Jack «sia venuto in contatto» con gli abiti di un'altra vittima. E così via. Personaggio fuori dell'ordinario questo Jack. Figlio di una contadina austriaca e di un soldato americano di passaggio (da qui il nome), cresciuto in un orfanotrofio con un nonno ubriacone e violento, avido di denaro e di sesso («Le donne le ho consumate invece di amarle», ha confessato), finito 16 volte in carcere, all'età di 24 anni rapinò e strangolò una studentessa in Germania. Per questo delitto venne condannato all'ergastolo. Nel carcere sembrò subito redimersi. Studiò, fece l'esame di maturità, si dedicò avidamente alla lette¬ ratura e divenne egli stesso scrittore. Il suo primo romanzo autobiografico «Das Fegefeuer» (Il Purgatorio) divenne un best-seller, da esso fu tratto un film, le sue commedie, i suoi delicati racconti per bambini ebbero una strepitosa diffusione, la sua rivista carceraria «Die Wortbruecke» (Il ponte di parole) veniva letta nelle scuole. Il successo dello scrittore galeotto fu tale che in Austria un movimento di solidarietà chiese la sua liberazione. Ad esso parteciparono più di settecento personalità del mondo letterario, teatrale, giornalistico e della Chiesa cattolica. Nel maggio del 1990 ottennero infine che il geniale scrittore venisse scarcerato. Pochi mesi dopo, mentre Jack recuperava senza freno i 15 anni perduti in carcere, conducendo una vita vagabonda e dissoluta, ed era ricercato nei salotti letterari e dalle belle donne, accadde la catena impressionante di undici prostitute strangolate, sempre vicino ai luoghi dove si trovava lui. Al processo Jack si è dichiarato innocente fino a martedì mattina, quando gli fu concessa l'ultima parcla. Fresco di barbiere, elegante ha parlato per due ore, accennando perfino al suo futuro di «uomo libero». Si è seccato solo perché durante la notte qualcuno aveva messo una bomba dinanzi al Palazzo di giustizia e perché uno dei difensori lo aveva paragonato a uno scarafaggio che sale su uno specchio e ricade sempre sulla schiena. «No - ha gridato io salgo e non ricado in basso, mai più». E rivolto ai giudici popolari: «So che la mia vita vi fa schifo ma sono innocente. Ho fiducia in voi». Era mezzogiorno, e nove ore più tardi la sentenza, la terribile parola ergastolo. Quando l'ha udita, Jack, che fino a quel momento sorrideva, è sbiancato in volto, le sue labbra hanno tremato, due lacrime gli sono scese sulle guance. «Fate attenzione», ha detto uno dei difensori, l'avvocato Lehofer, alle guardie che prendevano in consegna il condannato, il quale gli aveva confidato: «Se mi condannano mi uccido». Jack già si era ricomposto e sembrava molto tranquillo. In cella si è steso subito sul letto e si è addormentato. Alle tre le guardie hanno visto che dormiva. Alle tre e quaranta era morto portando con sé il segreto della sua vita. E l'Austria sotto choc si domanda oggi: era un disgraziato o un mostro? Tito Sansa Lo scrittore austriaco jack Unterweger si è ucciso in cella

Persone citate: Jack Unterweger

Luoghi citati: Austria, California, Germania, Graz, Praga, Vienna