In Giappone un premier socialista di Gabriele Beccaria
«Imboscata» della polizia, lui replica: è vero, ma volevo andare in Ruanda Il primo dal '48 In Giappone un premier socialista TOKYO DAL NOSTRO INVIATO Per i socialisti è l'ora del trionfo, per il Giappone è il momento degli interrogativi. Dopo 47 anni di opposizione, l'Spd torna nella stanza dei bottoni, trascinato dal suo padre-padrone Tomiichi Murayama, che ha firmato «l'alleanza impossibile» con i nemici di sempre, i conservatori del partito liberaldemocratico. «Più che un'alleanza è una collusione», ha commentato sarcastico un ex premier da poco bruciato, Morihiro Hosokawa, mentre il Giappone ondeggiava sotto i colpi di un terremoto politico senza precedenti. La sorpresa e l'incertezza hanno fatto schizzare lo yen a un nuovo massimo in mezzo secolo. Nella notte la Dieta ha bocciato Toshiki Kaifu, l'ex leader al potere dall'89 al '91, che aveva abbandonato poche ore prima l'Ldp per mettersi alla guida della vecchia coalizione di Tsutomi Hata, a cui sperava di aggiungere ima cinquantina di transfughi liberaldemocratici e un altro gruppo di parlamentari in fuga al partito socialista. L'alchimia non è riuscita e il Parlamento, la cui sessione scadeva ieri sera, ha dato luce verde a un governo che dovrà fronteggiare l'emergenza di un Paese in transizione economica e sotto osservazione da parte del resto del mondo industrializzato. Al secondo ballottaggio, Murayama l'ha spuntata au Kaifu per 261 voti contro 240 e ha preso il timone di una coalizione che promette come priorità immediata «di portare a termine la riforma elettorale in modo da rappresentare meglio la volontà dell'opinione pubblica». Come il suo sfortunato predecessore, Murayama è favorevole anche alla graduale apertura del mercato nipponico all'importazione di riso, così da abbassare i prezzi sei volte superiori a quelli americani ed europei, ma non vede di buon occhio il «pacchetto fiscale» che Hata avrebbe voluto far approvare prima dell'appuntamento del G7. Il previsto aumento dell'Iva dal 3 al 7 per cento resterà probabilmente nel libro dei sogni, insieme al processo di revisione costituzionale che renda possibile l'utilizzo di truppe giapponesi all'estero. Queste scelte preoccupano. «Per lo meno abbiamo scongiurato il voto politico», si è consolato Shoichiro Toyoda, presidente dell'Associazione industriali Keidanren. Ma è significativo che dalla galassia dell'industria di Tokyo siano stati lanciati non pochi segnali negativi. Tra gli operatori economici c'è chi teme che si blocchino le misure di rivitalizzazione dei consumi interni, dalla «deregulation» della legislazione commerciale a ulteriori sconti fiscali sui redditi. Ancora più allarmati si sono dichiarati alcuni esperti di Borsa. «Sembra difficile che questo governo sia disposto a ridurre 1' enorme attivo con gli Usa. I rapporti con Washington, già tesi, sono destinati a peggiorare». Gabriele Beccaria
Persone citate: Hata, Kaifu, Morihiro Hosokawa, Shoichiro Toyoda, Tomiichi, Toshiki Kaifu
Luoghi citati: Giappone, Tokyo, Usa, Washington
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