L'Italia «Mai più mine anti-uomo» di Andrea Di RobilantMaurizio Costanzo

Previti chiude il caso aperto da Costanzo Previti chiude il caso aperto da Costanzo L'Italia: «Mai più mine anti-uomo» ROMA. Niente più mine antiuomo prodotte ed esportate dall'Italia. Questo, almeno, è l'impegno preso dal ministro della Difesa Cesare Previti che in una lettera al senatore verde Edo Ronchi scrive:. «Voglio assicurarti che il governo punta ad ottenere nel più breve tempo possibile la messa al bando di questi indiscriminati ed inumani strumenti bellici». Previti, che in passato è stato nel consiglio di amministrazione di industrie belliche, aggiunge che sono già state avviate le procedure perché l'Italia assuma «l'impegno unilaterale a non produrre e a non esportare più le mine anti-uomo». Come Francia e Stati Uniti hanno già fatto. La decisione rappresenta una svolta nella politica dei governi italiani, che fino ad oggi avevano sempre approvato l'esportazione di questi ordigni (200 mila nel 1992). E rappresenta una importante vittoria per i gruppi di volontari che negli ultimi anni hanno promosso la loro campagna contro le mine anti-uomo. In genere si tratta di ordigni molto piccoli, ultra-sensibili, che hanno la forma di un sasso o di una farfalla metallica e che si mimetizzano fino a diventare quasi invisibili sul terreno. Vengono disseminati in grandi quantità, spesso da elicotteri, per rendere vasti tratti completamente inagibili. Intere zone del Kurdistan, dell'Afghanistan, della Cambogia, ne sono piene. L'Onu calcola che uccidono ogni unno 10 mila persone, per la maggior parte civili, e ne feriscono 5 mila di cui molto rimangono invalidi. Secondo le informazioni raccolte dal senatore Ronchi, auto¬ re di una mozione per la messa al bando delle mine anti-uomo, sono tre le aziende che le producono e che verrebbero colpite dalla decisione del governo: la Valsella di Brescia, la B.P.D. di Roma e la Tccnovar di Bari. In tutta questa vicenda, un ruolo tutt'altro che irrilevante lo ha svolto il presentatore Maurizio Costanzo. L'argomento fu infatti discusso nel suo show all'inizio di giugno. Dopo aver ascoltato una testimonianza del prof. Gino Strada, un medico chirurgo che ha operato centinaia di vittime delle mine anti-uomo e che è impegnato da anni nella lotta contro queste armi, Costanzo chiese al senatore Ronchi, anche lui presente alla trasmissione, di impegnarsi in Parlamento per la messa al bando di quelle mine. Qualche giorno dopo Costanzo invitò anche il ministro Previti al suo programma per discutere di quei micidiali ordigni. E in quell'occasione Previti disse che quegli ordigni erano paragonabili, sul piano morale, alle armi batteriologiche ed erano dunque «armi contro l'umanità». Ronchi dice che ascoltò quella dichiarazione e «presi la palla balzo», predisponendo una mozione che vincola il governo a mettere al bando quel tipo di mina. Una legge già in vigore, la 185, vieta infatti la produzione e l'esportazioni di armi «contro l'umanità». Nel frattempo il ministro Previti ha informato Ronchi che il governo si stava muovendo per conto proprio e che «istruzioni necessarie» per la messa al bando delle mine anti-uomo erano già state date. Andrea di Robilant Qui a fianco il ministro della Difesa Cesare Previti Più a sinistra Maurizio Costanzo