Meglio giocare in 10 di Massimo De Luca

Meglio giocare in 10 Meglio giocare in 10 Mi aspettavo di più ON so, ci si abitua a tutto. La notte della vigilia di Italia-Messico, mi è capitato addirittura di lasciar perdere Massimo De Luca che, con la solita signorilità pressoché sconosciuta nella giungla delle reti, aveva optato per il fioretto di non litigare con l'insopportabile Pistocchi, archiviando su Italia 1 anche la questione Blatter, il cattivone segretario generale della Fifa che non ci vuol bene e soprattutto non ne vuole più a Matarrese e ora a Casarin. Dopotutto neppure io voglio bene a Matarrese e neppure voglio bene a Casarin. Se non combina qualche puttanata micidiale contro la nostra squadra che non c'entra, mi dicevo, questo Blatter potrebbe anche essere simpatico. Chissà cosa pensa di Sacchi. ira l'I,30 passata. Ormai, cominciava un altro giorno, dovevo pensare come organizzarmi per Italia-Messico. M'ha fregato l'ultimo zapping, e così ho avuto la visione. C'è chi vede la Madonna, chi Berlusconi. Io ho visto il povero Andrea Rizzoli, figlio di Angelo Rizzoli senior e padre di Angelo Rizzoli junior. Non è vero che sono arido, che non voglio bene a nessuno. A lui volevo bene. Aveva un padre troppo severo. Ma è stato un grande presidente del Milan. E, infatti, parlava di Milanello, e diceva che non l'aveva fatto per ambizione. Voleva che i giocatori avessero un posto per loro alle porte di Milano, anzi abbastanza lontano da Milano e dalle sue tentazioni. Si preoccupava come un'autentica mamma. Che scherzi da prete può far la tivù, soprattutto la diabolica Terza Rete. Oggi i ragazzi sono tutti a colori. Ma non hanno ancora 1 imparato a cantare il nostro I inno come i messicani e tutti ONO deluso. Deluso perché mi aspettavo che l'Italia battesse il Messico, un desiderio che avranno espresso tutti gli italiani. Il bottino è magro: una sconfitta, una vittoria e un pari non possono appagare. E pensare che l'unico successo l'abbiamo ottenuto nelle peggiori condizioni possibili, con la squadra ridotta in dieci e senza Roberto Baggio. indicato come l'uomo che più si sarebbe messo in luce in questo Mondiale. Non sottovaluto il caldo, talvolta torrido e dunque insopportabile, noi non ci siamo abituati e abbiamo sofferto un clima aggravato dall'alto tasso di umidità. Né mi pare opportuno sottovalutare i miglioramenti registrati negli ultimi tempi dal Messico, squadra corta e coperta, a cui non è sembrato vero raggiungere quel pari che garantiva gli ottavi. Loro hanno messo in pratica il gioco che ci si aspettava, la classifica glielo suggeriva: attendere gli azzurri e tentare di colpirli subito in contropiede, di rado facendo registrare smagliature in mezzo al campo. Il giorno dopo la sconfitta con l'Eire, propiziata da quel maledetto gol di Houghton, e anche dopo il miracoloso recupero con la Norvegia, dissi che la caduta nell'esordio ci avrebbe condizionati e ci avrebbe costretti a recriminare a lungo. E la mia previsione, non difficile per la verità, si è avverata. Per leggere meglio nella psicologia degli azzurri bisognerebbe aver vissuto la vigilia delle ultime due partite, rese emotivamente vibranti dalla sconfitta del giorno del debutto. Non voglio esprimere particolari giudizi, sarebbe pericoloso e presuntuoso. Certo, vedere Massaro, uno gli altri partecipanti al Mondiale. E' vero che l'inno di Mameli non è granché. Ma cantate qualcosa, animo. La partita comincia nel supremo disinteresse apparente dei ventidue in campo. Anche il pubblico avrebbe bisogno di qualche incentivo per sostener la tensione. Blande domandine. A che serve Casiraghi se anche quando riceve il pallone in buona posizione nell'area nemica lo perde? Perché Berti gioca sempre a quattro zampe? Nel secondo tempo entra Provvidenza Massaro e fa il suo gol. Il guaio è che fanno il loro gol anche i messicani. Che pena veder la squadra azzurra cedere sempre più in idee e gambe. Forse lo sbaglio è giocare in undici. I ragazzi, tranne una ciufeca di partenza e uno un poco imbroccato, sono bravi, non il meglio assoluto che abbiamo in Italia, ma, insomma abbastanza. Però, la spedizione è stata studiata irreparabilmente per il disastro. Andare avanti è una sofferenza e anche un poco un'ingiustizia. Non si reggevano più in piedi alla fine. Maldini, naturalmente, di nuovo azzoppato. Baggio2 uscito prima del fischio conclusivo e Baggio 1 che ha cercato disperatamente di dimostrare che Sacchi non aveva sbagliato a toglierlo con la Norvegia. Meglio la tv in bianco e nero... Per Arrigo Sacchi (sotto) un'altra giornata di tensione Secondo Capello, un asso come Baggio I non si discute e il et stavolta ha fatto benissimo a tenerlo in campo col Messico Due fasi della sfida tra Italia e Messico: sopra, Bernal, l'autore del gol, contro Dino Baggio e (sotto) un duello tra Maldini e Luis Garcia, che cerca di fermare l'azzurro tirandogli la maglia SIGNORI 24- BERTI u I TIRI DELL'ITALIA ono ino^J be pCert Oreste del Buono ino dei veterani della comitiva italiana, entrare e dare subito la sveglia fa pensare che gli altri vivessero sul filo di una tensione molto, troppo elevata. Il gol di chi ha tolto tante castagne dal fuoco al Milan è stato davvero spettacolare, un'esecuzione che si può prendere ad esempio sia nella fase di controllo del pallone che di realizzazione. L'agile e bravissimo Campos non ha potuto metterci una pezza ed è stato infilato. Piuttosto, mi sembra che gli azzurri abbiano lasciato troppa libertà a Bernal quando ha messo dentro la palla del pareggio. Roberto Baggio aveva cominciato bene con l'Eire, voglio dire i primi venti minuti. Poi si è un po' spento, evidentemente ha pagato un allenamento ridotto per via della tendinite che non gli ha dato tregua per lungo tempo. E' certo che non gli avrà giovato molto il rientro prematuro negli spogliatoi quando ò stato espulso Pagliuca e Sacchi ha privilegiato l'aspetto agonistico a quello tecnico e creativo. Robi avrebbe dovuto dare la carica e tirar fuori dal suo talento le giocate che possono fare pendere la bilancia da un lato. Al proposito ci saranno spiegazioni a bizzeffe, ma sono gli interessati che sapranno dare risposte più vicine alla realtà. Giovanni Trapatt i — I ttoni OHI