Addio orchestra Rai di Giorgio Pestelli

Chiude la formazione di Torino e diventa «Nazionale Chiude la formazione di Torino e diventa «Nazionale Addio, orchestra Rai Venezia, domani ultimo concerto Torna dopo trent'anni alla Scala uno storico allestimento mozartiano: ed è un trionfo VENEZIA. Il Settore Musica della Biennale incomincia ad arpeggiare nella più sontuosa e dorata delle sedi: San Marco, dove si celebra il nono centenario della dedicazione della Basilica, con due manifestazioni (domani sera e venerdì) affidate all'Orchestra Sinfonica di Torino della Rai diretta da David Robertson e all'Orchestra e al Coro del Teatro La Fenice guidata da Cùnther Neuhold; nella seconda occasione verrà pure consegnato a Goffredo Petrassi il «Leone d'Oro alia Carriera»: quindi, Venezia capitale musicale, con tutti i suoi enti al lavoro per incominciare bene l'estate 1994. Mario Messinis, direttore musicale della Biennale, propone per il Festival che si svolgerà nel '95 il titolo di «Momenti di spiritualità nella musica contemporanea»: e il preludio di questi giorni mette in campo Messiaen e Petrassi, due musicisti in cui la «spiritualità» religiosa (sia pure molto diversa fra di loro) è una costante dell'attività creativa in entrambi; nel tema rientrano pagine di Camillo Togni, di Schoenberg (il «Moderner Psalm» op.50), una prima assoluta di Francesco Pennisi e il «Canticum Sacrum» di Stravinsky: composto nel 1956 proprio in onore di San Marco, ultimo anello di una secolare tradizione. Domani sera, la colossale partitura di Olivier Messiaen, «Des Canyons aux Etoiles», viene eseguita dall'orchestra torinese che qualche anno fa l'aveva fatta conoscere nel nostro Auditorium: e sarà l'ultima volta che il comples- so comparirà sotto il nome di «Orchestra Sinfonica di Torino della Rai»; dopo, come si sa, si chiamerà «Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai», a conclusione di una operazione di sfrondamento che la Rai ha compiuto sulle sue orchestre e sui suoi cori. Se n'è già parlato in tutte le salse, sull'inevitabilità economica da una parte e sull'impoverimento culturale dall'altra: la decisione colpisce sopra tutto Milano, che si trova senza una stagione sinfonica paragonabile per quantità e apertura di programmi a quanto veniva offerto regolarmente nella Sala Grande del Conservatorio; Napoli resta senza la «Scarlatti», Roma ha la stagione di Santa Ce¬ Riccardo Muti cilia, che però ha una impostazione più «repertoriale» di quella allestita dalla Rai. La nuova Orchestra Nazionale avrà quindi un compito molto impegnativo: è auspicabile che la Rai non la intenda solo con criteri di «prestigio», concetto dannosissimo a una sana gestione artistica e culturale: e che conservi quelle caratteristiche di orchestra radiofonica che consentono ai direttori giovani e alla produzione contemporanea (oggi irrisa, ma domani chissà) di farsi avanti accanto ai nomi consacrati. E così l'Orchestra di Torino della Rai, sia pure apprestandosi a rinascere sulle proprie ceneri, chiude la sua attività con il nome che l'ha accompagnata per più di sessantanni; spira a Venezia,fuori dalla nostra città che al riguardo si è comportata con la solita signorile discrezione: è ben strano, per dirne una, che questo orchestra che tutti ci invidiano non abbia suonato una volta nel nuovo Auditorium del Lingotto, prima o dopo la famosa serata inaugurale con la Filarmonica di Berlino. A saluto e celebrazione vale in ogni caso l'ultima stagione; con la direzione artistica di Sergio Sablich, il sostegno della Fondazione Sanpaolo, la collaborazione dei «Filarmonici di Torino», è stata una delle più belle della sua lunga storia, premiata dai ritorni, fra altre illustri presenze, di Riccardo Muti, Wolfgang Sawallisch e Carlo Maria Giulini. Giorgio Pestelli