Dulla Svizzera siluro per Contrada di Giovanni Bianconi

«Aiutò un industriale inquisito a fuggire a Lugano: e anche Falcone lo sapeva» «Aiutò un industriale inquisito a fuggire a Lugano: e anche Falcone lo sapeva» Dulia Svizzera siluro per Contrada Un magistrato lo accusa Accordo tra governo e opposizione Csm, ultimo ostacolo sulla nomina dei laici Ma la candidatura di Gargani (ppi) «spacca» progressisti e popolari PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sicura di sé, Carla Del Ponte, procu-. ratore generale della Svizzera, ha picchiato duro sul questore Bruno Contrada processato per associazione mafiosa. Al centro dell'udienza è stato ancora Giovanni Falcone che con la Del Ponte lavorò gomito a gomito cinque anni fa al tempo dell'inchiesta sul riciclaggio in banche di Lugano di narcomiliardi della potente cosca mafiosa di Bagheria. Carla Del Ponte ha rivelato che Contrada aiutò l'industriale dei tondini di ferro Oliviero Tognoli di Brescia, indiziato di riciclare i miliardi del clan di Bagheria, a fuggire in Svizzera. Qui poi Tognoli, che in seguito ritrattò, dopo essersi costituito alle autorità elvetiche nel 1988 per l'accusa di reati valutari, parlò di Contrada. Secondo Carla Del Ponte, fu il 3 febbraio 1989 durante un interrogatorio condotto da lei stessa e Giovanni Falcone, che Tognoli confermò ed insieme alimentò i già pesanti sospetti su Contrada. Quando Falcone ad un certo punto gli domandò se fosse stato Contrada ad aiutarlo a fuggire in Svizzera, Tognoli rispose affermativamente. Fece un cenno del capo, come quando si vuol dire di sì. E quando Falcone chiese che si mettesse tutto a verbale, l'industriale bresciano fu sopraffatto dalla paura. Proseguendo la deposizione, l'alto magistrato elvetico ha specificato che quella stessa sera Giovanni Falcone le confidò che l'inteiTogatorio di Tognoli tutto sommato non l'aveva eccessivamente sorpreso perché a Palermo alcuni funzionari di polizia «chiacchieravano» Contrada. E poi? Carla Del Ponte ha confermato quanto già si sapeva sin dall'istruttoria e cioè che quando tre mesi dopo nel maggio del 1989 Falcone tornò a Lugano per una seconda rogatoria internazionale Tognoli fece ROMA. L'accordo è stato raggiunto, e oggi senatori e deputati si ritroveranno tra le mani la lista dei dieci membri «laici» da votare per il Consiglio superiore della magistratura. Lo schema deciso è quello del 6-3-1, dal numero dei rappresentanti scelti rispettivamente da Polo di governo, progressisti e popolari. Ma proprio sull'esponente del ppi, l'accordo rischia di saltare. I popolari hanno infatti indicato l'ex presidente della commissione Giustizia della Camera Giuseppe Gargani, un nome aspramente criticato nell'assemblea di ieri dei parlamentari progressisti. «Non lo votiamo», ha detto una fetta consistente di deputati e senatori, nonostante i capigruppo si siano dilungati a spiegare il significato politico dell'accordo: e se salta un solo nome, rischia di saltare tutto il disegno dell'elezione in blocco alla prima votazione. E' stata una deputata dell'Irpinia, la zona da cui proviene Gargani, a sollevare una sorta di «questione morale» su quel nome, poi altri hanno ricordato le scelte di politica giudiziaria dell'ex deputato de: come la sua opposizione hanno detto - alla legge che doveva bloccare gli incarichi extra-giudiziari dei magistrati. Oggi, prima della seduta comune del Parlamento convocata per le 15,30, ci sarà un'altra assemblea del gruppo progressista nella quale gli artefici dell'accordo cercheranno di far rientrare la «rivolta». Tra i popolari, intanto, c'è chi cavalca la tigre proponendo come alternative i nomi dell'ex senatore de Francesco Mazzola e del costituzionalista Capotosti: la sinistra del ppi - sarebbero scesi in campo direttamente il vice-presidente uscente del Csm Galloni e il capogruppo alla Camera Andreatta tenta di unirsi alla «fronda» contro Gargani (che pure era uomo della BIONDI sinistra nei vecchi schieramenti democristiani), il quale invece è ben visto da Forza Italia addirittura per la vice-presidenza dell'organo di autogoverno dei giudici. I giochi insomma non sono ancora fatti, anche se è difficile che alla fine salti quello che sarebbe il primo accordo di questa legislatura, sulle cariche elettive, tra maggioranza e opposizione. Tra gli altri nomi dei «laici» designati (per l'elezione è richiesta la maggioranza di tre quinti), alcuni erano tra i papabili, altri rappresentano delle sorprese. Forza Italia ha proposto Sergio Fois, ordinario di diritto costituzionale, e l'avvocato Agostino Viviani, difensore in molti processi sugli «anni di piombo». Alleanza Nazionale ha mantenuto i nomi della prima ora, gli ex deputati missini Alfredo Pazzaglia e Franco Franchi. La Lega ha inserito l'anziano avvocato milanese Franco Fumagalli e il penalista torinese Gian Vittorio Gabri. Sul fronte progressista, il pds ha indicato l'avvocato e docente di diritto penale Carlo Federico Grosso, anche lui di Torino, e il professore e penalista palermitano Giovanni Fiandaca. Rifondazione comunista invece, dopo essersi divisa tra Alfredo Galasso e Sergio Pastore, ha scelto l'ordinario di procedura civile Andrea Proto-Pisani. Il capogruppo al Senato di An Maceratini dice che quella venuta fuori ieri è «un'ottima indicazione per il Parlamento», mentre il pidiessino Brutti sottolinea che un «consenso ampio» vincolerebbe i «laici» «ad una posizione di indipendenza e al di sopra delle parti». Ma c'è l'incognita Gargani. L'appuntamento è per oggi a Montecitorio, mentre i magistrati voteranno domenica e lunedì i venti «togati» del prossimo Csm. Giovanni Bianconi 4 - Ivrea (To) (To) i HNOLOGIES S.a.s. egno (To) zione Cosmesi . Industria