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Si rischia una Cernobil Si rischia una Cernobil tuani e bielorussi, organizzatori dell'operazione di contrabbando verso la Polonia di 80 chili di uranio-235. Nell'ottobre 1992 un altro caso ufficialmente riconosciuto, questa volta dalla polizia ucraina, che blocca nove containers di stronzio-90 radioattivo trafugati da una base militare nel distretto di Rivna. Per quanto concerne l'ufficialità è tutto. Ma solo nel 1993 i casi, registrati dalla stampa, di furto e contrabbando di materiali nucleari sono decine. Cesio-137 rubato a Soligorsk, Bielorussia. Isotopi di uranio-235 e 238 recuperati in Slovacchia e provenienti dalla Russia. 75 grammi di plutonio trafugati nella regione di Orlov. A Murmansk un chilo di combustibile nucleare rubato da un reattore di sommergibile nel novembre 1993. A Izhevsk (Udmurtia) spariscono 140 chili di barre di uranio con contenuto dell'isotopo 235 attorno allo 0,2-0,4%. Ma successivi controlli nella fabbrica di Cepetsk, da cui le barre erano state trafugate, permettono di ac¬ certare che l'ammanco supera i 300 chili di uranio. Infine - ed è solo parte di un elenco molto più lungo - a Novosibirsk viene arrestato un gruppo di tecnici della filiale siberiana dell'Accademia delle Scienze che cercavano di esportare 12 chili di uranio arricchito. Alla fine del 1992 solo in Germania sono stati censiti oltre cento casi di traffico illegale di materiali radioattivi in provenienza dall'ex blocco sovietico. Ed è solo ciò che emerge in superficie. Il resto, ovviamente, è sconosciuto ma, come gli iceberg, è di gran lunga più vasto della parte emersa. Basta per produrre un ordigno funzionante? Nessuno lo sa. Ma è sufficiente ricordare l'episodio di una fabbrica missilistica siberiana il cui intero staff di progettisti è stato bloccato all'aeroporto di Sheremetevo mentre cercava di espatriare (con le famiglie) in Corea del Nord. C'è gente pronta a vendere tutto, anche se stessa, pur di fare soldi. Giuliette Chiesa