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la destra fa il tifo per Massimo la destra fa il tifo per Massimo «Se vince baffino, noi duriamo dieci anni» chiatra-onorevole: «E' Veltroni il più vicino a Berlusconi: come Berlusconi sorride, buca lo schermo, è rassicurante, esprime una certa medieta, rifugge dagli eccessi, è affabile. Vince lui perché la storia ha una logica e ora la storia è Berlusconi». E uno che i comunisti li co¬ MONTECITORIO SI RINNOVA ROMA OMINA di rottura al vertice di Montecitorio. Dopo cinque anni di contrastatissima diarchia a sfondo buro-partitocratico, con segretario generale e segretario generale aggiunto, l'uno dedicato al consociativismo e l'altro al suo ovattato contrario, combattendo anche contro i rinvìi e contro la partita che dilatava i tempi di scelta, a tarda sera Irene Pivetti ha azzerato il tutto nominando alla guida della Camera un unico funzionario, Mauro Zampini, e per giunta con un pessimo, promettente carattere. Dopo essersi marcati e controllati a vicenda con una meticolosità e un rigore davvero degni di miglior causa, il segretario Donato Marra e l'aggiunto Silvio Traversa se ne vanno, entrambi e simultaneamente, in pensione. Per meglio dire sono attesi rispettivamente al Consiglio di Stato e alla Corte dei conti. AI lo- Ma nel polo della libertà c'è anche il «partito degli scettici»: «Per il taglio che il pds dovrebbe fare con la sua storia - dice Tiziana Parenti ci vorrebbero almeno due generazioni. Il leader? Non è un problema, serviranno ancora molti prima di chiudere i conti col passato». Dello stes¬ nosceva bene come Giuliano Ferrara ha una idea in controtendenza: «Il segretario spiega il ministro per i Rapporti col Parlamento - dovrebbe essere un anonimo funzionario tosco-emiliano che metta il pds al servizio di un vero leader della sinistra». so partito il drappello dei pannelliani. Dice Peppino Calderisi: «Veltroni e D'Alema? Uno vale l'altro. Il problema vero è che si deve sciogliere il pds, premessa necessaria perché la sinistra anche in Italia possa andare al governo». Più o meno lo stesso ragio¬ Eletto Mauro Zampini. I