E Palazzo Chigi lenta di sfrattare i Professori

E Palazzo Chigi lenta di sfrattare i Professori E Palazzo Chigi lenta di sfrattare i Professori spoli anche Veneziani, Accame e un cardinale del manico». Così, anche sulla Rai, come è già successo per le nomine sui servizi segreti, l'iniziativa di Berlusconi rischia di impantanarsi per colpa degli ostacoli che gli frappone la Lega e dell'atteggiamento di «resistenza» del Quirinale. Ieri, per tutta la giornata si sono susseguite delle riunioni. Si è svolto un vertice tra ministri a Palazzo Chigi (Berlusconi, Letta, Ferrara, più i due vicepresidenti, Tatarella per An e Maroni per la Lega) e c'è stata la solita cena a casa Berlusconi per redimere le questioni con gli stessi convitati. Argomento del contendere: come cacciare i professori dall'azienda. Strumento, il decreto «salva Rai»; va reiterato, ma in che modo? La scuola di pensiero dei duri, quella di Tatarella e di Berlusconi, vuole ridare all'Iri il potere di nomina del consiglio di amministrazione spingendo, quindi, i professori a dare le dimissioni immediate. Quella più morbida, caldeggiata soprattuto dalla Lega, vuole mantenere in carica Demattè e i professori almeno fino al dicembre prossimo. Obiettivo nascosto di Bossi e soci: quello di accapararsi nel frattempo Raitre grazie alla riconoscenza dell'attuale presidente della Rai. «A noi - ha spiegato con furbizia Bossi per tutta la giornata di ieri - non importa niente dei professori che si stanno sciogliendo come neve al sole. Non vogliamo, però, che la nomina del Cda della Rai passi all'Iri. In questo modo la Lega sarebbe tagliata fuori: per noi, quel diritto è della Pivetti e del presidente del Senato». Le «bizze» di Bossi, però, non porterebbero a nulla se Scalfaro non continuasse a tessere la sua tela al Quirinale. Basti pensare che è stato proprio il presidente a convincere Demattè e Locatelli a rimanere ai loro posti. Di fronte a questo stato di cose più passano i giorni e più aumenta l'insofferenza della maggioranza nei confronti del Colle. «E' chiaro - ammette Meluzzi di Forza Italia - che Scalfaro crede di poter trattare il governo Berlusconi come il governo Ciampi. Ma questo non è un "governo del Presidente", ha una sua maggioranza che vuole governare da sola. E, secondo me, l'atteggia¬ mento del Capo dello Stato non è corretto sul piano costituzionale». Discorsi che riecheggiano anche nelle parole di Gustavo Selva, presidente della commissione Affari istituzionali della Camera e esponente di punta di Alleanza nazionale. Dice: «Il problema è proprio il rapporto tra governo e Quirinale. Scalfaro pensa di poter tenere questo governo sotto tutela. Lo ha fatto sulle nomine per i servizi segreti, cerca di farlo in politica estera magari tentando di portare Giuliano Amato alla Commissione della Comunità europea. E in questo confronto con il Colle Berlusconi mi appare titubante, il suo decisionimo è solo apparente. Colpa probabilmente di Letta che da navigatore della Prima Repubblica qual è, preferisce sempre usare la vase- peo, bruciando vecchi notabili del partito. E mentre si muove la fronda, Fini, prima di partire in crociera, ha scritto ai dirigenti missini una circolare che, per la prima volta, dà un corpo alla struttura di Alleanza Nazionale. In parallelo alle sezioni missine nascono i circoli di An, viene nominato vice-coordinatore nazionale Adolfo Llrso (il deputato che a Roma è riuscito a farsi eleggere nel collegio rosso di Primavalle) e in sostanza si mette in moto il meccanismo che entro la fine dell'anno potrebbe portare all'assorbimento dell'msi dentro An. lf. in.]

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