Manette alla primula grigia

GIUSTIZIA LENTA MA INESORABILE Latitante dall'81, si è tradito per ottenere il sussidio del Comune Manette alla primula grigia Ha 71 anni, era vicino all'impunità ;*::;<i;s:-; W9 mm GIUSTIZIA LENTA MA INESORABILE PER tutti Leo D'Incata, 71 anni compiuti ad aprile, era semplicemente «nonno Leo». Lo era per la titolare del bar di piazza Vittorio che in cambio di qualche aiuto gli dava un piatto caldo. Per l'edicolante di via Po che credeva di conoscere i suoi segreti. Per l'assistente sociale del Comune che lo seguiva con affetto: era riuscita a fargli dare un assegno mensile di un milione. Della sua vita, «nonno Leo», non parlava: «Non ho storie belle da raccontare». Lo hanno arrestato domenica: era ricercato da 13 anni, provvedimenti del Tribunale torinese. Deve scontare quasi 4 anni di carcere, pene residue, definitive. Per ricettazione e violazione alla legge Merlin: aveva anche gestito una casa di prostituzione. La storia di Leo D'Incata affiora dalle pagine ingiallite del suo fascicolo. Nato a Padova, il prima arresto nel '42, quando c'era anche la guerra: aveva rubato in una cascina di Chivasso. Poi, negli anni seguenti, altri arresti per furto. Nel 1950 un processo per furto e contraffazione di targa di un'auto. Condannato a 4 anni. E 39 mila lire di multa: erano soldi. Leo D'Incata viveva solo, non aveva lavoro. Per quasi vent'anni, dal '58 al 1973, carabinieri e polizia non si interessarono di lui. Tornò alla ribalta nel maggio 1973. Quando i carabinieri scoprirono, si legge nelle cronache di quei giorni, «una catena di case squillo, di varie categorie, dislocate in diverse zone della città; mobili eleganti, luci diffuse, tariffe salate, 5-10 mila lire». Non c'era ancora svalutazione. Leo D'Incata finì in carcere assieme a due donne: una era la sua amica di quei giorni. Il processo nel '73. D'Incata era difeso dall'avvocato Dal Piaz, uno dei principi del Foro torinese. E fu scontro duro con il pm, dottor Marciante. Si parlò di quelle case squillo dove lavoravano decine di ragazze, alcune sotto i 21 anni, minorenni per quegli anni. Un milione al giorno: una cifra da capogiro. Leo D'Incata fu condannato a 6 anni di carcere e uno di casa di lavoro. Ci fu l'appello e il ricorso in Cassazione. Sono passati 17 anni. Più nessuno si ricordava di D'Incata che, scontato un anno di carcere e un po' di casa di lavoro aveva riottenuto la libertà. Ed era scomparso: girava di casa in casa, senza più residenza anagrafica. La giustizia, si sa, è lenta ma inesorabile. Il 29 giugno '81 la Procura di Torino ha firmato un mandato di cattura nei suoi confronti: ricettazione. Con quel provvedimento, numero 43/81, è iniziata la latitanza di «nonno Leo». Pochi mesi dopo è arrivato l'altro provvedimento di carcerazione, la pena definitiva per «esercizio di case di prostituzione». Bruna Mazzucco è titolare del bar Vittorio Veneto, nella piazza omonima. Racconta: «Leo è comparso due anni fa. Era solo, non aveva una lira, abbiamo cercato di aiutarlo». Faceva piccole commissioni per questo o quel negozio, riceveva un panino, una birra, qualche spiccolo. Poi qualcuno si è rivolto in Comune, all'Ufficio di assistenza: «Dorme in una cantina, bisogna aiutarlo». Il Comune gli ha offerto un sussidio mensile e un posto in una comunità dietro corso Matteotti. Da due mesi il sussidio è stato raddoppiato, un milione: ma «nonno Leo» si pagava la retta di una pensione in via San Secondo, dove preferiva vivere. Nessuno sapeva che era ricercato. Tre mesi fa ha dovuto fare, per ottenere i sussidi del Comune, la carta d'identità. Come residenza ha dato l'indirizzo della comunità. Gli uomini del 1° Distretto di polizia hanno trovato la sua traccia. Domenica la dottoressa Piccirillo e i sottufficiali Paolangelo e Costacurta sono andati nel bar di piazza Vittorio: «Tre caffè per favore». Erano le 10 quando è arrivato D'Inca. «Dobbiamo fermarla». Lui ha mormorato: «Cose vecchie, non ci pensavo più». Poi: «Peccato, pochi anni e non mi avreste potuto arrestare». Per legge non va in carcere chi ha compiuto 75 anni. «Nonno Leo» sconterà invece per intero la condanna. Avrà 75 anni fra quattro anni, giusto giusto il tempo per la sua pena: 3 anni, 8 mesi e 15 giorni. Ezio Mascarino Nonno Leo deve scontare una vecchia condanna Aveva gestito una catena di case squillo Ai poliziotti ha mormorato «Peccato ancora un poco e l'avrei scampata» IERI OGGI A sinistra la foto segnaletica custodita nel fascicolo di Leo D'Incata e a destra com'è oggi L'uomo viveva d'espedienti circondato dalla benevolenza di tutti Un barista gli dava un piatto caldo in cambio di qualche lavoretto

Luoghi citati: Chivasso, Padova, Vittorio Veneto