Fuori Agassi cocco di Wimbledon

Negli ottavi, vita facile sull'erba per i bombardieri Sampras e Ivanisevic Negli ottavi, vita facile sull'erba per i bombardieri Sampras e Ivanisevic Fuori Agassi, cocco di Wimbledon Rimonta due set, poi deve arrendersi a Martin Bruguera cede alla fatica e a un grande Chang LONDRA DAL NOSTRO INVIATO Il primo game è durato 9', che per l'erba è un'eternità. Diciotto punti, tre palle break per Agassi, gioco per Martin. Insomma, si è subito capito che la faccenda era tosta. Dopo tre ore e un quarto, alla fine del quinto set e quindi del match, Agassi ha tirato un passante in corridoio e Martin, per la prima volta nella partita, lui così serio e modesto, ha alzato il pugno al cielo cacciando un urlo che si è sentito fino al Tamigi. Fuori Agassi, il piccolo Andre, il cocco bello delle folle di Wimbledon. Una sciagura. La gente non sapeva più che fare: se piangere lo sconfitto, come dettava il cuore, o applaudire il vincitore, come recitavano le regole del fair-play. A proposito di comportamenti, dal 18 luglio - in ogni caso - i fedeli del tennis avranno un nuovo testo sacro e sapranno come regolarsi. L'associazione dei giocatori, l'Atp, ha deciso che il pubblico, per rendere più spettacolare e moderno lo sport della racchetta, potrà fare il tifo anche durante gli scambi, purché la cosa non rechi eccessivo fastidio ai tennisti. Cade dunque un tabù, quello del silenzio, in attesa che ne cadano altri ben più radicati e importanti, primo fra tutti, se così possiamo dire, l'atteggiamento rapace dei nostri eroi in fatto di denaro. Le nuove norme, che comprendono fra l'altro la riduzione del tempo di battuta da 25" a 20" e il permesso di piazzare microfoni in campo, non valgono tuttavia per i tornei dello Slam, che sono controllati dalla federazione internazionale: a Wimbledon, tanto per intenderci, gli spettatori dovranno quindi continuare a tacere durante il gioco e potranno applaudire solo durante i cambi. E i giocatori non potranno sputare o mangiare banane, cosa quest'ultima che ci sembra il prodotto, a voler essere buoni, di una mente alquanto eccentrica. Chissà cosa può succedere se un tipo dotato di ironia, merce rara, si presentasse in campo, per dire, con un'anguria grossa come un pallone da spiaggia. «Giocare con il pubblico che mi tifava contro è stato uno stimolo in più» ha detto Todd Martin, dopo aver cancellato dal campo il pallido Kid. Todd è un ragazzo di poche parole, un gigante buono. E' alto 198 centimetri e solo l'anno scorso aveva una gran barba che lo faceva sembrare un predicatore. Dicono per scherzo che sia solito conversare con le nuvole e chiacchierare con i grattacieli. Ieri ha tirato una pallata che per poco non è antrata nel royal box, in mezzo ai parrucconi. Le ragazzine di Agassi lo odiano. «Non credo proprio che nasca una Martinmania - ha detto ancora il Gigante, piazzando una delle sue volée -. Io non so che farmene del tifo delle ragazzine di 14 anni, mi basta l'appoggio degli amici e l'affetto dei genitori. Non ho vinto solo grazie al servizio: possiedo tutti i colpi, sono un giocatore completo e presto lo capiranno anche quelli che non vogliono vedere». Todd ce l'aveva con i giornalisti americani, colpevoli a suo dire di averlo trattato come una specie di zombi. Al Queen's, due settimane fa, ha battuto in finale Sampras, con il quale aveva perso il match decisivo agli Australian Open. Ieri era in vantaggio di due set e si è fatto rimontare. Poi nella partita decisiva ha preso il volo e addio Andre. «Non ero stanco, ero pronto a giocare un altro match» ha detto il Kid, riconoscendo che l'altro aveva giocato meglio, punto e basta. Domenica un pensionato gli aveva bocciato la Jaguar parcheggiata (male) davanti a un ristorante, ieri Martin ha completato l'opera di demolizione: con sommo dolore, i cacciatori di scoop inglesi non potranno fare la posta a Brooke Shields, la donna di Agassi, il cui arrivo a Londra era dato per certo in caso di vittoria del suo bello. Agassi è fuori dal tempio, Sampras continua a celebrarre i suoi barbari riti. Pistol Pete ha demolito in tre set il solido Vacek, solido fino a ieri, e adesso nei quarti dovrà incrociare la racchetta con il piccolo Chang, che ha cancellato dal tabellone Sergi Bruguera. Il Grande Catalano, invece di continuare con il serve and volley secondo i voleri di papà Luis, è tornato al vecchio gioco da fondocampo. Era un po' stanco, parole sue, e temeva le risposte e i passanti di Chang. Dopo aver fallito un set point nel tie break del secondo parziale (miracoloso passante incrociato del cinese), Bruguera si è sgonfiato sognando una vacanza a Barcellona. Ieri hanno vinto i bombardieri: Sampras in tre si\. ha servito 18 ace, Martin ne ha piazzati 22 e Goran Ivanisevic, meno Cavallo pazzo del solito, ha schiantato Volkov con 35 battute imprendibili. «Due anni fa ho fatto 200 ace e non ho vinto il torneo - ha detto però il croato -. Puoi arrivare a 5000 e restare senza niente in mano. Sarei contento di vincere piazzandone uno solo». Carlo Coscia ll — g llll Agassi (sopra) — dopo la sconfitta Il cinoamericano Michelino Chang (a fianco) ha battuto in soli tre set lo spagnolo Sergi Bruguera

Luoghi citati: Barcellona, Londra