Usa ko e fioriscono le scommesse di Gian Paolo Ormezzano

32 Dopo la sconfitta, gli americani scoprono il brivido dei calcoli e della formula Usa ko, e fioriscono le scommesse Si gioca sulla qualificazione e sulla sede degli ottavi Il et Milutinovic fiero, per noi comunque è un successo DALLAS. La reazione statunitense alla sconfitta contro la Romania, descritta sino al suo sensazionale 1 -0 di ieri come un fritto misto di miliardari accasati fuori dal loro Paese e di poveracci costretti al misero calcio nazionale, è stata di nobile stupore. Diciamo che è stata molto sportiva. Senza abbandono delle grandi speranze. Sono scattati, dentro lo statunitense neonato al soccer, due pulsioni psicologiche: la prima relativa all'inequivocabilità delle sentenze sportive, che sono sempre da accettare; la seconda quella che potremmo definire matematica, la frantumazione cioè dell'evento sportivo in numeri, cifre, e scommesse su questi numeri e queste cifre (piove, ma invece di lamentarmi perché sono bagnato voglio sapere quanti millimetri di acqua mi sono caduti addosso in un'ora, e quanti a mio nonno nel 1940). I giornali ospitano rubriche di numeri, che non vi ammolliamo per la semplice ragione che di continuo vengono giocate altre partite e nascono altre situazioni. Sulla base di un dato fisso, quello per cui gli Usa, se si qualificano, giocano o contro la Germania a Chicago o contro il Brasile a Los Angeles, si discute sul «se». Si qualificano, gli Usa, rimanendo con i loro 4 punti nel gruppo delle quattro migliori terze, se quel tale incontro fini- sce così, quel talaltro finisce cosà... Il gioco sportivo dell'accettazione del risultato e quello matematico della parcellizzazione delle ipotesi superano ogni altro gioco: di polemica, di critica, di mestizia. Il fatto è che lo statunitense fresco calciofilo sa di non poter dire se la partita contro la Romania è stata perduta per tattica sbagliata, per allenamento poco curato, perché Hawkes ha preso un palo, o più semplicemente perché il portiere Meola si è fatto passare un pallone bambinesco, commettendo insieme il suo primo vero errore e la sua prima grossa papera. Insomma, gli Stati Uniti non hanno assolutamente fatto una tragedia della possibile eliminazione. «Né la faremo - ha detto Bora Milutinovic, il et - se, qualificati come penso saremo, perderemo negli ottavi contro un gigante del calcio mondiale. Per me quattro punti nella prima fase sono un successo». L'eventuale partita sarà giocata senza Hawkes, che, alla seconda ammonizione, per poco in campo non si prendeva a pugni con Balboa, il suo compagno che lo voleva allontanare dall'arbitro olandese Van der Ende: la sequenza è stata ieri mandata in onda quasi ogni ora da quasi tutte le televisioni, rarissime so¬ no le immagini di questo tipo in altri sport, dove l'arbitro è sacro. In ogni caso organizzatori ed esperti non pensano che se finisce l'avventua della Nazionale Usa finisca anche il boom del soccer. La base, composta da 16 milioni e passa di giocatori, dovrebbe appassionarsi comunque, specie se continuerà il buon lavoro dei giornali e delle televisioni. Unico problema, spartito anche dalla Fifa: la mancanza sinora di un giocatore «stella assoluta», che faccia riempire le pagine anche se Meola e C. non stanno più nel torneo. Ma a proposito di televisioni, l'esplosione del calcio è servita a qualificare assai la piccola Espn, di solo sport, di fronte all'immane Abc. Le due emittenti si sono aggiudicate i diritti. L'Abc trasmette le sue 11 partite, le più titolate e in ore ideali, con cronisti statunitensi nuovi al calcio, la Espn ha la voce di Andres Cantor, argentino finito da ragazzino a Los Angeles. E pare che Cantor, che sa di calcio, dia dei punti a telecronisti ben più celebri, però freddi o ignoranti. La Espn arriva infatti ad uno share del 2,3 per 100 con partite non di grido, e in ore smorte; la Abc arriva mediamente appena al doppio nonostante la «merce» migliore, l'ora più valida e soprattutto il sistema infinitamente migliore di trasmissione nel territorio nazionale. Inoltre si devono accreditare alla Espn i 6 milioni e mezzo di apparecchi televisivi raggiunti grazie alla trasmissione del match in spagnolo, con due telecronisti che urlano gooooool alla brasiliana. E così è persino possibile che il boom del calcio faccia anche nascere una moda televisiva poi applicabile ad altri sport: Cantor fa il tifo anche sbracato per il gioco che descrive, quelli dell'Abc insistono sulla pacatezza e sull'informazione pedante. Gian Paolo Ormezzano La disperazione di Ernie Stewart, in ginocchio, conclusa la partita con la Romania

Persone citate: Andres Cantor, Bora Milutinovic, Ende, Ernie Stewart, Hawkes, Meola, Milutinovic