P il D-Day anche per Baggio

Scenderà in campo per riconquistare la magia perduta Washington: insieme con il destino della Nazionale in gioco il prestigio del Pallone d'Oro P il D-Day anche per Baggio «Ho già parlato troppo, adesso taccio» WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO Il Codino triste oggi non parla. Gioca, si spera. Roberto Baggio non ha parlato nemmeno alla vigilia, uscendo dallo spogliatoio dell'università sacchiana del New Jersey e infilando il pullman azzurro con uno scatto breve e secco. A conferma che col fisico almeno c'è. «Voglio stare un giorno tranquillo» ha spiegato. Una scelta comprensibile, oltre che scaramantica. Baggio aveva parlato a lungo prima della partita contro l'Eire. Riparlato alle gazzette sportive prima di quella contro la Norvegia, promettendo sfracelli. Straparlato l'altro giorno sulla possibilità d'indossare la fascia di capitano («per la prima volta, in un momento importante» eccetera) dopo gli infortuni di Baresi e Maldini. Gli è andata male ovunque. La fascia di capitano passa da Baresi a Maldini, risorto alla lettura dei giornali che lo davano ormai spacciato. Resta insomma nell'azienda Milan, che qui in Nazionale ha la maggioranza assoluta del pacchetto di azioni (poche). E il cui consiglio d'amministrazione (Sacchi, Baresi, Maldini, Tassotti) ha l'aria di non aver apprezzato nei giorni scorsi il lungo sfogo a puntate del piccolo Mozart. Soltanto un'impressione, per carità. Ma intanto Franco Baresi s'è levato dal letto di dolore per andare a dire in faccia proprio a Roberto Baggio, fra mille coccole e cautele, che «al posto di Arrigo Sacchi anch'io ti avrei tolto». Maldini recupera i gradi e a chi gli domanda se per caso non intenda rinunciarvi per favorire Robi Baggio, Paolino risponde levando appena il sopracciglio: «E perché mai? Le gerarchie vanno rispetta- te». Ma il segnale peggiore del vento milanista che tira intorno a Codino, l'unico vento di queste giornate obitoriali, lo invia Arrigo Sacchi. Esibendosi in uno sperticato elogio del genio: «Ho letto che avremmo fatto pace, ma non abbiamo mai litigato. Baggio è troppo importante per noi. Non voglio caricarlo di responsabilità e quindi non dirò più che mi aspetto grandi cose, che decida la partita contro il Messico. Non intendo chiedere a Baggio nulla più di quanto non chiedessi a Van Basten e a Gullit. Insomma, anche se non dovesse giocar bene, per noi è già bello averlo in campo». La generale commozione è rotta da una domanda: e se per caso l'arbitro caccia Marchegiani? «Entra Bucci». D'accordo, ma chi esce? Sorrisino. Ora, Sacchi è un paraninfo di livello internazionale. Senza contare che frequentando a lungo Berlusconi ha imparato un sacco di cose. Prima della partita Italia- Norvegia, disse che non avrebbe cambiato Baggio con Maradona. Ergo, si può azzardare la seguente traduzione del Sacchi-pensiero: se Baggio non gioca bene nem¬ meno contro il Messico, dopo un tempo lascia il posto a un Milan-boy (Donadoni, Massaro) e si accomoda a fare il gingillo in panchina per il resto del Mondiale. Non è una congiura e nemmeno la vecchia storia dei clan. E' la rigida applicazione del modelloMilan all'azienda azzurra. Gli uomini contano meno degli schemi. La disciplina più del talento. Non fosse così, Marchegiani e Apolloni la Nazionale forse non l'avrebbero mai vista. Invece sono qui, a giocarsi il Mondiale Usa 94 contro il Messico. Mentre Sebastiano Rossi e Panucci li seguono increduli in mondovisione. Marchegiani poi, reduce da un campionato alla Ridolini, rilascia interviste lunghe un chilometro, sotto gli sguardi di sospetta simpatia della spia messicana, il mitico porterò Antonio Corbajal, recordman di presenze mondiali (cinque). Non a caso, l'allenatore Baron ha inviato un ex portiere a spiare gli azzurri. Oltre la bonarietà roma- gnola e l'abilità dialettica, Sacchi non ama il talento puro. Con Baggio anzi è stato assai più gentile che con Van Basten, a torto, e con Borghi, a ragione. Il «pallone d'oro», l'«erede di Maradona», la stella designata del Mondiale, insomma il nostro piccolo Mozart meritava un trattamento di riguardo. Poi c'è stato il corto circuito di Italia-Norvegia, l'espulsione di Pagliuca, e in tre secondi è venuto a galla quel che Sacchi aveva tenuto sotto la brace per tre anni. La squadra sta compatta con l'allenatore demiurgo. Dal blocco milanista all'ormai ex juventino Dino Baggio, escluso forse Beppe Signori. Se al 21' di ItaliaNorvegia era Sacchi-Salieri a sfidare il mondo, stavolta tocca al Baggio-Mozart riconquistarlo, con un a solo. Curzio Maltese Amarezza per Baresi che ha dato ragione al et sulla Norvegia e per la fascia da capitano sfumata Scenderà in campo per riconquistare la magia perduta Ma il Milan cospira nell'azienda Italia? USA'94 Girone^»^ Un'immagine simbolica di Roberto Baggio mentre si allena. Contro il Messico dovrà superare anche barriere psicologiche. Qui accanto Franco Baresi, sotto Tassotti