Ecco l'ultimo schema di Sacchi «Il Padreterno ci dia una mano»

Ecco l'ultimo schema di Sacchi «Il Padreterno ci dia una mano» Ecco l'ultimo schema di Sacchi «Il Padreterno ci dia una mano» UNA VIGILIA PI TENSIONE CWASHINGTON HE Dio ce la mandi buona. Nella scelta dello schema, l'Arrigo va sul sicuro. E' troppo cruciale, Italia-Messico di oggi, per non scomodare l'Altissimo. Siamo terzi, e nessuna ipotesi va scartata, dal primo all'ultimo posto. Balliamo fra New York, Los Angeles, Boston, Orlando e Roma. Intanto, eccoci a Washington, a un orario insolito (mezzogiorno e mezzo), nella tana del nemico (i messicani sono di casa), con il rischio pioggia (magari) e i «soliti» 30 gradi (ma potrebbero essere di meno). Qui è Rodi e qui bisogna saltare, intesi? Se noi, se il Messico, se Eire e Norvegia. Quanti se. Meglio vincere e farla finita. Un pareggio lascerebbe aperti troppi buchi. Sacchi comincia dalle buone notizie. Gioca Maldini. Il norvegese Fio gli aveva procurato una distorsione alla caviglia destra. Medici e massaggiatori l'hanno miracolato. Sarà lui il capitano, e Roberto Baggio il vice. Gira e rigira, dei titolari non mancano che Pagliuca, squalificato, e Baresi, operato di menisco. Conferenza fiacca, giornalisti mosci. La tempesta cova dentro. Hai voglia di buttarla in guerriglia, Maldini capitano non è forse l'ultimo sgarbo al Codino? Oppure: espulso Marchegiani, toglierà ancora Baggio 1 per fare posto a Bucci? L'Arrigo se la ride beato: «Ho letto di aver fatto la pace con Roberto Baggio, ma per fare la pace bisogna, prima, dichiarare la guerra. E quando mai l'avrei dichiarata?». La vigilia. La sfida. Le tensioni. «Non possiamo sbagliare. Anzi: dovremo giocare alla morte». «Il problema - spiega il et - è che questo è un Mondiale diverso dagli altri, non c'è partita che non smonti la precedente, dico che la Svizzera mi sembra la squadra più organizzata e zacchete, arriva la Colombia e seppure platonicamente la concia per le feste. Per non parlare degli Stati Uniti, grandi con la Colombia, piccoli e inermi con la Ro- mania. O la stessa Italia, da cinque contro l'Eire, da otto con la Norvegia». Appunto. E con il Messico? Mejia Baron è uno dei prediletti dall'Arrigo. L'ultimo, e unico, faccia-a-faccia risale al 20 gennaio 1993, 2-0 per noi a Firenze, reti di R. Baggio e Maldini (guarda caso). Il Messico ha eccellenti palleggiatori. «Dovremo disturbarli senza farci irretire. E occhio agli improvvisi cali di ritmo, in questo sono maestri». Siete uniti, siete pronti? Figuriamoci: «Feriti, ma più che mai un blocco. Mi spiace per Baresi, e per Evani. Maldini non è un azzardo, il fuorigioco potrebbe diventarlo: lo faremo con cautela. Ho fiducia nei ragazzi, in Apolloni, nello spirito che ci anima. Mi aspetto una partita spasmodica. Il Messico può anche pareggiare, noi no, con uno 0-0 rischieremmo l'osso del collo. Non voglio sentir parlare di calcoli, Eire-Norvegia non deve interessarci se non al 90'». In allenamento, prima di lasciare la Pingry, sommerge di urlacci Mussi («Così non mi aiuti, così non mi aiuti») e Berti («Sei troppo largo, porco Giuda»). L'Arrigo delle veglie in armi è sempre eccitatissimo. «Bi¬ sogna fare risultato. L'importante è qualificarsi», brontola. Salvo poi rettificare il tiro, conscio di essere uscito dai paletti del suo estremismo: «A patto di giocar bene. Se viceversa sbrachiamo, si torni pure in Italia. Che mi ricordi, assai di rado mi è capitato di vincere una partita giocata male». Dispensa coccole, il et. Non si sa mai. Potrebbero essere le ultime: «Casiraghi è fondamentale per i vortici che crea. Massaro è un elemento capace di risolvermi un sacco di imprevisti. Quanto a Roberto, cosa volete: subito dopo la Norvegia, mi scappò det¬ to che contro il Messico avrebbe deciso lui. Forse sono stato incauto, ma di sicuro non me ne pento. Zola, del quale si parla poco, è un ragazzo d'oro. Soffre in silenzio, è d'esempio a tutti». Vigilia molto importante, ma non la più importante. L'Arrigo si lascia sempre una via di fuga. Sfoggeremo l'azzurro, il colore della vittoria (con i norvegesi). Imperativo categorico: avere coraggio e scongiurare, nei limiti del possibile, avvìi terrificanti come con l'Eire (gol di Houghton all'I 1') o la Norvegia (espulsione di Pagliuca al 22'). Sacchi ci crede. La pupilla è dilatata al punto giusto. Di notte non dorme, ma questo rientra nelle regole del (suo) gioco. La partita dei se, per lui, non sarà che l'ennesimo assalto alla diligenza del suo cannibalesco schematismo. Il paradosso, se vogliamo, è che questa volta non ha dubbi. Boccia per posa l'ultimo allenamento. Prima dell'Eire, ne parlò bene e perdemmo. Prima della Norvegia, fece il contrario e vincemmo. Fra il pressing e la zona, trova un angolo per il Padreterno: è o non è il cristiano dell'anno? Roberto Beccanti™ Il et: «Siamo più che mai un blocco; con Robi nessuna pace perché non c'è stata guerra» Sacchi ha fiducia nello spirito degli azzurri (in alto, Signori) Oggi tocca a Baggio dimostrare che Sacchi sbagliò nel toglierlo con la Norvegia