E tornato Malaparte inventato in un romanzo di Curzio Malaparte

il caso. Dagli Usa alla Francia, il nuovo successo dell'autore di «Kaputt» e «La pelle» il caso. Dagli Usa alla Francia, il nuovo successo dell'autore di «Kaputt» e «La pelle» E' tornato Malaparte inventato in un romanzo PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Personaggio romanzesco Curzio Malaparte lo fu senza dubbio alcuno. E come tale amava occupare il palcoscenico nei suoi libri. Ma adesso lo ritroviamo «eroe» di un romanzo altrui. L'autore è Samuel Astrachan, ebreo newyorkese su cui il toscanaccio sembra esercitare un'«attrazione fatale» inattesa quanto ambigua. In Malaparte à Jassy ripercorre tra finzione e realtà le pagine forse più acri di Kaputt. Iasi - la grafia francese non inganni - è una città romena, oggi prossima al confine moldavo. Siamo in piena guerra. L'ufficiale italiano vi approda con la sua fedele Beretta e poche certezze. I Balcani? Una retrovia del fronte russo. I tedeschi spadroneggiano, il maresciallo Antonescu «collabora», la monarchia raccolta intorno al giovanissimo re Michele è una bandiera dall'ormai scarsa credibilità. Caleidoscopio etnico, la Romania piomba giorno dopo giorno in un'atmosfera crepuscolare. Scenario ideale per Kafka e Roth. Ma nel gioco di specchi, aspettando che Stalin rimpiazzi Hitler a Bucarest negli oltre quarant'annì successivi esplode la tragedia ebraica. I bulgari, governo incluso malgrado l'alleanza con l'Asse, si mobilitarono per salvare le comunità israelitiche. La Romania no. Le nuove persecuzioni «ariane» s'innestarono sul vecchio antisemitismo ortodosso e della Chiesa uniata . E Iasi riscoperse i pogrom. Unica variante: dopo i massacri, la deportazione verso i campi di sterminio. Astrachan ingrandisce con il teleobiettivo quei mesi chiave. Ecco Malaparte. Alloggia presso la contessa Dimitriu, vecchia amica. Non dovrebbe avere nulla da temere, invece si ritroverà le SS alle costole. Già strutturalmente infidi - almeno per la mentalità germanica - ora che la «vittoria finale» vacillava gli Italiani ispiravano solo diffidenza. Malaparte aggrava peraltro il suo caso coltivando frequentazioni pericolose. Ad esempio, l'ebreo Wienachstman nella cui retrobottega gli piace rifugiarsi e conversare. Il libro - 198 pagine nella traduzione dall'americano che propone l'editore Le Bois d'Orion offre tre capitoli: «Il Castello», «Le città proibite», «Ho ucciso la Bestia». Dall'emulazione kafkiana all'Apocalisse, passando attraver¬ so un intermezzo misterico. La scrittura è visionaria, cruda, ma anche dandistica. Insomma, malapartiana. Astrachan insegue il modello facendogli il verso, tic inclusi. Ironia, enfasi, cinismo esibito quale forma estrema di autodifesa. A Iasi Malaparte si ammala. Una banale affezione che però non vuole andarsene, tignosa e dispotica. Man mano che avanza la lettura, ci accorgeremo come quel morbo senza volto altro non sia che la metafora individuale d'una patologia collettiva. L'intera cittadina affonda nella putredine. Il nazismo la contagia, deprimendone le risorse immunitarie. E il pus diventerà febbre, infezione acutissima. Le fiamme del pogrom che avvolgono il ghetto ne costituiscono il terribile ascesso. L'Italiano non può opporvisi. Né, forse, vorrebbe farlo. Ma subisce il contraccolpo. Uomo allo sbando fin dal suo arrivo, l'Olocausto lo folgora come un simbolo indecifrabile. Lo rivedremo a Napoli, nel finale. Sopravvissuto ma diverso per sempre. L'opera di Astrachan corre sul filo. Altri avrebbero fallito, confezionandoci un pastiche dal valore seminullo, parodistico e velleitario come l'idea-base. Ma il sessantenne studioso del Bronx - insegna alla Wayne State University - ne esce vincitore. «Superba maestria, bravo» sentenzia Le Point che dedica al volume un'intera pagina. E' lecito supporre un'accoglienza buona anche nel pubblico. La Francia che proprio non digerisce Fini in realtà stravede da sempre per Malaparte. Un fascino inossidabile. E ricambiato. Il sedicenne Curzio scappò oltralpe per arruolarsi, nel '14. E a Parigi pubblicò Tecnica del colpo di Stato, fuorilegge in Italia. Era il '31. Un decennio più tardi ne II Sole è cieco condannava l'aggressione mussoliniana contro la III Repubblica. Fascista sì, ma incorreggibile francofilo. Enrico Benedetto Uno scrittore americano lo ha scelto come personaggio tra cinismo e ironia Sotto, Pier Paolo Pasolini. Gabriele D'Annunzio. Curzio Malaparte L'autore de «La pelle» in Italia è ancora vittima di molti preconcetti Invece la Francia ne è entusiasta