«Vestiremo alla Buscetta»

In passerella a Milano modelli con giacche strette a due bottoni, pantaloni con risvolto In passerella a Milano modelli con giacche strette a due bottoni, pantaloni con risvolto «Vestiremo alla Buscetta» *"* Dolce e Gabbana: sedotti dal suo stile MILANO DAL NOSTRO INVIATO Per lanciare segni di ottimismo si chiama in causa anche Buscetta. All'ex mafioso rendono omaggio Dolce e Gabbana con una serie di segnali precisi. Perché pentirsi è giusto, e soprattutto lascia sperare in un futuro migliore, più trasparente. Ma per ricostruire un domani positivo, almeno negli oroscopi delle passerelle, i due stilisti teorizzano anche un'eleganza più classica, studiata per i teen agers che entreranno nel mondo del lavoro. La speranza che l'occupazione aumenti è sottintesa. Fra l'altro tutta questa pulizia d'abito è una forma di contestazione nei confronti della sporcizia morale dilagante. Il passato da gangster, comunque, non viene certamente preso di peso e trasportato in pedana. Così come quando si parla di tradizionale non si allude certo agli scafandri degli yuppie Anni Ottanta. Per restituire al futuro una tenuta classica Dolce e Gabbana inseriscono sotto la giacca camicie aperte da play boy, canotto che occhieggiano dallo smoking. In testa coppole da picciotto. Ai piedi ciabatte da fornaretto a bande intrecciate. E, sorpresa, collane e bracciali di Strass. Così quelli che la Monroe definiva i migliori amici delle donne diventano gli «inseparabili» degli uomini. «L'immancabile tocco femminile dei nostri giorni che non ha nulla a che vedere con l'omosessualità», puntualizzano i creatori. Come dire? Dopo l'orecchino e il cerchietto, diffusissimi tra i ragazzi, la storia continua. Il pubblico applaude entusiasta. Unanimi i consensi della stampa e dei compratori che vedono nel prodotto un sicuro cavallo di battaglia. La moda per la prossima primavera ridisegna nuovi codici servendosi di immagini forti. E' una provocazione che inneggia alla tolleranza il «vu' cumprà» di Franco Moschino. Un simbolo per scuotere chi non vuole capire come gira il mondo. Allora lui lo spiega con il suo linguaggio graffiarne. Fotografa una folla al mercato indiano e la piazza sulle giacche. Le camicie sor~ invase da stampe che ritraggono i portafogli africani venduti dagli ex: acomunitari. Per chi non avesse ancora afferrato il concetto c'è la figura dell'ambulante di colore ripetuta ossessivamente sulle bluse. Moschino lascia il segno. Si diverte a farlo anche con la «Z» di Zorro sul¬ le maglie. Un logo simile a quello delle Fendi, che sul retro delle Tshirt elasticizzate, lo ricorda deformato dai fisici possenti degli indossatori. Rumba e atmosfere latine. Da qui parte il gioco delle sorelle romane con impermeabili-condom in lattice di gomma, tute e grembiuli da giardinaggio in tela cerata. Un'esortazione: «Uomini, al lavoro. C'è tutto da ricostruire». Persino la giacca blu perde il collo, si stringe, fascia i fianchi, ospita pantaloni stretti sui glutei. Il punto focale è il sedere, piccolo, muscoloso, serrato in calzoni argentini come quelli di Montana, abbottonati dal ginocchio in giù. Sono asciutti e coloratissimi pure i modelli in raso turchese e giallo, genere rockstar, firmati Krizia. La stilista abolisce la camicia. Al suo posto gilet in maglia e golfetti argentati, scollatissimi. Oppure una blusa di georgette svolazzante. La cravatta è disossata, privata di tutta l'armatura interna tanto da divenire una sciarpa ondeggiante. Tra luci laser e ritmi da discoteca, sullo sfondo dei Murales di Basquis, l'effetto lucide impazza. Sembra di essere a un concerto dei Rolling Stones. Troppo? A difendere il fascino del «very normal», scende in campo Laura Biagiotti. «Non credo alle follie maschili. Al massimo si può portare la camicia di lino fuori dai calzoni, giusto per nascondere un chiletto in più», commenta la regina del cachemire che questa volta ha puntato su canapa e lino lavorati rusticamente. Bermuda e bluse, però, rimandano incomprensibili segni: «Non sono versetti del Corano, ma ideogrammi mandarini chiarisce la Biagiotti - per augurare buona fortuna, prosperità e grandi raccolti». La moda ne ha bisogno. Tutto dalla Biagiotti ha un sapore cinese. Dalla bicicletta nera a fianco alla quale posano i modelli, alle gabbie per portare a spasso i cardellini. Fino ai costumi antichi del primo Ottocento indossati da due ragazze con gli occhi a mandorla. Accolto da affettuosi applausi ieri è tornato in pedana, dopo due anni di assenza, Gian Marco Venturi. Anche lui traccia le linee di un inedito classico, scandito da blazer di lino che assomigliano alle giacche da camera; camicie lunghe che sconfinano nelle versioni maghrebine. E canotte alla caviglia. Un'estensione dell'intimità? Antonella Ama pane «Rappresenta la rottura, il bisogno di chiarezza» Krizia fa sfilare uomini con impermeabili-condom *"*

Luoghi citati: Milano, Montana