Quasi pace fra la nuova Italia e la Croazia di Andrea Di Robilant

«Mai più dichiarazioni bellicose», ma i negoziati bilaterali non decollano. Oggi l'incontro con Milosevic «Mai più dichiarazioni bellicose», ma i negoziati bilaterali non decollano. Oggi l'incontro con Milosevic Quasi pace fra la nuova Italia e la Croazia Martino a Zagabria, Sarajevo e Belgrado ZAGABRIA DAL NOSTRO INVIATO «Una delle considerazioni che ho fatto con il ministro degli Esteri croato Mate Granic è di evitare dichiarazioni che possono suggerire l'esistenza di problemi tra i due Paesi laddove non esistono». Basta, dunque, con parole gonfie di esplosivo che possono infiammare pericolosamente gli animi dalle due parti. Il ministro degli Esteri Antonio Martino chiede e ottiene una tregua quantomeno verbale al governo del Presidente Franjo Tudjman, che solo pochi giorni fa lamentava il pericolo di un nuovo «imperialismo» italiano. Martino, arrivato a Zagabria ieri pomeriggio dopo una sosta di tre ore a Sarajevo, aggiunge che gli incontri con Granic prima e poi con Tudjman sono stati «veramente amichevoli sia nella forma che nei contenuti». Insomma, è pace fatta tra il governo croato e il nuovo governo italiano. Ma, nonostante la buona atmosfera, i progressi concreti nei rapporti tra i due Paesi non ci sono ancora. E soprattutto non è ancora stata fissata una data per l'avvio dei lavori della commissione bilaterale che dovrebbe affrontare i contenziosi tra Italia e Croazia (al contrario di quanto avvenuto per la commissione italo-slovena). Martino spiega che se ancora non c'è una data, questo si deve ad una sua dimenticanza: «E' colpa mia perché durante i colloqui mi sono dimenticato di chiedere che venisse fissata. Ma sia Granic che Tudjman hanno convenuto che bisogna dar presto soluzione ai nostri problemi bilaterali perché il futuro dei nostri rapporti è straordinariamente importante». Al di là delle promesse, i croati ancora non danno alcun segno concreto di voler accelerare l'avvio dei negoziati. La questione degli indennizzi di proprietà italiane confiscate è un problema spinoso ma che non dovrebbe trovare troppi ostacoli al tavolo delle trattative. Molto più complesso è il contenzioso sulla tutela da offrire alla minoranza italiana, per la quale il governo italiano vuole sia riconosciuto uno status autoctonia. I croati non vogliono creare precedenti che potrebbero aprire contenziosi con altre minoranze. Né vogliono accettare l'abolizione della frontiera croato-slovena che divide la comunità italiana in due da quando la Jugoslavia si è disfatta. Oggi Martino completa la sua «missione conoscitiva» nei Balcani incontrando Milosevic a Belgrado. L'obiettivo immediato di questo rapido giro nelle capitali di Bosnia, Croazia e Serbia è quello di sondare le rispettive valutazioni sul piano di pace che il «gruppo di contatto» (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania) sta elaborando in questi giorni. Ma la visita ha anche lo scopo di inserire l'Italia in un contesto dal quale è stata finora esclusa. E la strategia prescelta è quella di inserire a pieno titolo il processo di pace in Bosnia nell'agenda del G7 a Napoli. Martino: «E' altamente desiderabile che il piano di pace venga discusso al G7. E' quella la sede istituzionale più adatta, perché saranno presenti tutti i paesi interessati». Il «gruppo di contatto» si è riunito ieri a Parigi per mettere a punto gli ultimi aspetti del piano di pace che sarà presen¬ tato alle parti in conflitto il primo luglio a Ginevra. E Martino non ha nascosto il suo pessimismo sulle prospettive di quel piano (51 per cento del territorio ai croato-musulmani e 49 per cento ai serbi secondo le ultime indiscrezioni). «Certo, se il "gruppo di contatto" riuscisse a trovare un accordo prima del G7 sarebbe una meraviglia - ha detto - ma non credo che un miracolo sia possibile». E da questo pxinto di vista il clima che Martino ha trovato a Sarajevo e Zagabria non è stato incoraggiante. La tregua dovrebbe durare fino all'8 luglio, ma le violazioni si fanno sempre più frequenti (ieri ne ha fatto le spese anche un casco blu britannico, ucciso a Gorazde) e la sensazione è che proprio l'apertura del G7 a Napoli l'8 luglio potrebbe coincidere con una ripresa delle ostilità. Negli ultimi mesi, del resto, serbi bosniaci e musulmani si sono dati il loro da fare per rafforzare i loro armamenti. Andrea di Robilant

Persone citate: Antonio Martino, Franjo Tudjman, Granic, Mate Granic, Milosevic, Tudjman